Zigliani Gisella ,
Resoconto bibliografico: Profilo operativo di un autore: Gualberto Gismondi ,
in
Antonianum, 69/2-3 (1994) p. 338-369
.
1) Nuova evangelizzazione e cultura (Fede e cultura, 1; Bologna, Edizioni Dehoniane, 1993) pp. 255, Lit. 27.000 - ISBN 88-10-20801-3.
Caratteri della collana
Questo primo volume del Gismondi inaugura la nuova Collana Editoriale « Scienza e Fede » anticipandone le notevoli caratteristiche. Si tratta di una monografia agile e articolata, volta alla sistematica esplorazione e approfondimento delle emergenze positive della ricerca filosofica e scientifica. L'attenzione è rivolta, soprattutto, alle acquisizioni di elevato potenziale euristico insufficientemente utilizzato nella riflessione culturale, religiosa e teologica. Un altro aspetto è dato dallo sforzo di superamento dei residui delle pregiudiziali scientiste che tuttora ostacolano un aperto ed esplicito approccio al trascendente e all'emergere di un sociale e culturale autentici.
Tra le finalità esplicitamente indicate o emergenti fra le righe, sembra utile ricordare l'attenzione riservata ai diversi elementi culturali, per verificare le possibilità di una nuova cultura, società e umanità intese in senso evangelico. A tal fine utilizza approcci a valorizzare le emergenze culturali come semi del Verbo, da discernere criticamente ed evangelicamente. Pertanto l'evangelizzazione (o nuova evangelizzazione) vi è intesa nel suo senso più ampio non solo di annuncio, ma anche di dialogo interreligioso e interculturale, d'impegno per la promozione e liberazione integrale di persone, società e popoli, d'impegno per la solidarietà, pace, giustizia sociale, non violenza, ecc. Il tutto in prospettiva mondiale e nel rispetto delle varie peculiarità.
Il metodo
Il volume presenta un suo metodo di approccio e di proposta. L'approccio valorizza: a) un'esegesi epistemologica e storico-disciplinare, degli elementi scientifici, per inquadrarli nel loro contesto storico-disciplinare e storico-culturale; b) una ermeneutica filosofico-teologica che ne faccia emergere i contenuti umani, socio-culturali e teologici costruttivi; e) una collocazione prospettica che ne sottolinea il possibile contributo a una speranza salvifica e diaconia agapico-comunionale biblico-cristiana.
La proposta riguarda: a) prospettive di dialogo con le tradizioni della cultura occidentale: fede, religione, pensiero-tecnoscientifico, concezioni laico-secolari; b) rilettura di valori cristiani ispirati dalla fede nel confronto con le istanze radicali dell'attuale cultura; e) risposte serie ed oneste agl'interrogativi delle culture anche ideologiche e del sospetto; d) possibilità d'interpolazione costante tra discorso di fede, religioso e tecno-scientifico; e) rielaborazione di un discorso teologico in funzione di questa apertura transdisciplinare.
Lo stile linguistico, scevro di spunti polemici, parenetici e didascalici, seriamente ecumenico, sembra adatto per interlocutori e destinatari di cultura media o elevata, di formazione tecnoscientifica, non credenti, laici, credenti e cristiani. L'esposizione è serena, piacevole e comprensibile, nonostante il rigore di pensiero coerente e ben documentato. La valutazione dei prò e contra delle tesi proprie ed altrui appare rispettosa ed equa. Giova pure l'assenza di toni elementi apologetici o forzatamente edificanti.
Le note sono a pie pagina, forse in caratteri un po' minuti. Mancano invece gli indici analitico e onomastico, necessari per opere di questo livello e importanza. Approviamo, invece, in un'opera di così vasto respiro trans-disciplinare, con termini tecnici di numerose e differenti discipline, l'inserimento di un « piccolo lessico dei termini tecnici » di grande concisione e chiarezza. Per una più facile lettura, ogni capitolo è preceduto da una breve introduzione e seguito da una sintesi conclusiva. Certamente i lettori saranno grati all'autore ed editore di tutti questi utili accorgimenti che facilitano notevolmente la lettura.
I contenuti: a) sguardo generale
L'autore si inserisce nella sollecitudine attuale della Chiesa di fronte alla « questione culturale » che sembra riproporre, per il secolo XXI, ciò che fu nel XX secolo la « questione sociale ». I problemi sollevati da nazionalismi, conflitti etnico-culturali, inculturazione, transculturazione sono immensi. I limiti delle attuali culture sono evidenti. Le culture devono rinnovarsi. Ma come? Scienze umane e sociali mostrano che la conoscenza dei dinamismi culturali è essenziale per educare le persone, sviluppare le società, far convivere in pace popoli e nazioni, far evolvere le coscienze. Gi-smondi, perciò, riprende le grandi affermazioni che il Concilio Vaticano II e Gaudium et Spes portarono profeticamente alla ribalta, ecclesiale e mondiale, collegandole alle antinomie, della cultura attuale e alle esigenze del dialogo interculturale.
Muovendo dall'attuale insistenza sulla « nuova evangelizzazione », Fautore ritiene che, per essere veramente nuova, debba approfondire la consapevolezza dei suoi contenuti e metodi, ma soprattutto dei suoi rapporti intercorrenti con i dinamismi che presiedono alla crescente complessificazione culturale. Questo ci sembra un'importante concetto che struttura in modo coerente tutto il volume e si ritrova nella conclusione: « nuova evangelizzazione e rinnovamento culturale appaiono talmente collegati, da rendere l'evangelizzazione incompleta, senza un incisivo impegno al rinnovamento culturale, mentre un vero rinnovamento culturale appare problematico senza una nuova evangelizzazione » (pp. 244-245).
Poiché il volume ambienta le tematiche della nuova evangelizzazione e della cultura nell'incombente terzo millennio, le collega ai temi generali, del rapporto tra fede, evangelizzazione, pensiero cristiano, cultura e culture, nell'epoca postmoderna. La scansione rigorosa dei capitoli facilita la comprensione dei contenuti.
I contenuti: b) sguardo analitico
Pertanto il primo capitolo analizza dettagliatamente il nuovo fenomeno della « complessificazione culturale », inserita nel contesto di tre eventi contemporanei, che hanno rivoluzionato la cultura e la storia dell'umanità: Concilio Vaticano II; fine della modernità e transizione al postmoderno; dissolvimento del marxismo e crollo dei social-comunismi.
Il secondo capitolo traccia una dettagliata « mappa reale e concettuale » dei dinamismi e contenuti specifici della nuova evangelizzazione, attingendo ampiamente a una minuziosa analisi dei documenti magisteriali apparsi nell'arco di tempo che va da Ecclesiam Suam (1964) a Dialogo e Annuncio (1991) e passa Evangelii Nuntiandi e Redemptoris Missio.
Il terzo capitolo presenta la rilettura attualizzante della concezione di cultura in Gaudium et Spes, vale a dire che analizza le ragioni che lo rendono tuttora valido e attuale, evidenziandone i collegamenti con scienze umane e filosofie, integrati in una comprensione teologica-salvifica.
Il quarto capitolo presenta una sintetica e ben collegata rilettura, in chiave storica, delle diverse concezioni di cultura alternatesi nel tempo, per coglierne i contenuti più utili alla trattazione della nuova evangelizzazione e della complessificazione culturale. L'analisi è condotta sulle principali interpretazioni storiche della cultura, l'evoluzione dei concetti e dei termini, l'emergere dei diversi problemi, teorie e ipotesi.
Il quinto e sesto capitolo descrivono gli elementi e i dinamismi fondamentali e gli apporti più significativi di alcune scienze della cultura: antropologia, psicologia, sociologia, biologia.
Il capitolo settimo analizza le posizioni delle filosofie della cultura sulle acquisizioni scientifico-culturali che esigono più profonda considerazione filosofica, sui diversi modi storici di guardare alla cultura e sulle scienze umane.
Il capitolo ottavo ricompone i dati emersi nei precedenti capitoli, sono nell'orizzonte e contesto della nuova evangelizzazione della cultura e delle culture. Vengono, così affrontati numerosi aspetti specifici: problemi delle nuove generazioni, richiesta emergente di valori etici e religiosi; il mondo della comunicazione sociale; rinnovate concezioni dello sviluppo; condivisione e cooperazione, ecc.
Il nono capitolo esamina le dimensioni politiche, nazionali e internazionali, dell'impegno culturale, con particolare riguardo all'accoglienza dei temi della cultura da parte delle massime organizzazioni mondiali dell'ONU e dell'UNESCO. Particolare attenzione è riservata alla corretta interpretazione e comprensione di concetti quali dimensione politica della cultura, politiche culturali e impegno culturale dei governi.
I contenuti: c) visione sintetica
Dopo aver notato l'impianto generale del volume, riteniamo ora assai importante giungere ad una conclusione che focalizzi i più importanti risultati delle ricerca e della trattazione. A grandi linee possiamo dire che « Nuova evangelizzazione e cultura » consente di collegare in una visione organica di notevole portata i seguenti elementi di fondo: la complessifica-zione culturale nel contesto postmoderno; il nuovo concetto di evangelizzazione finalizzato alla nuova evangelizzazione; la comprensione della cultura e dei suoi dinamismi; l'approfondimento teologico, filosofico e scientifico dei temi culturali e degli impegni specifici della nuova evangelizzazione per il rinnovamento culturale e il dialogo interculturale.
Il processo di complessificazione culturale, dopo questa minuziosa analisi in chiave di scienze umane, filosofia e teologia, perde ogni connotazione preoccupante, rivelando dinamismi e contenuti di notevoli potenzialità per l'evangelizzazione del terzo millennio. Vengono pure offerti suggerimenti per una sua consapevole gestione a vantaggio dell'impegno sia scientifico, che filosofico, teologico e pastorale.
Per il nuovo concetto di evangelizzazione e nuova evangelizzazione emergente dai documenti postconciliar! Evangelii Nuntiandi, Dialogo e Missione, Redemptoris Missio e Dialogo e Annuncio, queste sono le più significative acquisizioni. Base, centro e vertice è l'annuncio del « Signore Gesù Cristo », attuato in una molteplicità di forme che comprendono: la missione in senso specifico, la conversione, il battesimo dei convertiti, la fondazione di nuove chiese e la loro conduzione (o riconduzione) alla piena maturità del fervore missionario; l'annuncio della buona novella e la catechesi a tutti gli strati dell'umanità, per rinnovarla e trasformarla dall'interno, convertendone la coscienza personale e collettiva. In tale ottica viene posto lo stesso dialogo interreligioso, anch'esso articolato secondo diverse modalità quali: l'insieme di rapporti costruttivi con persone e comunità di altre fedi, volti a conseguire mutua conoscenza, reciproco arricchimento spirituale e collaborazione, nell'obbedienza alla verità e nel rispetto della libertà.
