Come si può notare, il secondo volume di questo commentario è uscito prima dell'altro, dato che l'autore si è inserito là dove il precedente titolare, W. H. Bro-wnlee, a causa della sua morte, l'aveva lasciato. Il cambiamento di commentatore non poteva rimanere senza conseguenze, tanto più che il Brownlee rappresentava nei riguardi del libro di Ezechiele, una posizione personalissima nella storia dell'esegesi del testo. Quest'ultimo sarebbe risalito originariamente ad un autore del VII sec. a. C, residente a «Gilgal» e non nella «golah», la colonia di deportati, come viene tradotto unanimemente il termine ebraico! Solo tardivi editori avrebbero fatto di lui un profeta dell'esilio a Babilonia. A parte tale concezione peregrina, comunque, l'impostazione metodologica non poteva essere la stessa. Così, l'Alien ha approntato un commentario suo personale, con una ben definita fisionomia che ha richiesto, alla fine, una ripresa anche dei primi diciannove capitoli, in modo da ottenere un commentario coerente e unitario, condotto dal medesimo autore.
Nell'approccio ad Ezechiele, A. vuole mantenersi equidistante dai due orientamenti principali che qualificano la ricerca odierna su tale libro; egli vorrebbe porsi a metà strada rispetto alla fedeltà al metodo tradizionale storico-critico, da un lato, e ai vari tentativi che hanno in comune il voler considerare il testo così come si presenta attualmente, dall'altro. In realtà, ci pare che la sua posizione sia sostanzialmente conservatrice, togliendo a tale termine qualsiasi connotazione negativa, data la qualità eccellente del suo commento. A. riconduce la massima parte del libro di Ezechiele al profeta esilico stesso, talora superando in restrittività lo stesso Zimmerli, che pure supponeva la ormai famosa «scuola» dei continuatori del testo. Certo, A. accoglie da Zimmerli tale concetto, ma non lo fa andare oltre la seconda generazione dell'esilio e rinunzia facilmente alla presenza di mani secondarie, come mostra nella pericope 1, 1-3, 15, banco di prova per eccellenza della sua predisposizione metodologica, anche se bisogna aggiungere che l'A. non ignora alcunché della ricerca altrui e la fa conoscere ampiamente nella sua disamina.
Come già affermato, il commento è notevole per chiarezza, essenzialità e qualità informativa, sostenute anche dall'impostazione editoriale e tipografica.
Esso si articola nel modo ormai abbastanza consueto di far seguire ad un'aggiornata bibliografia la traduzione del testo, la discussione dei suo «Sitz im Leben», cioè del luogo, del tempo e dei contesto vitale dal quale si è originata la pericope, l'analisi dettagliata dei versetti e, infine, la spiegazione in uno scorrevole discorso di buona qualità stilistica e letteraria, che tiene conto con discrezione delle finalità anche teologiche della collana.
Quello di A. è un commento classico e moderno insieme, da raccomandare non solo agli studiosi che desiderano un punto fermo nell'esegesi ezechielica, ma anche a tutti coloro che desiderano gustare un libro complesso e affascinante come quello di Ezechiele.