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Recensione: Dimitrios Salachas, Il sacramento del matrimonio nel Nuovo Diritto Canonico delle Chiese orientali

 
 
 
Foto Schoch Nikolaus , Recensione: Dimitrios Salachas, Il sacramento del matrimonio nel Nuovo Diritto Canonico delle Chiese orientali, in Antonianum, 70/1 (1995) p. 133-135 .

L'autore, Dimitri Salachas, nato ad Atene e laureato in diritto ecclesiastico bi­zantino, è un profondo conoscitore della mentalità greca ed orientale. Con il pre­sente libro egli cerca di presentare il diritto matrimoniale del codice orientale ai la­tini. Conosce bene le fonti del diritto orientale e fa vedere anche il concetto teolo­gico del matrimonio nelle chiese di rito orientale. Il libro commenta, dopo un'am­pia introduzione alla teologia orientale che sta alla base della normativa del CCEO, i singoli canoni dedicando ampio spazio alle differenze dal diritto latino.

L'autore mette ampiamente in rilievo le differenze fra ambedue i codici. Il ma­trimonio in oriente esiste pienamente sin dal momento in cui il sacramento è am­ministrato dal sacerdote. La distinzione tra matrimonio rato e non consumato che il CIC definisce in modo esplicito (can. 1061), è difficilmente comprensibile dagli orientali; essa non figura come tale nel Codice orientale.

La normativa canonica orientale che è più breve di quella latina sottolinea al­cuni aspetti del « mysterion nuziale più che quella latina, concentrandosi sul mini­stero sacerdotale della chiesa nella celebrazione del sacramento mentre la teologia latina mette l'accento sul solo consenso, quale atto che costituisce il sacramento del matrimonio. Nel CCEO il concetto contrattualistico è meno presente. Per ambedue le tradizioni il matrimonio fra battezzati è sempre sacramento. Salachas commenta la legislazione illustrando il modo di ragionare degli orientali, alla luce della loro normativa anticha emanata dai primi concili ecumenici i sinodi locali e spiega i ca­noni dei santi Padri. Frequenti sono i riferimenti alla disciplina, le prescrizioni ca­noniche e liturgiche delle chiese orientali ortodosse.

Il motu proprio « Crebrae Allatae » del 1949 parlava ancora di « contractum matrimoniale inter » e rifletteva la tradizione latina circa il matrimonio. Il Concilio Vaticano II rispetta invece la diversità delle teologie orientali e occidentali: Pur nel­l'identità di dottrina sull'istituzione e sulla sacramentalità del matrimonio cristiano riconosce la legittima diversità nell'enunciazione teologica di questa dottrina unica. La diversità si riflette nella normativa canonica e nella celebrazione liturgica del matrimonio: « Non fa quindi meraviglia che alcuni aspetti di questo "mistero gran­de" siano talvolta percepiti in modo più adatto e posti in miglior luce dall'Oriente che non dall'Occidente e viceversa, cosicché si può dire che quelle varie formule teologiche come anche il simbolismo liturgico del matrimonio non di rado si com­pletino, piuttosto che opporsi » (p. 17).

La coppia cristiana uomo-donna raggiunge nel sacramento del matrimonio l'immagine del Dio Trino ed Uno, e così riprende la sua funzione di cooperatore di Dio nella stessa creazione procreando i figli come Dio l'ha creata a sua immagine. I teologi orientali insegnano la compenetrazione tra bonum coniugum » e « bonum prolis ». Lo scopo del matrimonio è unitario, cioè l'unione dell'amore tra gli sposi come icona dell'amore creatore di Dio. L'accento fondamentale viene posto sul « mysterion » (la realtà mistico-sacramentale) del matrimonio che risulta dall'ana­logia o relazione reale, sostanziale e interna col « mysterion sopranaturale dell'u­nione tra Dio-Verbo e la natura umana, e dell'unione tra Cristo e la Chiesa, che è la stessa cosa. Questo « mysterion » è attuato in forza dello Spirito Santo mediante il ministero epicletico del sacerdote, e manifestato nel rito sacro, cioè nella bene­dizione delle nozze che avviene nella celebrazione liturgica del « mysterion. Anche il sacramento del matrimonio si attua mediante la propria epiclesi. Nell'epiclesi di questo sacramento gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione di amore tra Cristo e la Chiesa. Nel sacramento del matrimonio è proprio lo Spirito Santo che trasforma l'uomo e la donna - i quali stabiliscono tra loro, con irrevocabile consen­so personale, il consorzio dell'intera vita -, in icona dell'unione tra Cristo e la Chie­sa, sua sposa, affinché possano partecipare all'opera creatrice di Dio e vivere nella grazia sacramentale come riflesso della vita eterna.