A livello di dialogo interculturale sono posti nel massimo rilievo impegni quali: il rinnovamento evangelico dei criteri di giudizio, dei valori dominanti, degl'interessi e delle forme di pensiero di persone e società; la trasformazione evangelica della cultura e delle culture; l'impegno nelle diverse attività e nella gamma quasi infinita di mezzi quali l'arte, l'approccio scientifico, la ricerca filosofica e il ricorso legittimo ai sentimenti del cuore umano.
La dimensione più specificamente economico-politico-sociale riguarda: l'impegno per l'estensione generalizzata dei valori del Regno alle diverse dimensioni del temporale, quali l'azione al servizio dell'uomo, l'attuazione della giustizia economica, politica e sociale, l'impegno a favore della dignità, la libertà e i diritti umani, la promozione umana e sociale e la riforma delle strutture ingiuste che provocano la povertà; il progressivo avvicinamento dei popoli agli ideali e ai valori evangelici che la chiesa si sforza di perseguire; il rifiuto della violenza e della guerra, il rispetto della persona umana e dei suoi diritti, il desiderio di eguaglianza e di fraternità, il superamento dei razzismi e dei nazionalismi, l'affermazione della dignità e valore della donna e la tutela della vita; la presenza operante negli areopaghi del mondo moderno e nelle grandi aree di sofferenza umana dei profughi, i rifugiati, i migranti, le nuove generazioni, i popoli emergenti, le minoranze, le aree di oppressione, di miseria e di catastrofi, la promozione della donna e del bambino, la salvaguardia del creato, i rapporti internazionali e i mezzi di comunicazione.
Si tratta, come si vede di una visione integrale dell'evangelizzazione, ampia, articolata e di grande respiro, che a buon diritto il Gismondi designa come nuovo concetto di evangelizzazione, che dovrà presiedere alla nuova evangelizzazione. Desunta interamente dai più espressivi documenti pontifici ed ecclesiali dell'ultimo trentennio, appare fondamentale non solo in senso generico, per la missione ecclesiale nell'era post-moderna e nel Terzo Millennio, ma per la specifica evangelizzazione della cultura e delle culture mediante un'adeguata gestione della complessificazione culturale.
Nuova comprensione della cultura e dei suoi dinamismi
A questo punto appare tutta l'importanza di una nuova comprensione della cultura e dei suoi dinamismi derivata dalla rilettura attualizzante dei temi culturali, elaborati dal Concilio Vaticano II in Gaudium et Spes e focalizzati sulla scelta dell'uomo e per l'uomo, considerato dalla chiesa come sua via. La prospettiva mostra la sua fecondità per il discorso culturale, nel quale introduce la visione evangelico-trascendente dell'uomo, con un forte accento sulla perfezione integrale della persona, inserita nel progetto salvifico di Dio, in cui vero, bene e libera responsabilità umana riacquistano la vera centralità.
Il volume pone nel suo giusto risalto l'equilibrata impostazione interdisciplinare di Gaudium et Spes che ha affrontato i vari problemi culturali, utilizzando diverse prospettive scientifiche, filosofiche ed etiche che ha fatto convergere verso gli ultimi fini della cultura e dell'uomo. Così fondati l'evangelizzazione e l'impegno culturale comportano due momenti, distinti e complementari. Il primo è volto a rileggere i nuovi fenomeni culturali emergenti nel tempo, alla luce della visione cristiana della cultura (cf. il primo capitolo). Il secondo rivisita la concezione cristiana della cultura, alla luce delle nuove acquisizioni via via emergenti dalla ricerca e dalla riflessione delle discipline storiche, scientifiche e filosofiche (cf. i capitoli dal quarto al settimo).
A questo punto appare di particolare importanza il taglio metodologico che l'autore collauda e a sua volta propone alla verifica. Esso comprende un'articolata serie delle operazioni essenziali per le due « riletture ». Vale la pena notarle brevemente: a) L'analisi del dibattito storico e contemporaneo sulla cultura; b) La verifica del suo influsso sullo sviluppo dei termini, dei concetti e delle valutazioni; e) L'accertamento dei contributi delle diverse discipline, tenuto conto dei loro problemi interni (finalità, metodi, tecniche, ecc.) e della diversità dei loro risultati; d) Il controllo dei rapporti intercorrenti tra processi di ricerca e risultati; e) Il confronto fra esigenze, limiti, problemi, procedure e risultati delle varie discipline. Questa metodologia presuppone una seria impostazione interdisciplinare o, come preferisce l'autore, che ne spiega le ragioni, trans-disciplinare. Essa è estremamente utile, se non indispensabile, per la lettura dei molteplici dati: storici, scientifici, antropologici e filosofici, e per un'approfondita comprensione dei rapporti fra cultura ed evangelizzazione. Un valido esempio dei risultati ottenuti appare nel quarto, sesto e settimo capitolo.
Nuove acquisizioni scientifiche e approfondimento teologico
Una particolare menzione merita l'esemplare valorizzazione dell'antropologia scientifica: metodi, concetti, terminologia e dati volti a collegare la complessificazione delle culture alla crescita delle capacità umane, delle attività culturali e degli strumenti creati dall'uomo. Appare chiaro vedere come, così condotta, l'analisi antropologica della complessità culturale possa aiutare l'evangelizzazione a interpretare, valutare e, soprattutto, valorizzare i principali fattori che interagiscono con la cultura. Questo ci sembra il problema centrale del rapporto fra nuova evangelizzazione e cultura, oggi e nel prossimo secolo. Gismondi nota, tuttavia, che le analisi puramente scientifiche degli aspetti strutturali e funzionali delle culture, per quanto indispensabili sono pure insufficienti, in quanto i dati scientifici esigono sempre un approfondimento filosofico e, infine, una rigorosa elaborazione teologica natura inter-disciplinare e trans-disciplinare.
Solo attraverso questo itinerario estremamente articolato l'evangelizzazione può discernere, nell'enorme varietà di concezioni e di manifestazioni delle culture, quel messaggio centrale della cultura, che rafforza e completa quello della religione. Infatti le culture, poggiando su premesse di natura religiosa, hanno con la religione rapporti complessi dalle radici molto profonde.
Appare fondamentale, al riguardo, l'interrelazione fra le religioni come dimensione trascendente, anima, forza di progresso e di edificazione delle culture, e le culture come momento di correlazione fra credenze, comportamenti e atteggiamenti riguardanti le religioni e, in più la loro elaborazione, riordinamento, conservazione e trasmissione alle nuove generazioni e all'intera umanità.
Una evangelizzazione così inculturata è posta in grado di interpretare e illuminare, alla luce dei temi salvifici, i valori religiosi che umanizzano la cultura e, viceversa, interpretare e valorizzare i valori culturali che meglio espandono e incarnano nella concretezza quotidiana e nei popoli, i valori religiosi. Inoltre può elaborare pure i modi in cui la religione, dopo aver fondato i valori delle culture, li possa tener vivi, esercitando le indispensabili funzioni della testimonianza e della memoria, della fede e speranza cristiana e del discernimento e prolessi evangelici.
Una nuova evangelizzazione ben inculturata, può pure proporre al pensiero postmoderno occidentale, ma anche a tutte le altre aree culturali, la sua concezione di cultura integrale maturata attraverso i secoli dal pensiero cristiano e ulteriormente completata e aggiornata dal Concilio Vaticano II e dalle ultime encicliche (cf. capitoli terzo, quarto e sesto). La visione profetica di questa cultura integrale come pure la sua struttura e i suoi contenuti l'aprono, in primo luogo, ad assimilare gli aspetti positivi e autentici di ogni cultura. In secondo luogo le consentono di ricomporli nel contesto dell'economia divina, attuata come rivelazione e salvezza nella storia, e nella prospettiva escatologica, per la quale la storia si compirà nella piena rivelazione della salvezza.
Per questi caratteri costituisce pure un criterio prioritario di valutazione dell'autenticità delle culture, consentendo di riconoscere, come autentiche, quelle che non chiudono in una esclusiva immanenza terrena e storica il loro impegno, progetti e opere, ma sono capaci di aprirsi alla redenzione, alla liberazione e alla promozione integrale dell'uomo, accogliendole in una cooperazione alla grazia. Inoltre, consente pure di riconoscere autentiche le culture in cui l'edificazione dell'uomo e la costruzione delle realtà sociali, storiche e terrene si lasciano orientare alla pienezza finale del Regno.
Appare assai positivo l'aggancio della speranza evangelizzante ad alcune delle migliori intuizioni che abbondano nel pensiero delle scienze, quali il suggestivo riconoscimento di Toynbee che, dal punto di vista scientifico, ogni cultura è mortale, ma può nascerne sempre una nuova. Gismondi rileva che la filosofia della cultura ha qualcosa d'interessante da dire al riguardo, anzi, da testimoniare. Si tratta del fatto che la consapevolezza della mortalità delle culture, frutti e creazioni della storia, interpretata come contingenza di tutto l'umano, fa problema, serio, per di più. Lo stesso dicasi del discorso della loro rinascita o trasformazione, come « speranza culturale » che può condurre alla storia ulteriore.
L'autore, a questo punto pone la sfida: sul futuro della cultura e delle culture, la razionalità umana, con le sue severe esigenze critiche, e l'annuncio cristiano, con le sue rigorose esigenze profetiche, vincolate all'evento della resurrezione, hanno il dovere e il diritto di pronunziarsi e di confrontarsi.
Spetta alla coscienza cristiana però, distinguere rigorosamente la speranza teologale autentica, dalle previsioni puramente razionali, scientifiche e filosofiche. Spetta ad essa notare che la prima si fonda sull'universale evento salvifico di Cristo e sulla potenza dello Spirito, mentre le seconde si affidano solo alle congetture su situazioni probabili, estrapolate nella supposizione che le altre condizioni, note o ignote, restino immutate. Il che regolarmente non avviene. La speranza cristiana si distingue pure dalle speranze filosofiche che possono offrire un quadro generale o un orizzonte, per le eventuali soluzioni che, forse, potrebbero nascere.
Nuova evangelizzazione e impegno culturale specifico
Dopo la strutturazione dei problemi di fondazione e delle strutture portanti dell'intero edificio, Gismondi passa a considerare gli impegni culturali specifici e concreti, attingendo a larghe mani dai dettagliati elenchi dei documenti ecclesiali che, dalla Gaudium et Spes, Ad Gentes Nostra Ae-tate, attraverso la Evangelii Nuntiandi e fino alla Redemptoris Missio, e Dialogo e Annuncio, aprono all'evangelizzazione campi particolarmente vasti ( cf. capitoli sesto, ottavo e nono), che raccoglie in « grandi ambiti ».
Un primo ambito, consiste nell'offerta a tutto l'uomo e a tutti gli uomini della salvezza integrale di Cristo, in risposta all'angosciosa ricerca di significato, di interiorità e di spiritualità e come antidoto alla crescente disumanizzazione delle persone, delle culture e delle società, conseguenti all'assenza di speranza delle moderne società laiche e secolarizzate.
Un secondo ambito offre alle nuove generazioni la solida roccia dei valori spirituali, etici, religiosi, culturali, autentici e duraturi, che costituiscono la struttura stabile della vita e delle persone, da cui i giovani possono ricavare le motivazioni profonde e le solide convinzioni, che rispondono alle loro urgenti attese, consce e inconsce, di oggi e del domani.
