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Recensione: UDO FEIST, Ezechiel Das literarische Problem des Buches forschungsgeschichtlich be-trachtet

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: UDO FEIST, Ezechiel Das literarische Problem des Buches forschungsgeschichtlich be-trachtet , in Antonianum, 71/3 (1996) p. 566-567 .

Il libro che viene recensito è una tesi di laurea sostenuta nel 1994 alla facoltà evangelica di teologia della Ruhr-Universitàt di Bochum. La tesi del F. è quanto mai originale e oserei chiamarla, per la sua evidenza, il classico «uovo di Colombo» nell'ambito delle ricerche attorno al libro di Ezechiele. Come l'a. spiega nel sotto­titolo, egli si ritaglia come campo d'indagine la storia della complessa e complicata esegesi del libro biblico, non per farne un'arida quanto neutrale rassegna, ma per fare il punto a riguardo di un problema di fondo, posto da sempre dal testo di Eze­chiele: Ezechiele è da considerarsi uno scrittore («Schriftsteller») per la sua diver­sità rispetto agli altri profeti e corrispettivi testi? e se sì, in che senso? La risposta varia a seconda della concezione che l'esegeta di turno ha di «scrittore». Spesso, nella storia dell'esegesi del libro, la ricerca, influenzata dalla pregiudiziale teologica o ideologico-filosofica, ha considerato con una certa sufficienza, se non con di­sprezzo, tale categoria concettuale, con la quale si voleva liquidare la diversità e la tipicità del testo ezechielico. Ezechiele, si diceva, non è il (romantico) personaggio invaso e pervaso dallo spirito che scuoteva i profeti tradizionali; egli è piuttosto un intellettuale che ha scritto le sue cose a tavolino, un uomo di legge e di tradizione. E facile capire che tale concezione, che in alcuni studiosi si perpetua fino ad oggi, non solo non rende giustizia ad Ezechiele, chiunque possa egli essere stato, un per­sonaggio reale o fittizio, un autore autentico o un autore pseudoepigrafico, ma non si rende conto neppure di essere il frutto di un equivoco ermeneutico. Quale? Il F., nello stilare la galleria degli studiosi di Ezechiele, non si accontenta di rilevare, ol­tre alla connotazione negativa assunta talora presso di essi dalla categoria di «scrit­tore», quella invece positiva conferitale da alcuni studiosi; egli mette anche in luce come piuttosto il legame della ricerca esegetica con il personaggio storico Ezechie­le, abbia giocato un ruolo sbagliato nell'interpretazione del libro, giudicando que­st'ultima realtà, il libro, come un fattore subordinato all'autenticità storica, alla psi­cologia, alla supposta personalità di Ezechiele. Si è creata così, a metà del cammi­no, con la pietra miliare costituita dal commentario di W. Zimmerli, la necessità di salvare la dignità del difficile testo almeno con la teoria della «scuola di Ezechiele». In realtà, il F., forte delle moderne teorie letterarie ed ermeneutiche, pensa che non vi sia bisogno di tali soluzioni-tampone. È sufficiente e corretto cominciare con il prendere sul serio il carattere letterario del libro di Ezechiele, fatto questo prioritario e imprescindibile, sulla cui validità si è espresso per primo nel XVIII sec. J. G. Herder. Tale atteggiamento ermeneutico comporta la considerazione che un ogget­to letterario si trova proiettato su di un triangolo, i cui tre vertici vanno tenuti pre­senti tutt'insieme attentamente, per venire a capo dell'«obiectum», in questo caso il libro di Ezechiele: 1) il testo è letteratura; 2) il testo è colato in modi letterari («Les-Arten», da non identificare con le storico-critiche «forme letterarie», 3) il testo im­plica un lettore, elemento importante quest'ultimo, che lascia rilevare come la com­prensione e l'interpretazione si condizionino a vicenda e siano in uno stretto rap­porto di necessità.

Ora, questo stato di cose fa operare una scelta. La realtà che abbiamo davanti, il libro di Ezechiele, è già essa stessa il frutto ultimo di quel triangolo trasposto nel­la sua fisionomia definitiva di libro. Ebbene, è questo, il libro, che deve occupare, a detta del F., le nostre ricerche d'interpretazione. Ciò si può fare a condizione di prendere sul serio la categoria concettuale di "scrittore", immanente alla realtà-li­bro: è questo l'autore Ezechiele. Non si vuole eliminare la storia, tutt'altro: proprio con questa bussola ermeneutica è possibile riscontrare il «background» storico del libro, le scelte culturali e socio-religiose che vi sono dietro.

Abbiamo cercato di sintetizzare un libro di 246 pagine, senza poterne presen­tare e discutere tutti i dettagli, ma offrendone solo la tesi di fondo. C'è da aggiun­gere che tale sintesi non è stata agevole, perché il libro si presenta con una qualche pretesa di stile letterario, che per essere originale (e lo è), talora ha una sintassi in­voluta. Per quanto attiene ai contenuti, vi sono molti varchi aperti ad ulteriore di­scussione. Ad es., pur condividendo sostanzialmente la tesi del F., noi pensiamo che il problema a cui egli ha dato una soluzione, non sia l'unico, anche se fondamen­tale, del libro di Ezechiele. Basti considerare i diversi contributi di uno dei rari titoli di letteratura specialistica non tedesca citati dall'a. (ma anche la bibliografia tede­sca non è... troppo generosa): J. Lust, Ezekiel and his book (Leuven 1986). Dato, poi, il carattere particolarmente scientifico di una dissertazione, si sarebbe deside­rato qualche titolo bibliografico di letteratura specialistica nel campo della lingui­stica e dell'ermeneutica filosofica, senza dubbio presenti dietro i criteri che hanno sostenuto il lavoro del F. In breve, Fa. è stato un po' troppo avaro di riferimenti bi­bliografici con i quali avrebbe potuto sostenere tecnicamente la sua tesi.

Ciò non toglie che questa dissertazione rimane a nostro parere un tentativo serio e originale di entrare nel dibattito scientifico attorno a quel libro complesso e affascinante che è il libro di Ezechiele.