Alla fine di queste considerazioni piuttosto generali l'autore si dedica ad alcu­ni aspetti particolari. L'indissolubilità è saldamente radicata nella fede e nella tra­dizione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Anche la Chiesa ortodossa nella sua dottrina ha sempre difeso l'indissolubilità del matrimonio, in quanto icona dell'u­nione di Cristo con la Chiesa, sua sposa: unione che rimane il tipo esemplare del­l'unione monogamica e sacramentale dei cristiani: Tuttavia la Chiesa ortodossa am­mette in pratica il divorzio, concesso per « economia » (kat'oikonomian) cioè per misericordia e condiscendenza pastorale a causa della durezza del cuore dell'uomo e come un atto di giustizia verso il coniuge innocente specialmente in caso di adul­terio. Secondo il CCEO si richiede l'intervento del sacerdote che assiste e benedice il matrimonio. Non possono essere delegati né laici né diaconi.

Nelle Chiese orientali la celebrazione degli sponsali chiamato rito degli anelli conserva il suo significato religioso, canonico e pastorale: la prima parte degli spon­sali ha come suo centro la benedizione e lo scambio degli anelli e vuol essere pro­priamente il contratto nuziale, sacro anche esso. La seconda parte viene chiamata rito dell'incoronazione eseguita mediante il ministero del sacerdote in forza dello Spirito Santo. I due riti si celebrano insieme nella liturgia attuale: l'atto che costi­tuisce il matrimonio è il consenso delle parti, cioè l'atto di volontà con cui un uomo e una donna con patto irrevocabile, si danno e si accettano reciprocamente per co­stituire il matrimonio. Nella teologia orientale non è l'atto umano del consenso le­gittimamente manifestato delle parti che opera il prodigio sacramentale; il consen­so è soltanto la condizione essenziale affinché sia operato il prodigio, ma chi lo opera è lo Spirito Santo mediante il ministero del sacerdote.

Ciascuna Chiesa orientale sui iuris gode della potestà legislativa di stabilire an­che altri impedimenti dirimenti oltre a quelli stabiliti dal CCEO. Esiste l'impedi­mento di ordine sacro anche per le chiese orientali: dopo il diaconato non si amet­tono più le nozze. Riguardo ai matrimoni misti l'autore accenna alla problematica che tutte le chiese per coerenza alla propria fede esigono le stesse cauzioni per au­torizzare matrimoni misti, anzi le chiese ortodosse impongono ancora tale promes­sa scritta a entrambi gli sposi, ossia vengono imposte alla parte non ortodossa ri­chieste più severe. I teologi ortodossi rigoristi ricorrono ancora oggi alle norme dei concili sui matrimoni degli ortodossi con gli eretici, cattolici e protestanti. Rimane in vigore come richiesta intransigente degli ortodossi per validità del matrimonio la celebrazione di fronte ad un ministro ortodosso.

Il libro contiene un indice dei nomi molto utile per trovare i riferimenti alle leggi degli antichi Concili, Patriarchi, Vescovi e Imperatori bizantini. Contiene un indice delle materie e un'ampia bibliografia. Il libro è chiaramente indirizzato agli occidentali perciò spiega persino i riti liturgici. La trattazione dei vizi di consenso non è esauriente anche se corrispondono He norme del CIC e se non manca una bi­bliografia abbondante. L'autore non tiene sufficientemente conto della giurispru­denza rotale che è abbondante in materia anche se in maggior parte fondata sul motu proprio abrogato « Crebrae allatae » del 1949.

L'autore segue per ogni canone i lavori della Pontificia Commissione per la re­visione del Codice di diritto canonico orientale tiene però poco conto della legisla­zione cattolica orientale precedente che viene giudicata alle volte in modo troppo negativo. Gli schemi del 1980, 1986, 1989 del nuovo codice dei canoni delle chiese orientali trovano una ampia considerazione inieme con le discussioni pubblicate nella rivista ufficiale « Nuntia ». L'autore commenta ogni singolo dei 90 canoni del Codice orientale (meno dei 110 canoni del CIC!) con grande precisione privilegian­do quelli che prevedono una normativa diversa da quella latina.

Il libro di Salachas è un elaborato di grande precisione e completezza che rie­sce a trasmettere al lettore latino una visione profonda del mistero sacramentale del matrimonio e della sua normativa nelle chiese orientali tenendo conto dell'a­spetto ecumenico prendendo in considerazione, dove necessario, anche la norma­tiva delle chiese separate.