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Recensione: Vidal, Marciano, La morale di Sant'Alfonso. Dal rigorismo alla benignità

 
 
 
Foto Faggioni Maurizio , Recensione: Vidal, Marciano, La morale di Sant'Alfonso. Dal rigorismo alla benignità , in Antonianum, 70/1 (1995) p. 128-130 .

Il volume è la traduzione italiana di un'opera pubblicata originariamente in lingua castigliana nel 1986, ma aggiornata con l'abbondante bibliografia alfonsiana prodotta in occasione delle celebrazioni bicentenarie della morte di sant'Alfonso Maria de Liguori (1696-1787).

L'Autore, il redentorista padre Marciano Vidal, è professore all'Università Comillas di Madrid, ben noto agli studiosi di etica per i suoi numerosi e autorevoli contributi. Il lavoro che presentiamo è incentrato sull'opera più compiuta e signi­ficativa di sant'Alfonso moralista, la Theologia Moralis, vero cantiere sempre in fieri sino agli ultimi anni del santo Dottore.

Nel primo capitolo si ripercorre il lungo itinerario che condusse dalle semplici Adnotationes alla Medulla del Busembaum ad uso degli studenti e dei predicatori della Congregazione, alla versione definitiva della Theologia Moralis. Le nove edi­zioni dell'opera, dal 1748 al 1785, riflettono la traiettoria del pensiero morale di sant'Alfonso che, dopo aver studiato al seminario di Napoli sul testo rigorista del Genet, si era avvicinato al probabilismo della scuola gesuitica, esemplarmente ri­flesso nella Medulla, ed infine era approdato ad una visione più equilibrata e pasto­ralmente tanto più fruttuosa, prendendo le distanze sia da un rigorismo invivibile, sia da un lassismo insignificante, sia da un probabilismo deresponsabilizzante e va­lorizzando al massimo il ruolo della coscienza personale nell'elaborare un giudizio ispirato a prudenza.

In questa sezione una ricca messe di documenti biografici, tratti soprattutto dall'Epistolario, e iconografici, desunti dai frontespizi delle diverse edizioni, nonché una lettura attenta dei mutamenti nel contenuto dell'opera, permette non solo di guardare la Theologia Moralis nella luce della biografia alfonsiana, ma anche di in­quadrarla nella complessa sociologia politico-religiosa del secolo XVIII europeo, segnata dalla crisi della coscienza morale cattolica, dall'antigesuitismo montante e dal regalismo politico.

Nel secondo capitolo viene descritto l'edificio morale costruito da sant'Alfon­so, se ne analizzano i fattori che contribuirono a strutturarlo, si cerca di scoprirne il significato all'interno del contesto della riflessione teologico-morale del secolo XVIII. Prima di tutto si caratterizza il modello di morale sotteso, che si articola e si esplicita nel farsi del discorso teologico-morale: per sant'Alfonso la morale è un sa­pere diffìcile per la vastità del suo campo di studio e per la larghezza ed eterogeneità delle conoscenze richieste; un sapere indispensabile alla pastorale, soprattutto alla predicazione missionaria e alla pastorale della penitenza, tanto coltivate nella Con­gregazione del Santissimo Redentore; un sapere salvifico, per cui la dottrina morale si continua neturalmente nella ascetica e ha come scopo ultimo la perfezione della vita cristiana.

La seconda prospettiva focalizza la base di documentazione sulla quale sant'Al­fonso costruì con creatività: padre Vidal utilizza con accortezza gli studi specializ­zati sul tema e soprattutto scava nella miniera delle referenze bibliografiche conte­nute nell'edizione di P. L. Gaudé e conferma l'erudizione, l'equanimità e lo scru­polo con cui Alfonso lavorava.