Un terzo ambito riguarda il mondo della comunicazione (mass media, mezzi dell'informazione e della comunicazione sociale), diventato il « primo areopago del mondo moderno » che, con il suo enorme potere di suggestione, condiziona e unifica l'umanità in un « villaggio globale ». Solo una seria, motivata e aggiornata preparazione culturale può valorizzare le sue capacità per diffondere valori autenticamente umani e culturali e dilatare l'annunzio evangelico. Tuttavia, nota Gismondi, il vero problema, per la cultura e per l'evangelizzazione dei mass-media è l'integrazione e incul-turazione dei valori evangelici nei loro messaggi e nella loro cultura.
Un quarto ambito riguarda la promozione integrale delle persone, delle comunità, delle culture e delle nazioni. Sue componenti essenziali, oltre ai valori evangelici, sono le qualità cristiane della corresponsabilità, della partecipazione, della solidarietà, della condivisione e della cooperazione. Il discorso si apre, quindi a tutte le tematiche della dottrina sociale della chiesa, secondo i suoi più recenti documenti, dalla Mater et Magistra alla Cen-tesimus Annus.
Il quinto ambito riguarda le dimensioni politiche e internazionali dell'impegno culturale, in particolare le politiche culturali e i rapporti, sempre più intensi, fra le diverse culture del mondo. I compiti dell'evangelizzazione, al riguardo, appaiono immensi. Basti ricordare qui: la valutazione etica delle finalità, dei valori e dei metodi adibiti da tali politiche, l'animazione del dialogo interculturale e la promozione di cooperazione, solidarietà e reciproco scambio fra le aree culturali, sulla base dei valori meta-culturali.
Anche in quest'ambito i diritti umani costituiscono un programma valido per tutte le culture. Oltre ad essi, l'autore ricorda l'impegno volto a superare le culture della violenza e sviluppare una vera cultura della fraternità. L'evangelizzazione può porre a vertice di questa azione la sua pedagogia culturale dell'amore, volta a rendere la carità evangelica e la solidarietà un valore concreto e significativo, operante nelle più diverse espressioni culturali.
Quel che più conta è che l'evangelizzazione culturale, può riuscire più procedendo nelle due direzioni: dalle persone alla cultura e dalla cultura alle persone. Proprio perché entrambe le direzioni sono rese oggi particolarmente difficili, rappresentano una sfida per la nuova evangelizzazione di ogni cultura.
Conclusione finale
Come abbiamo già visto, Gismondi sottolinea con vigore che nuova evangelizzazione e rinnovamento culturale appaiono talmente collegati, da rendere l'evangelizzazione incompleta, senza un incisivo impegno al rinnovamento culturale. A sua volta, un vero rinnovamento culturale appare del tutto problematico senza una nuova evangelizzazione (pp. 244-245).
Collegandosi ad un'ampia visione e alla storia della cultura mondiale egli nota i tentativi finora senza successo, delle grandi rivoluzioni mondiali, politiche, economiche o sociali. Esse non hanno apportato la libertà, eguaglianza e fraternità che si ripromettevano. La cultura occidentale, liberale e industriale ha realizzato a malapena alcune forme parziali di libertà che mancano di eguaglianza e fraternità. Le culture marxiste e social-comuniste hanno mancato tutt'e tre. L'autore sottolinea il sospetto che l'attribuzione dell'ultimo posto alla fraternità sia un indice di quell'estremo capovolgimento dei valori della modernità, trasformatosi, oggi, in un estremo invito al rinnovamento. Gismondi li interpreta come segno dei tempi per una nuova evangelizzazione delle culture, in cui il cammino verso la libertà e l'eguaglianza sia fondato su quella fraternità evangelica, che non nasce da ciò che è eguale o inferiore a noi, ma da ciò che sta sopra a noi. Pertanto il volume conclude con un vigoroso accenno a quella forza che ormai ogni persona, società e cultura ha a sua disposizione, purché onestamente riconosca che « non viene né dalla carne né dal sangue, ma scende, come dono dall'alto, dallo Spirito » (p. 245).
2) Fede e cultura scientifica (Fede e cultura, 3; Bologna, Edizioni De-honiane, 1993), pp. 230, L. 27.000. - ISBN 88-10-20803-X
Il volume affronta un argomento particolarmente delicato e difficile, poiché la « cultura scientifica » costituisce un fenomeno di vastità mondiale e uno dei problemi più rilevanti per l'umanità, per la chiesa e per la nuova evangelizzazione. L'autore si propone di analizzarlo in profondità, non solo per giungere a una sua miglior comprensione ma, soprattutto per aprire la strada a un rapporto sereno e dialogico, veramente nuovo, fra la fede cristiana e gli aspetti più significativi della cultura scientifica. Giova sottolineare il taglio specifico del discorso, adottato nel libro. L'autore, infatti, provenendo da una più che trentennale frequentazione del problema, non nasconde la sua opposizione alla stessa dizione di « fede e scienza », che ritiene viziata in partenza da una serie di equivoci, non soltanto linguistici o lessicali.
Egli ritiene che un confronto diretto fede-scienza sia impossibile e inesistente. Il confronto avviene sempre fra « proposizioni e asserzioni » di duplice natura: scientifica e teologica. Pertanto egli sottolinea che occorre superare i vecchi schemi che orientando il rapporto in termini di fede-scienza, non potevano finire che nel ginepraio dei presunti « contrasti » o « concordismi ».
La via da percorrere è decisamente un'altra, e consiste nel valorizzare il ricchissimo patrimonio di idee originali e di nuove opportunità elaborato dalla « riflessione della scienza » e, ancor più, dalla « riflessione sulla scienza » (epistemologia e storia della scienza) negli ultimi due secoli. Perciò analizza, dapprima, i contesti storico concettuali e le tematiche più generali della cultura scientifica, per passare, poi, agli aspetti più specifici concludendo, infine, con le implicazioni fondamentali del rapporto fra fede cristiana e cultura scientifica.
Contenuti
Poiché la struttura del libro è particolarmente articolata in una coerente scansione di argomenti, cercheremo di seguire passo passo le pressanti argomentazioni dell'autore. Nel primo capitolo egli esamina le radici storiche, concettuali e ideologiche che presiedettero al rapido sviluppo della scienza e della mentalità scientifica e alla loro trionfale estremamente favorevole accoglienza nella moderna cultura occidentale. In questa analisi viene riservata particolare attenzione ai due temi chiave del « progresso » e della « razionalità ». Nel secondo capitolo viene considerata una serie di problemi dell'ambito scientifico, collegati all'attuale transizione dal paradigma (impostazione e modo di pensiero) moderno a quello post-moderno.
Il capitolo terzo analizza i risultati di una recente indagine sulle idee e gli atteggiamenti degli uomini di scienza, con particolare riguardo ai rapporti fra ricerca, sapere scientifico, applicazioni, valori etici e trascendenza. Forse sorprenderà sapere che la percentuale degli uomini di scienza cresce anziché diminuire, e aumenta proprio nei ricercatori che operano nei settori più avanzati della ricerca, quali i bio-ingegneri, bio-genetisti e informatici. La breccia verso la trascendenza viene aperta soprattutto dalle preoccupazioni etiche di fronte alle immense possibilità d'intervento (e manipolazione) sui singoli e sulla specie. Particolare curioso: la più tetragona alle nuove aperture è la minoranza dei ricercatori dell'area politica un tempo qualificata comunista e appartenente alle classi più ricche e benestanti.
Il quarto capitolo è interamente dedicato alle complesse evoluzioni storiche dell'impresa scientifica e all'arduo tentativo di dipanare lo stretto intreccio di posizioni e intepretazioni che hanno reso la tematica scientifica così grandemente varia, articolata e complessa. Il capitolo quinto cerca di seguire quell'itinerario epistemologico e filosofico grandemente contrastato e sofferto, tuttora in cammino, che, dopo circa tre secoli di polemiche feroci, denunce critiche e sommesse o clamorose autocritiche, ha condotto l'epistemologia contemporanea e solo una parte del mondo scientifico, alla grande conversione epocale, assai maggiore di quella copernicana o einste-niana. Vale a dire, convincersi che le conoscenze scientifiche (ipotesi e teorie) sono sempre limitate, parziali, provvisorie, congetturali e fallibili. Tuttavia, pur essendo e rimanendo tali, non sono, per ciò stesso, né false né meno scientifiche.
Nel capitolo sesto l'autore analizza sistematicamente, con particolare attenzione, i due pilastri della scienza moderna: le teorie e i metodi, di cui la critica storica ed epistemologica, negli ultimi cinquant'anni, ha sviscerato attendibilità e significati, collocandole, infine nel loro contesto appropriato, ossia di una cultura scientifica che da dogmatica, infallibile e definitiva, si sta faticosamente convertendo alla sua reale condizione congetturale, fallibile, inverificabile, parziale e provvisoria.
Il settimo capitolo studia le nuove sfide che una serie di nuovi problemi emergenti, quali la complessità, il disordine, il caos, il fortuito, i sistemi dinamici complessi e dissipativi, ecc. pongono alla ragione scientifica contemporanea. Esse, evidenziando i nuovi aspetti dell' episteme, la costringono ad aprirsi alle nove tematiche e problematiche che, con tutta probabilità preludono a un nuovo paradigma filosofico, epistemologico e scientifico.
Il capitolo ottavo è dedicato alla considerazione dello « specifico irriducibile » delle scienze umane, finora quanto mai emarginato, se non addirittura inesistente, nel discorso fondazionale e metodologico delle scienze. Si tratta appunto dell'uomo, irriducibile a pura cosa od oggetto. Pertanto il suo studio esige un modello di scientificità non « riduttivo o fisicista », vale adire omologato sulle esigenze minime della ricerca fisica e naturalistica. Esso deve essere ben più ampio e duttile, dotato di rigore e di oggettività appropriati, lascino intatto il pieno rispetto e l'adeguato statuto epistemologico per le strutture simboliche e dell'immaginario.
Questi capitoli hanno la funzione di sgomberare il terreno da una quantità di malintesi, preclusioni ed equivoci che si sono accumulati in alcuni secoli di attività scientifica. Invece, con il nono capitolo si entra nella nuova dimensione dialogica che studia le inesaurìbili potenzialità culturali della scienza, che emergono non solo dalle sue acquisizioni ma, ancor più dai suoi stessi plessi problematici. Il notevole spessore culturale dell'impresa scientifica, pertanto, va pazientemente e rispettosamente fatto emergere dalla molteplicità dei linguaggi, dai difficili rapporti fra formalismi e realtà, dall'uso sintetico della ragione e da mille altri problemi, per quanto complessi e discussi, che costituiscono altrettante aperture.
