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Recensione: Laura Boffo, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Laura Boffo, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia , in Antonianum, 70/3-4 (1995) p. 692-694 .

Il volume approntato con cura dalla B., vuol essere l'ampliamento di un'opera con lo stesso titolo, pubblicata nel lontano 1958 da E. Gabba, maestro della B., a cui è dedicato il presente libro, e che ha voluto gratificare la nuova operazione scientifica con una sua premessa ed una rapida introduzione.

Se gl'intenti originari della raccolta di testi epigrafici greci e latini, con un qualche riferimento alla produzione biblica dell'età ellenistico-romana sono stati mantenuti, bisogna però affermare nel contempo che quello che ora abbiamo di­nanzi è una vera e propria nuova opera, come ammette il Gabba stesso nella pre­messa. Le finalità che questo studioso si proponeva permangono nella loro attua­lità. Esse volevano fare del materiale epigrafico uno strumento proprio ed aggiun­tivo di conoscenza del mondo ellenistico in genere e di quello biblico (II sec. a.C. -I d.C.) in particolare (il Gabba aveva ricevuto a suo volta un impulso per questo ti­po promettente di ricerche il suo maestro Giovanni Rinaldi). Ora, proprio tali in­tendimenti dovevano provocare non un semplice aggiornamento, bensì un rifaci­mento del volume. In tutti questi anni il materiale epigrafico si è di gran lunga ar­ricchito, ma anche gli studi storici hanno avuto un andamento complesso che pone nuovi problemi.

Così, la B. ha di molto ampliato la raccolta: ben 45 epigrafi; inoltre, offre un panorama bibliografico ricco, articolato e ragionato, naturalmente aggiornato, per ogni iscrizione. Il commento, poi, è una stimolante trattazione che situa i frammen­ti epigrafici in uno sfondo storico coerente, così che non siamo di fronte ad una me­ra elencazione documentale, bensì dinanzi ad una vasta opera organica di consul­tazione, che presenta problemi, ne prospetta soluzioni, ne aspetta altre. L'unica co­sa da lamentare è l'assenza di documentazione iconografica, come del resto la stes­sa curatrice sottolinea.

La presentazione di ciascuna iscrizione segue questa sequenza. Prima viene data un'ampia bibliografia, poi segue il testo greco o latino, riportato secondo gli attuali criteri di suddivisione lineare; dopodiché si passa ad un cospicuo commento che tratta gli aspetti storici e filologici del testo; infine, ad esegesi compiuta, si giun­ge alla traduzione.

Il volume si rivela uno strumento oggi necessario per fare dell'epigrafia greco-latina uno strumento parlante che si affianchi agli altri strumenti filologici tradizio­nali, soprattutto quello della letteratura, nel caso della Bibbia. Le tante discussioni attorno ai limiti, alla natura e all'autenticità degli elementi storici cointeressati dai testi biblici, trovano in questo tipo di lavoro, così com'è condotto, un valido sussi­dio, non solo per le questioni di merito, ma anche per quelle di metodo. Si può in altri termini scoprire con maggior sicurezza l'autenticità di un dato, situandolo, in aggiunta, su un'appropriato sfondo socioculturale, politico e religioso, che aiuti i bi­blisti a rifinire o ad emettere con più autorevolezza le loro ipotesi di lavoro.

Un esempio viene dalle iscrizioni delle proseuchai (= case di preghiera) giu­daiche più antiche, come quella di Schedia in Egitto del III sec. a.C. (iscr. n. 1) o di Athribis, pure in Egitto, del II sec. a.C. (iscr. n. 10) o ancora di un « luogo di asilo » egiziano, parte in greco e parte in latino (iscr. n. 12), che denota un lungo e rinno­vato permesso concesso alla comunità giudaica, dal II sec. a.C. circa al periodo au-gusteo. Tali riferimenti, studiati e approfonditi sulla base dello studio della B., con­tribuiscono a tracciare una storia dell'istituzione sinagogale, della sua struttura e della sua fisionomia culturale e religiosa. Ne viene, inoltre, illuminata un'immagine ancora troppo legata a stereotipi posteriori che non rendono giustizia al reale ra­dicamento delle comunità giudaiche della diaspora nel tessuto socioculturale.

Perii riscontro storico, invece, di 2 Mac 3,7ss (cfr. Dan 11,20), interessanti sono le iscrizioni delle statue in onore di Eliodoro, fedele ministro, con ogni proba­bilità di origine locale, di Seleuco IV Filopatore di Siria (187-175 a.C.) (iscr. nn. 8-9).

Altro documento che riveste interesse storico è il più antico documento extra­biblico che sia contemporaneo di uno dei Maccabei, e precisamente di Simone: il graffito di Gazara (iscr. n. 13). Qui e altrove (alle iscr. 33 e 42), la B. tiene a mo­strare la sua posizione critica nei riguardi di quella diffusione trionfale della lingua greca di cui si fa propugnatore M. Hengel.

Per finire, l'accuratezza dei molti indici, che corredano l'opera, unitamente al­le qualità suesposte, fanno onore alla pubblicistica scientifica italiana di oggi.