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Recensione: Mark S. Burrows - Paul Rorem (edd.), Biblica! Hermeneutics in Historical Perspective. Studies in Honor of Karlfried Froelich on His Sixtieth Birthday

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Mark S. Burrows - Paul Rorem (edd.), Biblica! Hermeneutics in Historical Perspective. Studies in Honor of Karlfried Froelich on His Sixtieth Birthday , in Antonianum, 69/1 (1994) p. 119-121 .

Il 60° anno di vita dello studioso di storia della Chiesa, Karlfried Froelich, professore al Princeton Theological Seminary, è stata l'occasione felice per la rac­colta degli scritti di questo libro decisamente stimolante. Esso contiene gli atti di un simposio, svoltosi nel 1990, dal titolo: «Vìva vox Scripturae: Symposium on the History of Biblical Interpretation». L'argomento sia del simposio che del libro è, quindi, la storia dell'ermeneutica biblica o, meglio, l'ermeneutica biblica nel suo generarsi lungo la storia della Chiesa.

Il tema è dei più appassionanti ed attuali. Infatti, molto viva è oggi la que­stione ermeneutica, intesa come la filosofia dell'interpretazione biblica. Diciamo «filosofia», perché non si tratta di un problema meramente tecnico o metodolo­gico, bensì di una questione che investe l'essere stesso dell'uomo, in questo caso in qualità di credente nella rivelazione biblica. Com'è da aspettarsi, i più grandi ed originali contributi concettuali sono stati offerti da parte protestante, data la tra­dizionale feconda relazione con la Bibbia, basata sul principio d'autorità della sola Scriptum. Questo non ha impedito di far diventare il problema di dominio co­mune, anche dei cattolici, così che si può, di fronte ad opere come la presente, semplicemente assentire e svilupparne in modo autenticamente ecumenico i con­tenuti. Proprio come si sono proposto i curatori, animati dallo spirito profondo di colui al quale hanno dedicato il libro. E certo quello del Froelich è veramente un equilibrio di acume intellettuale e di passione per la Scrittura, di rigore scientifico e di vocazione teologica ecumenico-cristiana, come lascia intendere nella prefa­zione il suo antico professore, Oscar Cullmann, ma soprattutto come dimostra lui stesso nel denso studio che apre la raccolta e che, pur essendo il discorso di pro­lusione accademica del 1977, è stato scelto per illuminare il senso degli apporti dei vari autori dell'opera. Non bisogna dimenticare che, come dice il titolo sia del simposio che del libro, che la questione ermeneutica biblica viene qui affrontata nel suo orizzonte storico, così come vuole da un lato l'area di competenza del fe­steggiato, dall'altro l'esigenza del problema ermeneutico stesso, che può trovare una soluzione solo sullo sfondo di una disamina storica.

L'aspetto teorico della questione viene affrontato all'inizio, come già detto, dal Froelich, il quale dibatte lucidamente come debba intendersi la natura della disciplina scientifica denominata «storia della Chiesa». Questa dev'essere consi­derata e studiata secondo le sue due caratteristiche fondamentali, di scienza sto­rica e di disciplina teologica. L'orizzonte storico è necessario come luogo della visi­bilità (come si può osservare, è un'esigenza sentita da e con animo protestante, ma perfettamente condivisibile anche da parte cattolica) della vita della comunità cristiana nel tempo. Come tale, detto orizzonte va indagato con metodo pretta­mente storico, secondo i dettami della ricerca di qualsiasi storico. D'altro canto, non va dimenticata la dimensione teologica che affetta tale ricerca, che rende unica e problematica la situazione dello storico della Chiesa: da una parte egli deve seguire i parametri teoretici dei suoi colleghi, dall'altra non deve trascurare la natura peculiare del suo ambito di ricerca, cioè il rapporto della comunità di fede con la Bibbia attraverso il tempo. Qui riemerge lo spirito protestante dello studioso, nei suoi aspetti però più positivi. Difatti, se egli fa suo il senso del titolo programmatico dello studio di G. Ebeling: «Storia della Chiesa come storia del­l'esposizione della Sacra Scrittura» (1947), non desidera tuttavia far sbiadire la fe-nomonologia storica sullo sfondo di un'iperuranica e soverchiarne Parola di Dio, bensì tiene fermo come principio scientifico (quindi, oggettivo) ed ermeneutico insieme la qualità della Bibbia (il NT e la sua rilettura autorevole dell'AT) come «documento» primario della storia della Chiesa e, di conseguenza, il modo con cui persone ed eventi si sono rapportati al dato biblico nel quadro delle rispettive interpretazioni storicamente determinate.