Il capitolo decimo analizza la grande corrente dell'umanesimo scienti-fco, cui il Gismondi ha già dato interessanti contributi, insieme a quelli ormai noti di autori come E. Cantore, P. Dalle Nogare, R. Brungs, volti a mettere in luce il significato umano della scienza e il profondo valore umanistico di un autentico impegno scientifico. Ciò che più conta, in questo capitolo, è l'emergenza della essenzialità della scienza, sia come fattore di sviluppo personale e culturale che come evento altamente significativo in ogni ambito della cultura: religioso, etico, filosofico e sociale.
Il capitolo undicesimo approfondisce il confronto fra gli atteggiamenti fondamentali propri dell'uomo religioso e quelli dell'uomo scientifico. Esso appare particolarmente incisivo e originale nel valorizzare le acquisizioni fenomenologiche e antropologiche che collegano l'esperienza e gli atteggiamenti dell'uomo impegnato nella ricerca scientifica e dell'uomo impegnato nel suo cammino religioso e di fede. Si tratta di atteggiamenti fortemente articolati e complessi, in cui si intrecciano strettamente analogie, peculiarità e diversità. Lo studio del Gismondi, al riguardo, rivela connessioni essenziali per lo spirito dell'uomo e insospettate potenzialità per la crescente comprensione della dignità delle persone, dell'autenticità delle culture e della libertà delle società, che scaturiscono dalla perenne ricerca sia dell'homo scientificus che dell'homo religiosus.
I capitoli dodici e tredici, compendiano e completano i risultati della ricerca, sviluppandone le ulteriori implicazioni per il nuovo rapporto dialogico da sviluppare fra fede e cultura scientifica. Data la loro importanza culturale e teologica li analizziamo più specificamente. Concludiamo questa esposizione sintetica ricordando che anche in questo volume l'autore apre ogni capitolo con un'introduzione ai problemi che vi verranno trattati e lo chiude con una conclusione che sottolinea gli aspetti salienti e i risultati di maggior rilievo emersi sull'intero tema. I termini specialistici e tecnici, particolarmente numerosi in questo volume che si muove con sicurezza fra le più importanti discipline scientifiche, sono spiegati con grande chiarezza e concisione sia in una nota, la prima volta che vengono usati, sia nel ben fornito lessico finale.
Alcuni risultati della ricerca
Dalle approfondite analisi svolte nel volume emergono lo spessore culturale della scienza e il significato della cultura scientifica nel contesto storico e spirituale dell'umanità. Esse costituiscono una ragione più che sufficiente per un dialogo costruttivo con la fede, su elementi di grande rilievo.
Innanzitutto il dialogo si complica ma si estende e approfondisce, visto a l'impossibilità di considerare le acquisizioni scientifiche (discorso della scienza), indipendentemente dalle acquisizioni storiche, epistemologiche e filosofiche volte a capirle e valutarle (discorso sulla scienza). Inoltre appare chiaramente che la cultura scientifica esercita un impatto continuo sulle persone, la cultura e la società, trasformandone i valori, gli atteggiamenti, i comportamenti e i modelli di vita. Ciò spiega le ragioni per cui fede e religiosità sono così coinvolte da simile impatto personale e culturale e perché occorre passare dal vecchio confronto diretto fede-scienza, a un più ampio contesto di dialogo fra la fede e le più varie manifestazioni della cultura scientifica.
Trasformazioni postmoderne e nuovi atteggiamenti dei credenti
L'analisi delle componenti della scienza consente di scandagliare anche le ragioni storiche e logico-concettuali che fanno variare i modelli della scientificità, spingendola a trovare forme sempre più adeguate alle nuove sfide della complessità, della maturazione delle coscienze e dei grandi problemi socio-culturali dell'umanità. L'autore sottolinea come costituisca un segno di speranza, il recente sviluppo di interrogativi, problematiche e istanze di approfondimenti etico-morali e di valori trascendenti, emergenti dalle ricerche più avanzate, che spingono gli operatori scientifici coinvolti ad auspicare condizioni più favorevole all'approfondimento etico-morale e, se necessario, religioso e trascendente dei più recenti sviluppi storico-scientifici, epistemologici e filosofici delle problematiche scientifiche.
Gismondi, che ha tratto più volte l'argomento, anche questa volta sostiene, con ampie documentazione e fondate motivazioni, la necessità di sottoporre a una comune crescente elaborazione e valutazione storica, epistemologica, metodologica, filosofica, etica e teologica, l'immenso patrimonio di esperienze delle scienze e riflessione sulle scienze accumulato dalla cultura scientifica moderna. In altri termini propone una sistematica rielaborazione inter- e trans- disciplinare della enorme ricchezza concettuale che fino ad ora nessuna precedente generazione ha avuto a sua disposizione e dalla quale dobbiamo far emergere una quantità di dati culturalmente e umanamente più rilevanti.
La valorizzazione di questo patrimonio culturale è indispensabile per trarre tutte le indicazioni e conseguenze umanistiche insite potenzialmente nelle componenti fondamentali, valori e significati della cultura scientifica. Esse potrebbero trasformare radicalmente la vita umana.
Inoltre, a un livello più ristretto, consentirebbe di chiarire meglio le ragioni che nel diverso contesto dei secoli passati, si sviluppò il presunto conflitto fra scienza e fede. Gismondi fa apparire chiaramente come quel conflitto, in realtà non fu per nulla fra fede e scienza, ma fra diverse cosmovisioni o « immagini dell'universo » antiche e moderne.
Oggi sappiamo che le immagini dell'universo fornite dalle scienze stesse sono state numerose e furono tutte provvisorie, ipotetiche, mutevoli, storicamente datate e culturalmente condizionate. In pratica quasi ogni nuova scoperta di un certo rilievo ogni teoria e ipotesi, può dar luogo a un'altra di esse. L'immaturità dei tempi portò a drammatizzarle ed enfatizzarle oltre il dovuto, ritenendo di aver raggiunto « verità definitive ». Oggi gli esperti sanno che si tratta di cornici ipotetiche e scenari congetturali entro i quali si cerca di collocare quella esperienza di vita che presiede alle manifestazioni della religiosità e le realtà della fede, che non vanno assolutamente scambiate o confuse con esse.
Il volume descrive bene come il presunto « scandalo » per i pseudo-conflitti passati sia privo di ragioni, mentre il vero interesse del dialogo fra fede e cultura scientifica si sposta sui temi più urgenti e incisivi, sovente di natura etico-morale oltre che euristica, come i problemi sollevati dalle scienze che sono sempre più in grado d'intervenire incisivamente sulle persone e sulla specie. Un altro ambito di significativo confronto è dato dalle scienze dell'intelligenza artificiale e le conseguenze da esse prodotte sulla vita delle persone e sulle società. Infine, si sta aprendo lo sconfinato ambito problematico della complessità e delle finalità. La consapevolezza degli urgenti e delicati problemi implicati, soprattutto di ordine etico-morale e socio-culturale, provoca interesse e apre la strada al discorso sui valori e la trascendenza, che troppi acriticamente ritenevano definitivamente o « irreversibilmente » eliminato mediante la « marcia trionfale » delle scienze e della secolarizzazione. Al contrario, il dialogo fra le istanze della fede e la cultura scientifica sembra catalizzato, oggi, da queste rinnovate « urgenze ».
Un dialogo siffatto, che procede per la via delle verifiche critiche della scienza, esige, da tutti i credenti una sicura padronanza e una comprensione profonda dei dinamismi della cultura scientifica e del loro influsso sugli atteggiamenti personali e sociali, che li aiuti ad esercitare un rigoroso discernimento evangelico e formulare convincenti proposte etiche e teologiche, per il mondo secolarizzato. Sotto questo aspetto il volume si presta egregiamente come testo di studio per scuole seminari, facoltà teologiche e istituti di scienze religiose. In questi ambiti potrebbe offrire il meglio.
Scienza e trascendenza: la testimonianza dei credenti
La preparazione e il taglio di discorso che esso propone, appaiono quanto mai adatti per un discorso negli odierni ambienti pluralistici e differenziati, in cui non mancano possibilità di sensibilità etica, aperture trascendenti e interpretazioni critiche della scienza e dei suoi caratteri. L'interpretazione dell'universo scientifico proposta dal Gismondi prosegue nella linea di quelle attuate dai grandi scienziati di ogni tempo, da Newton e Galilei, fino a Einstein, Heisenberg e altri, che seppero coniugare profonda religiosità e genuino umanesimo scientifico, alimentando una riflessione sempre critica, innovatrice e creativa.
La capacità di armonizzare rigore e consapevolezza dei propri limiti, inesauribili potenzialità umanistiche ed etica delle ricerche, apertura ai valori etici, spirituali e trascendenti e convinta religiosità e fede, hanno sempre immunizzato dalle degenerazioni ideologiche e scientiste. Oggi lo sviluppo delle discipline storiche ed epistemologiche consente a tutti di condividere questi atteggiamenti che non rimangono più riservati ai grandi scienziati ma sono, ormai alla portata di tutti. Occorrono solo tempi e spazi di confronto e occasioni di dialogo.
Società e cultura sono ormai maturi per il nuovo atteggiamento espresso profeticamente da Paolo VI: « la scienza non basta a se stessa, né può essere fine a se stessa. Essa non è che da e per l'uomo, perciò deve uscire dal cerchio della sua ricerca e aprirsi all'uomo e di lì alla società e alla storia intera Paolo VI, « Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, 23 aprile 1966 », in L. Nicoletti (a cura di), Paolo VI, Insegnamenti sulla scienza e sulla tecnica, Brescia 1986, 31-36.
Scienza e umanizzazione della cultura
Gismondi sottolinea che una cultura umanistica della scienza presterà sempre meno attenzione alle scoperte e applicazioni e sempre più riflessione alle trasformazioni, atteggiamenti e comprensioni, indotte nelle persone e nelle comunità. Per valorizzare maggiormente la vera identità della scienza occorre soffermarsi sulle sue capacità di rivelare le potenzialità inesauribili della « mente umana » e di far vedere e pensare la realtà, in modi sempre nuovi, originali e diversi. La scienza mette in luce non solo le forme, le strutture di significazione, le leggi e i principi che presiedono alla realtà, ma anche l'inesauribile ricchezza della « natura-creazione » e dei suoi contenuti, sensi e significati, che superano infinitamente le nostre capacità di spiegazione, di comprensione e d'immaginazione. Infine, solleva incessanti problemi, nuovi e decisivi, sull'universo, l'uomo e la storia, che non può risolvere e deve rinviare alla filosofia, etica, religione e teologia. Tutti questi aspetti sono fondamentali per un nuovo dialogo fra fede e cultura scientifica.
Nuova identità della scienza
Da questo rinnovato spirito scientifico sono derivate numerose acquisizioni, quali: il maggior riconoscimento del ruolo attivo del soggetto nella ricerca; la valorizzazione degli elementi simbolici, intuitivi, emotivi, immaginari e congetturali del discorso scientifico; la rivalutazione delle connessioni fra pensiero scientifico, metafisico, religioso e filosofico; la capacità di precisare la parzialità, provvisorietà e fallibilità delle conoscenze scientifiche; il riconoscimento della mutevolezza delle immagini scientifiche dell'universo e della natura (meccanicismo, determinismo, evoluzionismo, organicismo); l'insufficienza delle spiegazioni esclusivamente causali (necessità) o casuali (caso); l'elusività del presunto rigore formale delle procedure; l'importanza della complessità e della finalità. Ognuna di queste acquisizioni è stata il frutto di lunghe ricerche e riflessioni.
