Nobile Marco ,
Recensione: Alexander Rofé, Storie di profeti. La narrativa sui profeti nella Bibbia ebraica: generi letterari e storia ,
in
Antonianum, 68/2-3 (1993) p. 398-399
.
Nell'ambito della ricerca esegetica biblica, il libro che si recensisce occupa un posto originale. Non perché l'autore, professore all'Università ebraica di Gerusalemme, di origine italiana, esuli dalla metodologia storico-critica, che gli è ben nota, ma per la sua collocazione geo-politica marginale, rispetto alla griglia scien-tifico-ideologica dell'area occidentale, e più specificatamente della dominante esegesi anglosassone.
Il R., di raffinata sensibilità umanistica, sa portare con questo suo libro, una ventata stilistica nuova in un panorama esegetico rigoroso e vivace sì, ma spesso anche monocorde e formale, almeno nell'ambito della ricerca storico-critica.
Bene hanno fatto, allora, i colleghi e curatori italiani, docenti in varie università della penisola, che hanno accostato questo studioso, invitandolo alla traduzione di un suo libro dall'inglese, riveduta sulla seconda edizione originale ebraica. In realtà, come dice il R. nella prefazione, l'edizione italiana si presenta con qualche nota nuova, che ne fa una vera e propria nuova edizione.
L'opera, in parte costituita da una raccolta tematica di lavori pubblicati precedentemente, si propone di analizzare il processo storico che ha portato alla creazione successiva di vari generi letterari, aventi per oggetto «storie di profeti», come dice appunto il titolo. La denominazione di generi letterari non deve trarre in inganno. L'autore non si limita ad ingabbiare i testi biblici nella camicia stretta dei quattro generi entro i quali normalmente verrebbero interpretate le narrazioni profetiche, ossia la legenda, la storiografia, la biografia e il racconto edificante/parabola, bensì egli, con sottile sensibilità letteraria, dispiega con metodo induttivo la sua analisi su testi inquadrabili in una dozzina di generi letterari. Il R. si situa a metà strada tra l'analisi critico-formale e l'indagine contemporanea, attenta alla natura linguistico-letteraria dei testi biblici e alla loro «individualità».
Mentre egli porta avanti la sua indagine ricostruttiva del processo genetico dei detti generi, s'interessa anche, sulla base dei contenuti e del riflesso del loro contesto storico-ideologico, di verificare l'autenticità storica delle relazioni testuali. Campo di ricerca di tutto il libro è soprattutto il ciclo narrativo di Eliseo (2 Re 2ss), benché non manchino naturalmente altri esempi.
L'indagine parte dalla forma più arcaica, la legenda (ad es. 2 Re 2,19-22), frutto perlopiù di tradizione orale, stereotipata e attenta soprattutto alla qualità magica delle imprese del profeta. Tale forma prende via via una riformulazione letteraria, più attenta ai dettagli narrativi e al delineamento dei caratteri (vedi 2 Re 4,8-37). La crescita degli episodi riguardanti il profeta, fa nascere l'esigenza di conoscerne di più circa la sua apparizione sulla scena della storia: si sviluppa pian piano il genere della vita, che più tardi, come nel caso di Geremia, si trasformerà ancora nella biografia.
Fin qui si ha la prima grande fase del processo genetico. Nella seconda, che costituisce anche argomento di tutta la seconda parte del libro, assistiamo alla crescita dei racconti nel senso di operazioni storiografiche, più attente alla realtà politica e alla veridicità storica tout court. Il R. analizza minutamente, con perizia filologica e con attenzione al testo concreto, le varie unità, e sa dare i criteri per l'appuramento della qualità della notizia storica che di volta in volta si può ottenere dal testo. L'attendibilità della notizia dipende certo dalla natura delle fonti e del genere letterario, ma la ricostruzione del contesto storico autentico che può esservi dietro una pericope, si ottiene dal fatto e dalla misura in cui i testi rifletterebbero l'impressione suscitata dai personaggi, i profeti, sui contemporanei. In realtà, quest'ultimo criterio possiede una certa fragilità, dovuta al suo basarsi su una pregiudiziale corfessionale ottimistica e scontata: la grandezza dei profeti. La ricerca contemporanea sa quanto dillicile sia stabilire l'identità dei profeti dell'AT e le peculiarità del processo storico.
Tornando allo sviluppo delle narrazioni, si assisterebbe nel tempo, secondo il R., al configurarsi di un interessante fenomeno. La passione storica del narratore desacralizzerebbe sempre più la figura del profeta, elevando le sue qualità etiche e religiose nel quadro socio-politico e religioso dell'epoca. Ci si prepara a quella terza grande fase che vedrebbe spiccare in modo sempre più netto la grandiosità morale del profeta. Egli diventa oggetto di venerazione nella leggenda etica (2 Re 5), nell'«exemplum» o racconto edificante/parabola (1 Re 22,1-28) e nell'epopea (1 Re 16,29-19,18).
Tale tendenza avrebbe toccato la sua punta estrema nella formazione di racconti martirologici, che mettono in risalto le qualità eroiche delle figure profetiche, le quali si mostrano pronte a dare la propria vita. L'arco parabolico va da episodi come quello di Amos di fronte al sacerdote Amasia giù giù, passando da Geremia e Daniele, fino alle figure del giudaismo dell'era avanzata del Secondo Tempio, e fin nell'eco delle parole di Gesù (Mt 23,37).
Pur nella eterogeneità del materiale originario adoperato, il R. ha saputo darci una monografia ben costruita. Avremmo forse preteso di trovare di più circa l'impiego dei racconti profetici in trame narrative di più vasta estensione, come ad es. la storia deuteronomistica o quella ancora più ampia costituita da fili narrativi che vanno dal Genesi e giungono al libro dei Re. L'autore riserva un paragrafo all'inserzione redazionale dei racconti nel libro dei Re (pp. 116-125), ma è troppo poco.
Ad ogni modo, vale la pena conoscere il metodo di lavoro di cui il R. ci offre in questo libro un ottimo esempio.
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