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Recensione: Luigi Cagni (a cura), Le profezie di Mari

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Luigi Cagni (a cura), Le profezie di Mari , in Antonianum, 70/3-4 (1995) p. 686-688 .

La utilissima collana « Testi del Vicino Oriente antico », che si propone di di­vulgare, ad opera di esperti quasi esclusivamente italiani, la letteratura orientalìsti­ca antica, continua regolarmente le sue pubblicazioni.

Ecco un altro prezioso libretto che contiene 52 « testi profetici » di Mari, l'an­tico regno del Medio Eufrate (oggi Tel Hariri). Sia il numero che la portata critica del materiale in caratteri cuneiformi, sono aggiornati alla edizione degli Archives Épistolaires de Mari 111, curata da J.-M. Durand, del 1988.

La quasi totalità delle composizioni (46 lettere) è indirizzata al re Zimri-Lim (1775-1761 a.C), ma anche il resto delle testimonianze risale allo stesso periodo, coevo a quello del re babilonese, di origine amorrea, Hammurabi (1792-1750 a.C), colui che distruggerà il palazzo reale di Zimri-lim nel 1759 a.C.

Per quanto riguarda la forma letteraria, cinquanta testi sono corrispondenza epistolare e due invece sono resoconti su fenomeni profetici.

II contenuto delle « profezie » è di ordine pragmatico. Esse sono pronunziate soprattutto in ambito templare, anche se non mancano altri luoghi, e riguardano in genere il comportamento che il re ha da adottare nel caso di una rivolta, di una guerra o di questioni amministrative.

Questi testi, oltre al loro valore intrinseco in relazione alla conoscenza di pri­ma mano del mondo siro-mesopotamico antico, hanno un valore suppletivo che li ha resi famosi; anzi, proprio tale valore aggiunto ne ha decretato la fama. Non per niente, molti dei primi curatori di questi testi erano anche dei biblisti. Perché? Per il fatto che, secondo un atteggiamento metodologico molto in auge in passato, ma che ora è stato più criticamente ridimensionato, i testi di Mari in questione sono sembrati testimonianze di prima mano per la conoscenza del profetismo israelitico. Mentre si scorre la dotta introduzione del C, specialmente a riguardo di questo problema, viene da sorridere, anche se con rispetto, dell'entusiasmo mostrato dai biblisti dell'epoca, a cominciare da M. Noth, attorno alle profezie di Mari: si pen­sava di aver scoperto la preistoria diretta della profezia d'Israele (quest'ultima era naturalmente da salvaguardare nella sua originalità e unicità, attraverso la tardiva collocazione temporale e il « surplus » pregiudiziale concesso sempre ad Israele). Il tempo, però, ha portato molti studiosi, compreso il C, a notare anche la diversità notevole tra Mari e Israele.

Oggi le cose possono essere spiegate adeguatamente, perlomeno più equa­mente.

Le profezie di Mari hanno dei notevoli punti in comune con il fenomeno sto­rico (non quello letterario) del profetismo d'Israele, per due motivi: il primo, più immediato, è che Israele gravitava nella stessa area culturale e linguistica, quella del semitico occidentale delle tribù amorree, modo peculiare di esprimere il più ampio e universale, ed arriviamo al secondo motivo, fenomeno profetico, così come si re­gistra in molte religioni. Se si pensa seriamente che Israele sia stata una grandezza storico-culturale ancor prima che quella entità dogmatica, fissata dopo nella tradi­zione sia giudaica che cristiana, esso non solo poteva, ma doveva avere dei contatti e subire le influenze di popoli circonvicini.

Ci si è meravigliati però anche dello scarso aiuto che Mari può conclusivamen­te offrire alla conoscenza di quel profetismo letterario che costituisce la peculiarità d'Israele. Qui bisogna distinguere nettamente tra l'aspetto letterario (per intender­ci, i libri profetici) e quello storico-culturale. Per il secondo rimane ancora ottimo l'apporto di testimonianze come quelle di Mari; per il primo, invece, benché abbia influenzato anche il secondo, bisogna farsi tuttavia un'altra idea che quella tradizio­nale. La letteratura profetica, soprattutto quella raffinata e teologicamente elevata, è un'operazione a tavolino e comunque un fenomeno molto più complesso della semplice spiegazione canonica circa l'unicità del fenomeno israelitico.

Ad ogni modo, il presente volume, ben curato e didatticamente utile, è un'occasione per ammirare i famosi testi profetici di Mari per se stessi. Solo dopo, si po­trà essere trasportati nella stessa atmosfera nella quale si è senz'altro verificato an­che il fenomeno storico israelitico della profezia.