Fede e scienza come « strada verso il vero »
Questi sono i principali motivi per cui la fede cristiana può trovare, nella cultura scientifica postmoderna, un interlocutore completamente diverso rispetto al passato: più cauto e maturo, possibilista e pluralista, capace di consentire una grande varietà di forme di dialogo e di confronto.
Gismondi sottolinea con estrema fermezza, come unica condizione irrinunciabile, la presenza, su un piano di assoluta parità, di tutti gli interlocutori: operatori scientifici, epistemologi, storici della scienza, filosofi e teologi, operanti con rigoroso metodo trans-disciplinare. Ogni disciplina dovrà conservare con ferma chiarezza la consapevolezza del proprio e degli altri ruoli specifici: differenti insostituibili e complementari. Egli auspica che ogni interlocutore sappia attingere le sue capacità dialogiche a quel « Logos » che è la ragione creatrice e fondatrice dell'esistenza, della natura, delle persone e del significato di tutta (e tutte) la realtà. Comunque, è compito dei credenti, prodigarsi in questo senso, nel massimo rispetto della libertà di ogni coscienza.
In più la fede, nell'adempimento del suo ruolo euristico, deve sempre ricordare che la razionalità che sostanzia cose ed eventi, dalla sua origine prima al suo fine ultimo, non è solo verità, ma anche eticità, giustizia e amore. Quindi è suo compito specifico testimoniare costantemente quella razionalità che non proviene dalle cose, ma le trascende infinitamente, pur costituendone l'intima natura e la legge più profonda. In questo modo, il dialogo con la cultura scientifica, potrà creare spazi di comune riflessione che costituiscano una « strada verso il vero » (Giovanni Paolo II, « A scienziati e studenti, Colonia 15 novembre 1980 », in La traccia, 1980, 10, 928-932).
Fede e scienza verso un nuovo umanesimo scientifico
Gismondi, nelle pagine più dense e suggestive che concludono la sua ricerca, sottolinea vigorosamente come ogni discorso sulla scienza è un discorso sull'uomo, ogni giudizio sulla scienza chiama in causa l'uomo e ogni speranza per la scienza nasce dalla speranza dell'uomo. Quindi, se scienza e cultura scientifica sono divenute « disumanizzanti », l'uomo è il primo responsabile della loro « riumanizzazione » (p. 213).
Pertanto ritiene che la scienza, nelle culture scientifiche, rappresenti il più significativo « indicatore » della condizione umana, perché ne rispecchia perfettamente quella sete inesauribile di verità, che si fa strada nel groviglio di un problematicismo ineliminabile e di un'intrinseca fallibilità. Conferma, quindi la definizione dell'umanesimo scientifico che la ritiene « immagine speculare dell'uomo ».
L'autore invita la coscienza cristiana a riflettere sul doloroso fatto che, per circa tre secoli, milioni di credenti hanno sofferto come smentita, pericolo o alternativa per la propria fede e religiosità, scoperte, teorie e ipotesi avanzate dalla scienza che nulla avevano, seriamente ed oggettivamente, da opporre alla fede. In senso opposto è abbastanza umiliante vedere come altri abbiano dovuto cercare o mendicare da una scienza che non poteva offrirle, verifiche e conferme a una loro fede inferma, dubbiosa e vacillante. L'autore sottolinea come oggi esistano tutte le condizioni per non cadere più inequivoci o errori così grossolani. Egli ricorda, soprattutto come entrambi gli atteggiamenti siano stati posti in seria discussione dalle pertinenti e graffiami domande della Redemptor Hominis laddove essa ci chiede se la nostra fede sia abbastanza: a) premunita contro gli eccessi del-Fautocriticismo, b) critica di fronte alle altrui critiche, e) solida davanti alle novità, d) matura nel discernimento, e) capace di valorizzare le « cose nuove ed antiche » (Redemptor Hominis, 4).
Esse costituiscono un'ottima occasione per aggiornare e rinnovare la nostra fede, rendendola umanamente più autentica, culturalmente più dinamica, matura e motivata. Essa non ci fu data per le nostre piccole gratificazioni, conferme o sicurezze personali e neppure « per essere conservata come possesso esclusivo o mezzo di prestigio personale, ma per essere condivisa e partecipata come esperienza di gioia » (Giovanni Paolo II, « Ai docenti universitari, Bologna, 18 aprile 1982 », in La Traccia, 1982, 4, 513-516).
Gismondi conclude la sua fatica con queste conferme autorevoli del suo pensiero: « la cultura scientifica non si oppone né alla cultura umanistica né alla cultura mistica, perché ogni cultura autentica è un'apertura verso l'essenziale e non esiste verità che non possa diventare universale » (Giovanni Paolo II, « Al CERN, Ginevra, 15 giugno 1982 », in La Traccia, 1982, 6, 815-817).
Si tratta di pagine dense, rigorose, dal forte contenuto speculativo e tuttavia di facile e appassionate lettura. Non ci resta che augurare loro la dovuta attenzione e un ampio appassionato dibattito ecclesiale e culturale, che le faccia conoscere nei più diversi ambienti.
3) Scienze della religione e dialogo interreligioso, (Fede e cultura, 4; Bologna, Edizioni Dehoniane, 1994) pp. 271, L. 30.000 - ISBN 88-10-20801-8.
Infine, in questo terzo studio, Gismondi affronta un problema, oggi molto urgente e attuale, con una serie di osservazioni assai puntuali e una tesi originale e interessante. L'autore muove dalla constatazione che alle soglie del 2000, nella società mondiale, sempre più plurietnica e pluricultu-rale, la sorprendente rinnovata vitalità delle religioni conferma che il loro kairos non è concluso, né il loro compito finito. A loro volta le scienze della religione presentano una documentazione di eccezionale valore per la conoscenza, la verifica critica e la valutazione delle religioni, ponendo al centro del dibattito culturale tre problemi di grande significato scientifico, culturale e teologico: le teofanie, l'homo religiosus e le antropofanie.
La fede cristiana, che testimonia in Gesù di Nazaret la suprema teofania (vero Dio), antropofania e homo religiosus (vero uomo), ne rimane fortemente coinvolta. Infatti, il mistero di Cristo viene posto al centro delle tematiche fondamentali per le scienze della religione. Il dialogo interreligoso non può rimanerne ignaro, in quanto costituisce uno degli areopaghi del terzo millennio, in cui fede, religioni e scienze si confronteranno per costruire insieme la convivenza e gli umanesimi della nuova èra. Gismondi ricorda che a tal fine occorre elaborare una nuova teologia dialogica, capace di tradurre in termini di dialogo interreligioso e interculturale la forza sconvolgente di queste novità.
Religioni: nuova sfida mondiale
Egli esordisce dimostrando come questa rinnovata vitalità delle religioni sollevi sfide impreviste per la chiesa, gli umanesimi e la cultura. Alla Chiesa esse chiedono di « ripensare » la sua cattolicità (universalità), i suoi vincoli di solidarietà con il genere umano e il suo rapporto con i miliardi di persone, salvate in Cristo, che cercano Dio. Agli umanesimi mostrano l'obsolescenza delle chiusure immanentiste e il potere liberante dei valori trascendenti. Alla cultura tecno-scientifica, già convinta della definitiva scomparsa della religione, chiedono di scoprire cause e ragioni della rinnovata vitalità religiosa che pervade l'umanità a tutti i livelli. Alle religioni mostrano che il loro kairos non è concluso, né la loro missione annullata dall'entrata di Cristo nella storia, dall'espansione cristiana nel mondo e dall'invasione tecno-scientifica, confermando le proposte anticipatrici e profetiche del Concilio Vaticano II: dialogo, incontro e stima per tutti i valori religiosi dell'umanità.
Scienze della religione: insostituibile apporto culturale
A questo punto, Gismondi sottolinea acutamente una circostanza paradossale: mediante la creazione e lo sviluppo delle scienze della religione, la cultura scientifica moderna ha reso il massimo omaggio alle religioni e alla religiosità del genere umano. Egli rileva qualcosa di significativo, se non addirittura misterioso, nel fatto che discipline, moventi da presupposti originari rigorosamente irreligiosi, atei o secolarizzati, siano state portate, dalle loro stesse ricerche, a riconoscere l'estrema l'importanza, valore e significato della religiosità e delle religioni per l'umanità: persone, culture e società.
L'autore, perciò, formula la seguente tesi, che costituisce un po' il tema di fondo della sua ricerca: le scienze della religione hanno elaborato una documentazione di eccezionale valore per conoscere, verificare criticamente e valorizzare le religioni. Soprattutto hanno focalizzato problematiche di significato e valore straordinari: le teofanie, l'homo religiosus e le antropofanie. Esse sono fondamentali per la comprensione della religione e per il dialogo interreligioso.
Egli ritiene che, come hanno rinnovato il discorso sulla religione, possano pure dinamizzare il dialogo interreligioso. Da un punto di vista antropologico, infatti, offrono utili criteri per verificare la validità e l'autenticità degli atteggiamenti e dei comportamenti personali (psicologia e psicanalisi della religione), delle funzioni e dei ruoli sociali (sociologie della religione), degli influssi culturali (atropologia della religione), dei significati strutturali e istituzionali (fenomenologia e storia comparata delle religioni), delle credenze e dei valori morali e spirituali (storia e storia comparata delle religioni). Da un punto di vista teologico, invece, il discorso sulle teofanie, antro-pofanie e uomo religioso pone al centro del dialogo interreligioso, il « caso Gesù Cristo »: come suprema ierofania-teofania o manifestazione salvifica di Dio; come massima antropofania o rivelazione della piena autenticità umana, come perfetto homo religiosus o vero adoratore in spirito e verità, artefice di umanizzazione, umanesimo e cultura.
La sfida teologica di teofanie, antropofania, homo religiosus
Quindi, la gran mole dei dati scientifici consente pure un confronto interculturale, sulle potenzialità di umanizzazione delle religioni, per il futuro dell'uomo e la planetarizzazione culturale. Tuttavia, le scienze della religione fanno molto di più, chiamando tutte le religioni a confrontarsi con i loro rilievi critici e, soprattutto, con le formidabili problematiche sollevate da teofanie, antropofanie e homo religiosus. Se le religioni sono chiamate direttamente in causa, la fede cristiana è addirittura provocata e sfidata a giustificare e motivare la sua « pretesa » che la distingue da ogni altra. Ossia che la suprema teofania, antropofania e presenza dell'uomo religioso si concentrano in Gesù di Nazaret, Unto, Figlio di Dio, crocifisso morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini, rivelazione definitiva dell'amore del Padre. La teologia fondamentale trova, quindi un nuovo campo di estrema attualità e interesse.
