Nobile Marco ,
Recensione: ERYL W. DAVIES, Numbers ,
in
Antonianum, 71/3 (1996) p. 567-568
.
La NCBC mantiene i suoi impegni editoriali con questo ulteriore commentario. Le caratteristiche salienti sono quelle abituali, richieste dalla collana: maneggevolezza, rapidità d'informazione rigorosa, possibilità d'uso anche al di fuori dello stretto ambito scientifico, proprio per le due precedenti qualità. A queste si può aggiungere un'altra caratteristica: l'equilibrio della posizione esegetica, aperta ai nuovi orientamenti, ma più incline alla tradizionale metodologia storico-critica.
Un'ampia introduzione (ben 74 pafgine!) espone, secondo il costume solito dei commentari, i problemi peculiari e l'identità dei Numeri. Esso è un libro costituito sostanzialmente da due tipi di fonti, quella P e quella che raccoglie tradizioni non sacerdotali. Riguardo alla prima, P, nel suo lavoro continuato e complesso, che gli fa aggiudicare dal D. sia il ruolo di fonte autonoma, come le altre della teoria documentaria, che quello contemporaneo di mero operatore redazionale, fa la parte del leone; il materiale non sacerdotale è invece minoritario e accreditabile come fonte J, pur nel dibattito critico sia con i minimalisti (J è dei tempo esilico) che con i massimalisti (J è dell'epoca davidico-salomonica). Per la datazione, il D. colloca P tra il periodo esilico e il primo postesilico (origine a Babilonia), mentre J risalirebbe a prima della caduta del regno del nord.
Tra i vari modi nei quali si tenta di strutturare il libro in questione, il D. sceglie il criterio geografico e articola perciò Numeri in tre parti: 1) il soggiorno al Sinai (1,1 -10,10); 2) dal Sinai alle pianure di Moab (10,11 - 22,1); 3) preparativi in loco per l'entrata nella terra promessa (22,2 - 36,13).
Vengono poi discussi i tre temi fondamentali, presenti nel libro: il motivo della terra, sviluppato ampiamente perché atto a dare speranza e fiducia agli esiliati circa la propria identità territoriale e il possibile ritorno; il tema circa il rapporto tra i sacerdoti e i leviti, questi ultimi essendo sottoposti ai primi, per quel senso di differenziazione gerarchica insita nei riorganizzatori del culto; una mentalità simile si ritrova nel terzo tema, quello della purità e della santità, due ambiti sacrali che nel libro vengono scanditi, definiti e gradualizzati.
Infine, circa il valore storico dei dati del libro, il D., come si è detto, mantiene una posizione equilibrata, che tiene conto delle più recenti acquisizioni scientifiche, pur lasciando aperta la possibilità del riferimento storico.
Il commentario si snoda secondo l'abituale articolazione: ad una rapida introduzione d'insieme della sezione o della pericope, segue il commento analitico al testo, posto in rilievo dai caratteri in neretto.
Prendendo atto dell'impostazione del commentario e delle opzioni esegetiche dell'autore, che guidano la sua analisi, possiamo affermare che l'opera è un buon strumento di lavoro.
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