Nobile Marco ,
Recensione: WALTER DIETRICH und THOMAS NAUMANN, Die Samuelbùcher ,
in
Antonianum, 72/4 (1997) p. 699-700
.
Il presente studio, condotto per un'abbondante metà da uno dei principali rappresentanti degli studiosi che si sono avvicendati per dare un assetto radicalmente nuovo alla teoria di Martin Noth circa la storia deuteronomistica (Dt-Re), W. Dietrich, è una messa a punto di tutto quel che fino ad oggi la scienza esegetica ha detto attorno ai due libri di Samuele, nell'insieme e nei dettagli. Il libro non è un commentario in senso corrente né un commento letterario, ma piuttosto una «le-ctio» esegetica continua sul testo, alla luce della letteratura passata e recente, approntata con una forte selezione: gli autori hanno scelto come letteratura di discussione quasi esclusivamente quella anglosassone e in particolare quella tedesca.
Si viene così aggiornati sullo «status quaestionis» dei due libri di Samuele, secondo un procedimento sistematico che prende di mira prima l'insieme della sezione di turno, poi i particolari tematici. È la peculiarità di questo studio, che lo rende utile e in certo qual modo originale. La sua visuale metodologica è strettamente storico-crìtica, anche se non mancano riferimenti (rari) ad autori che hanno impiegato il metodo semiotico del linguista A. Greimas, il quale però non solo non appare nella bibliografia, ma neanche nell'indice onomastico degli autori. Possiamo allora parlare di sistematicità dell'analisi a 1 e 2 Sam, ma non di completezza. Del resto, gli autori non vogliono né possono uscire dalla loro particolare prospettiva in materia, abbastanza nota, ma, come già detto, impiegata su un campo ben preciso e in modo dettagliato.
L'analisi consta di cinque sezioni, delle quali le prime tre appartengono al Dietrich, le ultime due al Naumann. Nella prima sezione si esamina la «storia di Sa
muele e Saul» così come viene narrata in ISam 1-15 (con esclusione della tradizione dell'arca). Il D. lumeggia dapprima il senso e le interpretazioni che vengono date all'insieme dei capitoli, poi, analizza le singole sottosezioni narrative (ISam 1-3; 7-12; 13-15). Il contesto storico è quello dell'esigenza da parte d'Israele della transizione dalla forma tribale a quella statale. Operatore della transizione è il sacerdote Samuele, contemporaneamente anche giudice, l'ultimo della serie. Primo soggetto della nuova espressione istituzionale è Saul, del quale vengono narrati l'ascesa e il rigetto da parte di Dio. La seconda sezione (ISam 16-18+19-31+2Sam 1-5; 8) analizza la «storia di Saul e Davide». L'informazione che il D. offre è abbondante e imparziale e, di fronte a posizioni contrastanti, ama scegliere la posizione intermedia. La sezione è importante, perché si parla di molte tematiche essenziali per la storia delle tradizioni, per la storia letteraria dei testi, specialmente quella dell'ascesa al trono di David, e per la storia tout court delle vicende. L'analisi condotta dal D. è magistrale e personale, punteggiata persino da una buona dose d'intelligente humour. A proposito delle tante interpretazioni che gli esegeti cercano di dare a elementi non facilmente armonizzabili, quali la contraddittoria attribuzione di mariti a Mical, la figlia minore di Saul, moglie pure dello stesso David, così sorride il D.: «Niente risulta più difficile a digerire per gli esegeti, che il lasciar stare l'una affiancata all'altra notizie non manipolate» (p. 100).
La terza sezione del libro si occupa delle diverse tradizioni venute a far parte della storia di David: ISam 4-6; 2Sam 6, cioè la tradizione dell'arca di Dio; 2 Sam 7: la profezia di Natan; 2Sam 21-24: appendici, inserite per motivi redazionali.
Le ultime due sezioni si occupano rispettivamente della «storia della successione al trono» nel suo insieme, a partire dalla ipotesi di L. Rost del 1926, che ha fatto scuola, e della stessa «storia» analizzata nei singoli testi.
Per chi segue questa letteratura, il libro non offre novità di rilievo: non è neanche la finalità dell'opera. Si riceve invece un'informazione globale e sistematica, sia dal punto di vista bibliografico che da quello contenutistico. Letto in questo quadro di riferimento, ed escludendo altre alternative metodologiche, le quali aprirebbero un discorso critico troppo lungo e complesso, lo studio in questione è di certo un'opera impeccabile.
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