Pertanto, la « mediazione » delle scienze della religione, concentrando l'attenzione su queste tematiche così spiccatamente cristologiche e soterio-logiche della fede cristiana, costringe la teologia cattolica e cristiana a strutturarsi più « dialogicamente » in senso interreligioso. A tal fine dovrà sviluppare una « dialogica » (teologia generale del dialogo) e una « fecalizzazione cristologico-pneumatologica » (teologia specifica del dialogo interreligioso). Il discorso del Gismondi, per questi motivi, diviene quanto mai attuale e stimolante, non solo a livello di epistemologia delle scienze della religione o di teologia fondamentale ma anche di teologia sistematica, coinvolgendo le tematiche più significative della cristologia, soteriologia e pneumatologia.
Dialogica cristologica e scienze della religione nella struttura del dialogo
Questa ricca problematica, nel volume, viene articolata in due parti. I primi sette capitoli analizzano le singole scienze della religione, fissando i criteri metodologici ed epistemologici per una lettura critico-costruttiva dei loro dati. In questa parte del volume il discorso segue una valenza maggiormente epistemologica e di storia delle scienze e del pensiero scientifico.
I capitoli da otto a dodici studiano le modalità concrete e i differenti strumenti del dialogo interreligioso (dialogica teologica) e della valorizzazione teologica (cristo-soteriologia dialogico-interreligiosa) dei contenuti delle scienze e delle tradizioni religiose. In essi vengono evidenziate le ricche tematiche delle scienze della religione riguardo a linguaggi, simboli e atteggiamenti deWhomo religiosus di tutti i tempi, jerofanie, teofanie e antro-pofanie, al fine di una rinnovata comprensione del ruolo storico-salvifico delle religioni e delle nuove finalità del dialogo interreligioso. Questa seconda parte assume un aspetto più specificamente teologico.
Gismondi insiste, in particolare, sull'importanza e l'urgenza di una « dialogica cristologica e pneumatologica » delle religioni, in cui il mistero di Cristo non sia soltanto il centro della fede cristiana, ma anche il punto di confluenza dei temi emergenti dalle varie religioni e dalle scienze della religione. A tal fine, questa « dialogica » deve valorizzare al massimo la logica dell'Incarnazione, che coinvolge tutte le realtà storiche e mondane, compresi i problemi planetari della liberazione, della pace e della promozione integrale delle persone, culture, popoli e società. Nell'attuale cultura plurietnica e cosmopolitismo planetario, le grandi tradizioni religiose e scientifiche costituiscono una forza decisiva, nel bene o nel male. Perciò, per giungere a una convivenza pacifica, volta a costruire insieme i futuri umanesimi della nuova èra, non si può prescindere da un dialogo interreligioso (e interculturale) caratterizzato da fede e religiosità profonde, serena capacità critica e creatività propositiva, aperto a tutti gli uomini di buona volontà e ai migliori contributi delle religioni e delle scienze.
Scienze della religione e rinnovamento scientifico
L'autore ricorda che gli studenti in occidente, nelle grandi contestazioni del '68, reclamavano un nuovo spazio per l'immaginazione, senza comprendere, forse, fino in fondo, il vero significato implicito in certi loro slogan quali: « l'immaginazione al potere » o « il potere all'immaginazione ». Essi, in verità, rivendicavano l'ineliminabile valore originario dell'immaginale, dell'immaginario, del simbolico e del mito, sottratti alla coscienza dell'umanità dal secolare oblio provocato dalle filosofie razionaliste, illuministe e positiviste. Una rivendicazione analoga emerge, forse incosciamente, dalla crescente ricerca di modelli religiosi dell'antico oriente: Veda, yoga, tao, zen, spiritualità orientali, New age, interessi esoterici, ecc.
Gismondi ricorda, ad esempio, come a Pasadena e Princeton, scienziati delle più diverse discipline, cerchino di costruire una nuova religione, ricavandola dal « bricolage » delle più antiche tradizioni religiose e dalle conoscenze scientifiche moderne. Ciò conferma il significato delle acquisizioni delle scienze delle religioni. Dal paleolitico ad oggi l'homo sapiens si è mostrato pure religiosus, ossia testimone di una « Realtà trascendente » che si manifesta in questo mondo, dando a tutto una dimensione di compimento. Toccato da essa, l'uomo assume un modo di esistere, che sfocia in valori assoluti, capaci di dare un senso a tutta la vita umana, spingendolo a costruire un mondo pieno di significato. Sorprende, perciò che religiosi e teologi occidentali non avvertano abbastanza l'eccezionale valore positivo, che emerge dai nuovi approcci scientifico-religiosi, costituendo un vero segno dei tempi.
Scienze della religione ed ermeneutica totale
Gismondi approfondisce l'analisi delle ierofanie (soprattutto celesti) compiuta da Eliade, che compendia, ampliandole, le migliori acquisizioni delle scienze della religione, mostrando che il sacro si rivela all'uomo religioso come una potenza trascendente, che ha la sua fonte nella divinità. L'analisi della nozione di ierofania ha messo pure in luce il ruolo fondamentale del sacro, come mediatore tra realtà trascendente e homo religiosus. Inoltre ha fatto comprendere come, a livello di tale mediazione, si collochi il mistero. Diviene evidente, a questo punto, il ruolo insostituibile del discorso teologico e della somma importanza della teologia, come « disciplina specifica del mistero divino ».
Perciò, un'ermeneutica veramente totale, chiamata a decifrare ed esplicitare gli incontri dell'uomo col sacro, dalla preistoria ai nostri giorni, diviene viva sorgente di cultura, si rivela creatrice di valori, fonda un'ulteriore dimensione per un nuovo umanesimo ed apre temi specificamente teologici. Questa ermeneutica assume un ruolo sia storico-religioso che storico-culturale e storico-sociale, come pedagogia suscettibile di cambiare l'uomo e di fargli compiere i decisivi passaggi verso l'interpretazione e comprensione dei fatti religiosi, fino alla riflessione creativa a partire da essi. In questo modo, colloca l'esperienza religiosa dell'uomo, dal paleolitico ai nostri giorni, al centro dell'educazione e formazione dell'umanità (umanizzazione oltre che organizzazione), come filo conduttore, pieno di significati e orientamenti ben precisi, nel tumultuoso vortice delle innumerevoli e frammentarie manifestazioni particolari.
Scienze della religione e novità epistemologica
Il volume pone in rilievo come dall'evoluzione storico-concettuale delle scienze della religione traspaia la possibilità di significativi approfondimenti per un dialogo interreligioso sui temi e sui problemi specifici delle diverse tradizioni religiose, da rivedere alla luce del ricchissimo materiale elaborato dalla ricerca scientifica sulla religione e le religioni. Gli apporti della riflessione religiosa, spirituale e teologica e quelli delle elaborazioni scientifiche fanno presagire la possibilità di vicendevoli integrazioni e completamenti. Ad esempio, il terzo capitolo fa vedere come metodi, teorie e finalità delle scienze, per quanto importanti e insostituibili, rimangano sempre parziali e bisognosi di ampie integrazioni e completamenti.
Applicando anche al campo delle scienze della religione, quanto dimostrato efficacemente nelle sue precedenti opere (Nuova evangelizzazione e cultura, Fede e cultura scientifica), che ormai rappresenta una costante del suo pensiero, Gismondi rimarca come il maggior valore culturale scienze della religione risieda proprio nella loro problematicità e criticità, per cui non cessano di sollevare interrogativi, scomodi ma utili, e tematiche, difficili ma significative, che costituiscono sollecitazioni preziose per un'analisi più approfondita della religiosità e delle religioni. Da ciò nascono i molteplici benefici di un confronto « multilaterale » fra religioni e scienze. Da un lato, i risultati della ricerca, vagliati e valutati criticamente, costituiscono un prezioso strumento di verifica storica e discernimento critico delle varie tradizioni religiose, dei loro contenuti e dei loro più diversi aspetti personali-psicologici, socio-sociologici, culturali-antropologici, ecc. D'altro lato, il patrimonio spirituale, mistico ed etico delle diverse esperienze religiose, tramandato dalle grandi tradizioni e istituzioni religiose, costituisce un prezioso strumento di verifica sapienziale e umana, per il discernimento epistemologico e la valutazione critica ed etica delle acquisizioni scientifiche.
Gismondi riconosce che questo confronto inedito non appare facile. Spetta alla chiesa del terzo millennio prepararlo e prepararvisi, attingendo forza e ispirazione, in primo luogo, alla sua fede illuminata, e a una speranza e amore-carità sempre più convinti. In secondo luogo, attingendo al proprio patrimonio di esperienze religiose più profonde e autentiche. In terzo luogo aprendosi a un ascolto sincero e rispettoso di quanto, sotto la guida del Logos e dello Spirito, l'homo religiosus, symbolicus e sapiens, nella preistoria e storia umane, non ha mai smesso di creare e di affinare. Il volume, perciò, intende offrire proprio gli strumenti di analisi e di riflessione indispensabili a tale compito.
Dalla storia comparata alla fenomenologia delle religioni
Entrando nel dettaglio delle varie scienze, l'autore pone in particolare evidenza quanto la storia e la fenomenologia delle religioni hanno finora considerato e che consente riflessioni particolarmente utili per il dialogo interreligioso. Infatti evidenzia chiaramente come ogni esperienza religiosa personale possa essere arricchita anche da quelle provenienti da altre tradizioni e culture religiose. La conoscenza delle esperienze e dei vissuti religiosi diversi dai nostri, può completare e ravvivare profondamente la nostra religiosità. Per questo il dialogo non può fare a meno del confronto e dell'ermeneutica che ne deriva. In particolare, il grande progetto di scienza della religione, proposto da Eliade, introduce a dimensioni particolarmente vaste e profonde.
Gismondi richiama l'attenzione su alcune fra le più significative ed emblematiche, acquisizioni di Eliade, quali: « Se per la fede di Abramo, per Dio tutto è possibile, la fede del cristianesimo implica che tutto è possibile anche per l'uomo ». « La fede significa la più alta libertà che l'uomo possa immaginare: quella di poter intervenire sullo stesso stato ontologico dell'universo ». « L'uomo, solo presupponendo l'esistenza di Dio, può conquistare la libertà e la certezza che le tragedie storiche hanno un significato trans-storico, anche se questo non è sempre evidente nell'attuale condizione umana ». « Il cristianesimo è la "religione" dell'uomo contemporaneo e dell'uomo storico, di chi ha scoperto simultaneamente la libertà personale e il tempo continuo (anziché ciclico) ». Gismondi sottolinea che queste frasi confermano come il dialogo con l'homo religiosus, attraverso tutte le culture dai tempi più arcaici ad oggi, possa aiutare l'uomo contemporaneo, occidentale e secolarizzato, a superare il mortificante « provincialismo » di quella cultura angusta in cui ha voluto rinchiudersi, per ritrovare il coraggio e la libertà della grande avventura verso il Trascendente.