Infine si espone piuttosto cursivamente il contenuto del progetto teologico-morale alfonsiano che restò sempre vincolato alla falsariga della Medulla con cinque partizioni o assi tematici: norma morale, precetti, peccato, sacramenti, pene. L'Autore si concentra su quello che ritiene « il contenuto più propriamente mora­le » (pag. 160) e cioè la norma e il peccato che, con l'integrazione del nuovo trattato degli atti umani e del rinnovato trattato sulla coscienza, formano la morale generale e i precetti, intorno ai quali si articola la morale speciale.Interessante è l'analisi trasversale delle 4000 questioni per scoprire le preferen­ze tematiche del Santo sia nella scelta delle questioni sia nel modo di affrontarle. Si possono individuare quattro prospettive dalle quali si può cogliere l'orientamento preferenziale della Theologia Moralis: prospettiva apologetica, prospettiva sistema­tica, prospettiva storico-morale e prospettiva sociologica. Quest'ultima prospettiva viene molto enfatizzata dell'Autore che scorge nell'opera « un intero arsenale di dati socio-culturali » (pag. 183) e propone una traccia di lavoro -ancora in gran par­te da fare per verificare in che misura la sintesi teologico-morale alfonsiana riflet­ta la società del suo tempo, VAncien Regime ormai prossimo al tracollo.

Il terzo capitolo propone una riflessione sulla fortuna e le interpretazioni della morale alfonsiana succedutesi in questi due secoli, attraverso lo studio di una ricca bibliografia. Si individuano così una lettura ideologica dominante durante il secolo XIX e la prima metà del secolo XX, periodi che hanno segnato sia il definitivo af­fermarsi della morale alfonsiana sia la sua strumentalizzazione al servizio della con­servazione, se non della reazione restauratrice; una lettura testuale a cavallo dei due secoli, culminata nella edizione critica del Gaudé (1905-1912) che si distinse, fra l'altro, per cura meticolosa nel controllo delle citazioni e delle fonti, così da trac­ciare indirettamente un dettagliato profilo del mondo e della sensibilità culturale del Santo; una lettura dottrinale che si è imposta nella seconda metà del nostro se­colo e che, per merito della presentazione critica e attualizzante del pensiero alfon-siano fatta dai moralisti della sua Congregazione negli istituti di Roma e di Madrid, ha reso (paradossalmente) questo qualificato esponente della casistica classica uno dei punti di riferimento per il rinnovamento morale cattolico. Il nostro tempo, così attento al contesto biografico, sociale, culturale, storico e religioso nel quale si ra­dica la elaborazione teologica, dovrebbe produrre - secondo padre Vidal - una nuova interpretazione, una lettura socio-biografica della Theologia Moralis, lettura della quale esistono saggi e tentativi, ma che ancora non è pervenuta a piena ma­turità e resta in gran parte un compito inadempiuto.

Nell'ampia conclusione, assai più sviluppata rispetto all'edizione madrilena, viene proposta una interpretazione globale della morale alfonsiana che l'Autore sintetizza in una formula, che dà il titolo originale e che è in parte ripresa nel sot­totitolo della presente traduzione: la benignità pastorale contro il rigorismo morale. « Il significato di Alfonso come moralista - afferma padre Vidal - non sta tanto nel contenuto diretto e preciso dei suoi scritti morali quanto nel comportamento glo­bale adottato da lui in relazione alla vita morale dei cristiani » (pag. 274). Questa attitudine di fondo è contenuta in tre elementi basilari: l'integrazione feconda fra morale e pastorale, la comprensione della morale come scienza di salvezza e cam­mino di perfezione, l'affermazione del carattere prudenziale della verità morale. Qui sta il cuore della morale alfonsiana, il suo messaggio permanente e la sua at­tualità e a questo tende tutto il lavoro che, senza pretendere di presentare un'ana­lisi né esaustiva né definitiva della morale alfonsiana, « vuole essere un contributo leale e affettuoso allo sforzo congiunto per scoprire il volto storico e attuale di Al­fonso de Liguori » (pag. 5).

Il giudizio complessivo sull'opera di padre Vidal non può essere che molto po­sitivo: la vastissima bibliografia consultata, la capacità di delineare ampi orizzonti storici e culturali, l'acribia con cui vengono esaminati i testi ne formano le princi­pali note di merito.