Il saggio del Froelich trova esplicitazione e applicazione nella serie degli studi successivi, i quali sono stati ripartiti in fasce perlopiù cronologiche.

La prima fascia  o  sezione  raccoglie  tre  contributi inquadrabili nell'esegesi cristiana primitiva. B. Ehrman rende ragione delle prime preoccupazioni di orto­dossia, rilevabili come traccia nelle varianti testuali del vangelo di Marco, all'e­poca della primitiva trasmissione del testo. K. McVey mette in luce il debito alla cosmogonia stoica dell'Hexaememn di Teofilo d'Antiochia. A. Berry Wylie mette in rilievo l'esegesi storica che Giovanni Crisostomo fa nelle sue Omelie sul libro degli Atti degli Apostoli.

Nella seconda sezione, P. Fredriksen, R. Bernard e D. Johnson affrontano tre tematiche enucleate dalla tradizione agostiniana: la valorizzazione del corpo da parte di Agostino nella sua concezione di resurrezione, la mediazione retorica e simbolica per l'apprendimento delle cose su Dio, sottolineata dal pensiero del vescovo d'Ippona e il ruolo vincente della sua dottrina nel pensiero occidentale, specialmente al momento del trapasso dall'era antica a quella medievale.

La terza fascia, orientata al medioevo, offre una serie di quattro studi straor­dinariamente interessanti: la tradizione dell'interpretazione delle due figure di Marta e Maria, che culmina con Meister Eckart (B. Heffner), il servizio che l'ese­gesi biblica medievale ha dovuto rendere a sostegno dell'ideologia papale (C. Ocker)(uno studio fatto con competenza ed equilibrio), il «senso tradizionale» della Scrittura nel pensiero di Jean Gerson (M. Burrows) e infine un curioso arti­colo sulle capacità esegetiche di Cristoforo Colombo, protagonista di un'epoca il cui francescanesimo avrebbe avuto un'impronta gioachimita (John Fleming).

Nella quarta sezione è la volta dell'epoca dei Riformatori: l'apporto dell'u­morismo e del sorriso di Lutero alla sua esegesi (E.Gritisch), la presenza nel pen­siero di Calvino dell'eredità dell'agostinismo più che quella del tomismo (D. Steinmetz), alcune riflessioni sulla relazione esistente nella posizione di Calvino tra la sua esegesi biblica e la sua teologia (E. McKee); infine, l'abbozzo di teologia della storia che si può ricavare dall'interpretazione che della Scrittura faceva Marie Dentière, moglie di un pastore del sedicesimo secolo, che rifletteva a Gine­vra sui fatti politici che accadevano attorno al 1530 (J.Dempsey Douglass).

Per finire, la quinta sezione si occupa della storia contemporanea: la predica­zione sulla storia del pastore luterano H. Fròhlich (1825-1881), bisnonno del fe­steggiato dal Festschrift (K. Fròhlich), il rapporto tra interpretazione biblica e mo­vimenti profetici e millenaristi del 19° secolo in America (J. Moorhead), il vangelo di Giovanni come fonte della teologia trinitaria nella tradizione che va dai Padri della Chiesa e giunge fino ad oggi (C. Plantinga, Jr.), e, infine, l'interesse dogma­tico e più precisamente ecclesiologico che anima l'esegesi teologica barthiana (B. McCormack).

Ancora una parola «sapienziale» del Froelich sullo stato attuale della ricerca nel suo campo e sulle prospettive future, conclude questa intensa raccolta di studi che, con spirito scientifico e contemporaneamente con anima teologica, tratteggia il «già e il non ancora» sul cammino del ricercatore che scruta la storia.