Religione, psicologia profondità umana
Passando alla psicologia della religione, Gismondi, approfondisce in particolare le ragioni contingenti, storiche e culturali che portarono, ad esempio, alle impostazioni di Freud. Infine, dimostra come, attraverso un travagliato itinerario metodologico ed epistemologico e nonostante gli ambiziosi progetti iniziali, psicologia, sociologia e antropologia culturale dovettero rinunciare al sogno di una « teoria esplicativa della religione » capace di spiegarne l'essenza profonda, essendosi rese conto che essa supera i limiti delle scienze umane. Ripiegando su di una definizione operativa dovevano, comunque, scegliere se riferirsi a un « sistema simbolico » a una « istituzione sociale » o a una « vita soggettivo-personale ». L'autore documenta come le scienze della religione avrebbero potuto evitare molte difficoltà e contraddizioni, se avessero curato maggiormente un rigoroso confronto epistemologico e un serio dialogo transdisciplinare. Ormai, la crescente evidenza che le origini della religione affondano nella preistoria e si ritrovano in ogni cultura, fa superare molte vecchie teorie, spacciate come scientifiche, ma in realtà pseudo-filosofiche e ideologiche. Infatti, nonostante i più estenuanti sforzi effettuati per qualche secolo, non si è potuto dimostrare che la religione sia stata fatta puramente dall'uomo, benché essa sia nata con l'uomo.
Tra le risultanze di questa analisi, acquista particolare valore la dimostrazione del Gismondi che, ogni qualvolta la scienza considera l'uomo come « creatore » della religione, scade nello scientismo, la psicologia nello psicologismo, la sociologia nel sociologismo, l'antropologia nell'antropologismo e così via. La psicologia comincia e rendersi conto che nulla di ciò che è umano è puramente psicologico, sebbene tutto lo sia in qualche modo. In realtà la « psicologia della religione » si riferisce all'uomo religioso, interpellato dai segni religiosi provenienti da una storia immemorabile e posto di fronte a concezioni rivali dell'esistenza. Il credente si apre verso le sponde divine, perché percepisce, nel messaggio religioso, una luce che illumina la sua esperienza. La sua apertura non è arbitraria ma ragionata, tuttavia non riesce mai ad eliminare tutte le inquietudini derivanti da una realtà divina, che non si lascia mai conquistare.
Perciò, l'uomo religioso deve sempre ritornare al fondo delle ragioni della sua fede e rinnovarle, ogni volta che incontra una nuova voce discordante. Le scienze umane hanno il pregio insostituibile di illustrare come questo processo non avvenga nella limpidezza assoluta, ma nell'oscurità delle radici affettive, nella pesantezza delle strutture e nelle incertezze della vita, che coinvolgono le stesse motivazioni di fondo. Gismondi sottolinea, in particolare, come la scelta di fede, che è il cuore del rapporto religioso, sia un cammino coraggioso, ma travagliato da contraddizioni e contestazioni, che costringono a un'incessante e sempre sofferta delucidazione, perché la religione non è una teoria del mondo, ma vita ed esperienza, di cui la psicologia può costituire soltanto una « prefazione ».
Religione e dinamiche sociali
Passando all'analisi della sociologia della religione il volume illustra i modi in cui la sociologia della religione è pervenuta a dimostrare alcune intuizioni dei « classici » del metodo sociologico. Vale a dire che le credenze, gli atteggiamenti, gli ideali e i valori religiosi costituiscono le basi dei meccanismi fondamentali della vita sociale. Inoltre ha messo in evidenza i molteplici e delicati ruoli svolti dall'esperienza religiosa, a livello sociale, psicosociale e socio-culturale. Ne sono emerse conseguenze assai importanti per le scienze delle religioni. La prima è l'esigenza di studiare le religioni nel contesto delle culture e delle società, di cui condividono le vicende storiche. La seconda è la necessità di elaborare strumenti di analisi che permettano di collocare la religione al livello delle altre dimensioni dell'esperienza storica globale. Ciò non sminuisce lo specifico studio storico-religioso delle religioni, ma lo inserisce nel contesto globale della vita sociale e culturale, per analizzarlo in un modo più articolato, profondo e aperto a ulteriori prospettive.
Infine, la sociologia della religione ha dimostrato pure la necessità di un approccio sempre più multidisciplinare alla religione, sottolineando l'impossibilità, per qualsiasi disciplina, di sviluppare un approccio sufficiente ad analizzare, spiegare e comprendere tutti i ruoli e i significati della religione. Alle acquisizioni delle altre scienze, la sociologia aggiunge la manifestazione dell'esperienza religiosa come fattore propulsivo dell'agire umano sulle strutture e le dinamiche del sistema sociale. In più dimostra che la religione, e in particolare il cristianesimo, con i suoi caratteri specifici, la propria dialettica e forza di sviluppo, costituisce un insostituibile fattore di dinamiche sociali. In senso più generale la sociologia, nel suo cammino difficile e tormentato, ha dimostrato la capacità di confutare i numerosi ideologismi e dogmatismi ascientifici, che facevano della religione un « epifenomeno », una « sovrastruttura » o un « residuo avviato all'estinzione ». Di qui la possibilità di scoprire il valore autonomo e l'insostituibile apporto dei dinamismi religiosi per lo sviluppo delle società, delle culture, della storia e dell'umanità.
Le dimensioni antropologiche del religioso
Gismondi dedica una particolare attenzione all'antropologia della religione che, a suo dire, sa rileggere i contenuti acquisiti dalle altre scienze delle religioni e dai loro metodi in prospettive e modi nuovi. Essi consentono di ricavare dalle ricerche sulla religione ulteriori elementi di grande valore che ne allargano notevolmente le potenzialità. In particolare, essa sembra focalizzare le ricerche sull'esperienza umana del sacro, le teofanie, le antropofanie e sul ruolo sempre più centrale, che l'homo religiosus, attraverso la preistoria, la storia e la trans-storia, assume per la comprensione dell'esperienza religiosa e l'interpretazione del suo significato. Pertanto, l'impegno ermeneutico dell'antropologia della religione, volto a comprendere in profondità le teofanie, trascende l'ambito di una scientificità puramente tecnica o razionalistica, per divenire un grande coefficiente di rinnovato umanesimo attuale fondato sul « religioso » e perciò integrale.
Questo avanzamento dipende dal fatto che l'antropologia della religione può prendere come punto di partenza quello che per le altre scienze della religione costituì un sofferto e tormentato punto di arrivo. Per questo motivo, il trattato su « Le origini e il problema dell'homo religiosus » giunge a conclusioni e prospettive impensabili fino a poco tempo fa che, per le scienze attuali, possono costituire un vero e proprio programma di ulteriore ricerca, verifica e approfondimento: dal Paleolitico fino alla nostra epoca, lo storico delle religioni e l'antropologo sono in grado di identificare i tratti del volto dell'homo religiosus.
Scoperte incessanti portano a un costante incremento di questa documentazione già così ricca e varia. Col suo comportamento nel corso dei millenni, l'homo religiosus mostra di credere in una Realtà trascendente che si manifesta in questo mondo e dà al mondo stesso una dimensione di compimento. Questa scoperta fa sì che l'uomo assuma un modo specifico di esistere, poiché sfocia in valori assoluti, capaci di dare un senso all'esistenza umana. Eliade non ha esitato a dire che l'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo fatto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Secondo l'autore queste affermazioni forti e incisive oggi rappresentano soltanto un nuovo punto di partenza verso ulteriori acquisizioni ancor più avanzate, che orientano nuove e ancor più significative ricerche.
Fondamenti per una dialogica teologica
Dopo aver analizzato e valutato gli apporti delle scienze della religione, a cominciare dall'ottavo capitolo, Gismondi sviluppa la parte più specificamente teologica della sua ricerca e riflessione. In primo luogo egli approfondisce gli elementi più suggestivi di una « dialogica » teologica, attingendo a numerose indicazioni emergenti, soprattutto, dall'ambito filosofico. Perciò, annota che esse devono essere ulteriormente verificate ed elaborate in appropriati ambiti teologici. Di tali « suggestioni » egli si limita soltanto a due, a suo dire, particolarmente significative. La prima, che considera il dialogo come una comunicazione che conduce alla comunione, gli appare dotata di particolare spessore teologico e attualità culturale, sia a livello dei metodi che dei contenuti.
Infatti, in una « civiltà della comunicazione », ritmata sul dialogo, in cui nulla viene considerato definitivo o compiuto, la dimensione « religiosa » può presentarsi come aperta e non scontata e come stile di convivenza, che si esprime nella relazionalità. In essa l'uomo diviene se stesso solo comunicando con VAltro e gli altri. Inoltre, nella comunicazione dialogale, l'attenzione all'interlocutore ha la stessa importanza dei contenuti offerti. Infine, il rapporto comunicativo, per raggiungere l'altro, si fonda sul « consenso comunicativo ». Perciò la comunicazione verso la comunione, che consiste, essenzialmente, nella reciproca partecipazione nell'amore appare una dimensione dialogica e antropologica che coinvolge ogni livello.
La seconda « suggestione » riguarda anch'essa metodi e contenuti, poiché intende valorizzare la condizione iniziale, mediante la quale il dialogo conduce i credenti a ricorrere non alla condizione del « dubbio », ma a quella di stupore originario della posizione di partenza, che fa rivivere loro, riamando e risoffrendo insieme, la loro primitiva tensione problematica, in seguito ai dati emersi dal dialogo. Questo atteggiamento è di natura non tanto teoretica, quanto spirituale, morale e ascetica, ed esprime una voluta povertà interiore, unita a un distacco da ogni adesione consuetudinaria alla fede. Per di più, esprime la libera volontà di risalire insieme all'Origine. Questi atteggiamenti in seno al dialogo, indicano un « dire per capire », che propone il messaggio per poterlo capire sempre più profondamente e intensamente, in una crescente disponibilità scevra dai tre limiti o errori più insidiosi di ogni dialogo: il soggettivismo, l'eclettismo e il sincretismo.
Terzo millennio, grande era del dialogo interreligioso
Questi elementi attinti, dalla migliore riflessione contemporanea, vengono, sottoposti dal Gismondi a un serrato confronto critico con quanto i documenti conciliari, pontifici ed ecclesiali hanno elaborato negli anni che vanno dalla Ecclesiam Suam (1964) alla Redemptoris Missio (1990). Ad essi si ispirarono numerose esperienze di dialogo interreligioso. Esperienze e documenti, quindi, hanno segnato un notevole arricchimento di prospettive e di approfondimenti dottrinali. Nel capitolo l'autore studia i modi per instaurare un proficuo dialogo fra i due diversi « insiemi di pensiero » (scientifico e teologico), al fine di farne affiorare le virtualità e i contenuti impliciti.
In particolare, le ricchezze emergenti dall'analisi delle scienze della religione, per poter essere adeguatamente valorizzate, esigono, oltre al decisivo salto di qualità della riflessione teologica sul dialogo (dialogica teologica), un altrettanto decisivo allargamento degli orizzonti del dialogo interreligioso. Poiché alcuni spunti al riguardo sembrano sono stati sviluppati nel documento Dialogo e Annuncio (1991), il Gismondi dedica ad esso un intero capitolo, ove pone le basi per passare a enucleare gli elementi di una « teologica dialogica delle religioni », come « teologia del dialogo interreligioso ».
