Nobile Marco ,
Recensione: SERGIO J. SIERRA (a cura), La lettura ebraica delle Scritture ,
in
Antonianum, 72/4 (1997) p. 697-698
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La collana delle Dehoniane «la Bibbia nella storia», che ha la finalità d'introdurre un vasto pubblico nelle scienze bibliche, mediante l'uso dì una metodica storico-critica, accoglie un volume ancora più interessante e originale, rispetto ai precedenti. Esso, difatti, sviluppa una tematica, l'approccio alle Scritture da parte dell'ebraismo, non molto familiare ai più, anche se colti e ben disposti verso i «fratelli maggiori». Se si vuole conoscere qualcuno, bisogna studiare cosa egli pensi, come viva e come tratti oggetti che ha in comune con noi. Ebbene, a questo fine risponde il presente libro, curato ottimamente da S.J. Sierra, già noto per la diffusione della conoscenza delle fonti ebraiche presso un largo pubblico, soprattutto cristiano. Il volume si compone di vari saggi, scritti da studiosi ebrei operanti in diverse istituzioni universitarie, che ricoprono l'ampio arco storico che va dalle origini bibliche all'epoca contemporanea. Un programma certo ambizioso, che però, dato appunto il carattere divulgativo dell'opera, è egregiamente rispettato, perché riesce a dare un'idea precisa di come abbiano pensato e scritto fino ad oggi fior fiore di studiosi ebrei, solo in parte o niente affatto conosciuti dalla maggioranza. Ad ogni modo, l'originalità del volume sta proprio nell'accostare in modo storico e sistematico il lettore cristiano alla mentalità che anima fin dalle origini l'esegeta ebreo.
Il curatore ha scelto di suddividere la trattazione della materia in quattro parti, corrispondenti a quattro epoche: 1) l'epoca antica, nella quale s'inquadrano la questione del canone ebraico, le testimonianze del giudaismo ellenistico (LXX, Giuseppe Flavio e Filone) e la fondazione di quella metodologia da parte delle prime generazioni di studiosi (Tannaim), grazie alla quale le generazioni seguenti (Amo-raim, Saborei e Gaonim) creeranno quell'opera titanica che è il Talmud, nella versione palestinese e in quella babilonese: una raccolta immensa di tradizioni e di commenti rabbinici, alla base della cultura, della fede e dell'etica ebraica. 2) La seconda epoca, che è quella ricoperta dalla seconda parte del libro, è l'epoca del medioevo e del rinascimento, un grande periodo, non inferiore al precedente, per fervore di studi e per personalità (Rashi, Qimchi, Ibn Ezra, Maimonide, Sforno). Da rilevare lo sviluppo originale dell'orientamento mistico-esoterico (Qabbalah, Zollar). 3) La terza epoca è quella dell'età moderna e dei nuovi approcci critici alla Bibbia (Mendelssohn, Hirsch, Luzzatto, Benamozegh). 4) Infine, la quarta epoca è la nostra. La ricerca biblica partecipa della tensione provocata dai nuovi orientamenti esegetici, nati presso studiosi cristiani. La risposta ebraica, come si può immaginare, è triplice: quella a favore, quella contro e quella intermedia. Ma, a parte il ruolo degli studiosi propriamente detti, un' approccio originale e profondo con le Scritture si continua anche, grazie a figure come M. Buber, F. Rosenzweig e E. Lévinas.
Come si può notare, un libro denso e ricco, che non risulta utile solo al vasto pubblico, ma anche a quegli studiosi che hanno bisogno di un rapido prontuario per una prima conoscenza panoramica dell'ebraismo in rapporto alle Scritture nel tempo e nello spirito.
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