Magistero e dialogo interreligioso e interculturale
Appare interessante la sintesi « orientata » del documento, presentata dal Gismondi in questi termini che ne sottolineano il notevole avanzamento nella linea dei documenti conciliari. L'azione della chiesa esige una sensibilità sempre viva verso gli aspetti sociali, culturali, religiosi e politici. Essi sviluppa attraverso la spiritualità del dialogo, che comporta discerni-nto interiore, riflessione teologica sul significato delle varie tradizioni religiose nel disegno di Dio e condivisione dell'esperienza spirituale dei credenti. Perciò il dialogo interreligioso deve svolgere pure un ruolo profetico, testimoniando e promuovendo i valori evangelici, di modo che tutti gli interlocutori si ritrovino su un cammino comune di reciproca crescita.
Per questo motivo la chiesa deve incoraggiare non solo il suo dialogo interreligioso con le altre religioni, ma anche quello di tutte le varie religioni fra loro, affinché anche queste, incontrandosi, purificandosi e collaborando, possano promuovere la loro reciproca crescita nei valori del Regno, quali: la verità, la vita, la santità, la giustizia, l'amore e la pace. In questo modo il dialogo interreligioso si conferma vera espressione di quel dialogo di salvezza che Dio ha iniziato con tutta l'umanità. I cristiani impegnati nel dialogo devono, quindi, saper rispondere a chiunque sui contenuti della loro fede e della loro speranza, per render testimonianza e condividere amorosamente la loro gioia di conoscere e seguire il Cristo.
Poiché lo Spirito stesso guida la chiesa, dobbiamo essere pronti ad andare dove egli ci conduce a testimoniare e condividere i valori evangelici. In questo atteggiamento, chiesa e cristiani proseguono l'annuncio e il dialogo interreligioso, non solo per imitare Cristo, ma anche per essere intimamente uniti a lui, nella sua oblazione a favore di tutta l'umanità, per la salvezza del mondo intero. Il dialogo « personalizzato » esige un'attenzione speciale verso ogni seguace di ciascuna religione, rispettandone il carattere, i problemi personali, le esigenze derivanti dalla sua formazione, area geografica e contesto socio-culturale, perciò oltre che impegno, è dono e grazia da chiedere con intensa e fiduciosa preghiera.
Pertanto, conclude Gismondi, l'analisi del documento Dialogo e Annuncio ne evidenzia il carattere di riflessione organica e aggiornata sul dialogo interreligioso e sui suoi principali elementi, cui conferisce vastità e apertura notevoli, costituendo una base solida e autorevole per gli ulteriori sviluppi della tesi del volume: a) la valorizzazione del grande apporto delle scienze delle religioni alle tematiche delle religioni e alle esigenze del dialogo; b) l'elaborazione di una teologia sistematica del dialogo interreligioso, adeguata agli sviluppi delle scienze della religione e della più matura teologia del dialogo interreligioso.
Teologia dialogica e dialogo interreligioso: sviluppo storico
Il capitolo undicesimo è dedicato a una rapida panoramica storica e dottrinale delle complesse ragioni che hanno reso difficile e tormentato lo sviluppo della prassi biblico-cristiana e della riflessione teologica sui rapporti fra il cristianesimo e le varie religioni. Per quanto sintetico, esso consente di apprezzare meglio i più diversi tentativi di apertura del popolo di Dio verso le altre religioni, presentati dalle prime pagine della Bibbia ai nostri giorni. Oggi, sulla spinta del Concilio Vaticano II, del crescente pluralismo religioso e culturale, dell'unificazione del genere umano e della maggiore interdipendenza dei popoli, la linea dell'apertura dialogica richiede un ulteriore rafforzamento e approfondimento.
Gismondi dimostra come una delle risposte più valide sia data da una nuova teologia dialogica delle religioni, che risponda alle tre seguenti esigenze fondamentali: sia centrata sulle persone, sia mediata dalle scienze della religione, sia finalizzata a chiarire il ruolo salvifico (per le persone e le culture) delle religioni e dei rapporti che ne derivano (dialogo interreligioso). Pertanto dedica i due capitoli finali ad approfondire questa proposta.
Teologia dialogica e dialogo interreligioso: sviluppi dottrinali
Gismondi pone in evidenza che il dialogo interreligioso esige una teologia dialogica delle religioni, fondata su una cristologia collegata alla teo-I logia trinitaria e del Regno, in cui il mistero di Cristo, centro della fede cristiana, costituisca il principio di comprensione e il criterio di discernimento e valutazione delle varie tradizioni religiose. Tale teologia, valorizzando, la [ prospettiva globale dell'incarnazione, abbraccia pure tutte le realtà e i problemi mondiali (liberazione e promozione integrale di persone, culture e I popoli). Essa richiede, perciò, adeguati criteri per verificare se le tradizioni I religiose, impegnate del dialogo, consentano davvero tale liberazione e promozione. Il discernimento, oltre ai criteri evangelici, richiede pure quelli storici e culturali riguardanti la struttura globale delle religioni (storia comparata e fenomenologia delle religioni), la liberazione e promozione personale (psicologia e psicanalisi della religione), la liberazione e promozione sociale (sociologie della religione), la liberazione e promozione culturale (antropologia delle religioni).
Gismondi approfondisce come tutti questi elementi vadano inseriti nel fatto che il Verbo di Dio, agente universale di ogni automanifestazione divina nella storia, operava già prima della sua incarnazione in Gesù Cristo e che la sua azione salvifica, mediante l'opera universale dello Spirito Santo, si estende oltre i confini visibili della chiesa. Pertanto, per il dialogo interreligioso (e la teologia dialogica delle religioni) sono fondamentali: a) il momento dell'ascolto, alla ricerca dei vari elementi che esprimono l'auto-comunicazione universale di Dio nel Verbo, la presenza universale e metastorica del Cristo risorto nel mondo e l'economia e presenza universale dello Spirito Santo nella storia; b) il momento del discernimento crìtico (evangelico) e della verifica (culturale) di tutti gli elementi emersi, da attuarsi mediante tutti gli strumenti più adeguati di cui si può disporre (tra i quali le scienze della religione); e) il momento della reciproca proposta, verifica e confronto costruttivo fra le varie esperienze religiose, avvalendosi degli strumenti che lo facilitano (scienze delle religioni). Questi « momenti » consentono al dialogo di porre a confronto tutte le « teofanie », le antropofanie i « modelli » di homo religiosus, le domande e le risposte delle religioni tenendo conto dei contesti e della « pluralità di visioni specifiche del reale » (contestualità). Questo dialogo contestualizzato solleva l'esigenza di interpretare eventi e contesti (ermeneutica), in un circolo ermeneutico che rimanda all'interazione progressiva fra il dato della fede, il vissuto dell'incontro dialogale (momento induttivo) e la chiave dell'interpretazione (momento deduttivo). In questo modo, l'incontro interreligioso diviene coefficiente di una teologia sempre più cattolica (universale e inclusiva), contestuale alle tradizioni religiose dell'umanità, per una sempre più ampia comprensione del piano salvifico, rivelato e realizzato in Gesù-Cristo.
L'incontro col mistero della croce e del Crocefisso
Il capitolo ultimo e conclusivo si sofferma su alcuni nodi particolarmente difficili del dialogo, quali la salvezza dalla sofferenza e la salvezza mediante la sofferenza. Gismondì mette in luce l'importanza di focalizzare l'attenzione non tanto sulla « croce » e il Crocifisso, staticamente inchiodato ad essa, quanto sulla persona dinamica del Crocifisso, morto e risorto, nel quale i segni della passione, non sono le orrende ferite del momento della crocifissione, ma la loro permanenza trasfigurata nella gloria delle risurrezione. Resta comunque il fatto che questo « scandalo mistero » non è facile da comprendere, scaturendo dalla pienezza e immensità del mistero, che unisce inseparabilmente incarnazione, morte e risurrezione.
Gismondi nota con vigore che l'essenza del dialogo interreligioso consiste nell'essere comune incontro col mistero di Dio in Cristo e comune luogo di esperienza dell'universalità dello Spirito Santo. Perciò l'incontro col mistero della croce, kénosi divina, in cui la sofferenza conduce alla salvezza e la salvezza libera definitivamente dalla sofferenza, immergendosi in essa, è ineludibile. Il dialogo, perciò, è misteriosa esperienza pneumatologica, cristo-logica e staurologica, a partire dal Crocifisso-Risorto, che comunica ai dialoganti il suo Spirito, perché si aiutino a rispondere sempre meglio al loro comune destino di totale dedizione, umile donazione e coraggioso servizio per la liberazione dai « cerchi diabolici » del male, aprendosi agli inviti della grazia, camminando insieme, « nel tempo della pazienza di Dio », nella speranza verso la risurrezione.
Il richiamo a tali cerchi diabolici della povertà, della politica, del potere, dell'alienazione culturale, della distruzione della natura, del senso di assurdità della vita, rende tutto il discorso sul dialogo interreligioso estremamente attuale, urgente, socialmente, storicamente e culturalmente significativo.
Dopo i due precedenti, anche questo volume del Gismondi si distingue per l'accurata selezione degli argomenti più importanti ed attuali, la ricca e scelta documentazione e il taglio rigorosamente transdisciplinare, costantemente preoccupato di far dialogare, costruttivamente, istanze scientifiche, filosofiche e teologiche, fino ad oggi ritenute lontane e conflittuali. La grafica gradevole e lo stile attraente ne facilitano la lettura. Insistiamo, perciò sulla lacuna che rappresenta, per libri di questo valore, la mancanza di una dettagliato indice analitico ed onomastico, che consenta di reperire rapidamente e passare facilmente agli argomenti più significativi fra loro collegati o collegabili.
Per di più, in questo volume, a differenza degli altri precedenti, l'indice generale ha omesso tutti i sottotitoli di paragrafi e sottoparagrafi che consentivano una corretta comprensione e consultazione dei vari argomenti. Si tratta di errori e lacune non solo di forma, ma anche di sostanza in libri dal valore e importanza culturale come questi. Occorrerà provvedervi nelle future edizioni di questa benemerita collana, che costituisce un avvenimento di notevole spessore culturale.
Per concludere direi che, insieme ai due precedenti volumi della collana, Nuova evangelizzazione e cultura e Fede e cultura scientifica, Scienze della religione e dialogo interreligioso costituisce una preziosa trilogia essenziale per un proficuo dialogo con la cultura e le culture attuali, nello spirito di Gaudium et Spes. Scuole superiori e Università, Facoltà teologiche e Istituti di Scienze religiose, centri e circoli culturali, potranno trovare in essi dottrina sicura, documentazione scelta e aggiornata e un inesauribile repertorio di tematiche e problemi fortemente stimolanti, anticipatori e profetici.
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