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Recesione: Johann Maier, Il giudaismo del Secondo Tempio. Storia e religione

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recesione: Johann Maier, Il giudaismo del Secondo Tempio. Storia e religione , in Antonianum, 67/1 (1992) p. 144-145 .

Il presente libro, curato nella versione italiana da Bruno Chiesa, contiene la prefazione dell'autore stesso, professore dì giudaistica e direttore della stessa al Martin-Buber-Institut dell'Università di Colonia.

L'opera si rivela un lavoro rapido, utile e aggiornato, che viene a riempire quel bisogno attuale di reimpostazione d'immagine dell'Antico e del Nuovo Te­stamento e dei rapporti tra i due Testamenti, sullo sfondo delle vivaci e promet­tenti ricerche nel campo della cosiddetta letteratura intertestamentaria (termine quest'ultimo inesatto, ma ancora in uso).

L'autore tiene a sottolineare che non si vuole sostituire alle introduzioni all'Antico o al Nuovo Testamento, ma vi si vuole affiancare come complemento. In realtà, la lettura gradevole del testo, ci pone di fronte a quei nuovi orizzonti entro i quali bisogna ripensare entrambi i Testamenti. Troppe finora sono state le pregiudiziali confessionali che hanno regolato l'interpretazione della letteratura veterotestamentaria e di quella neotestamentaria. Si tratta ormai di rivedere in senso più dinamico le nostre concezioni di canone e di canonicità, situandole sullo sfondo di una conoscenza più adeguata dell'universo storico-culturale giudaico e dell'informazione affascinante che proviene dagli attuali studi di giudaistica.

A tali questione si dedica il primo capitolo del libro, a mo' d'introduzione. È nel secondo capitolo che comincia ad essere esaminato quel periodo storico preso come oggetto nel titolo del libro e che va dal periodo persiano (VI sec. a.C.) e si conclude con la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. Il secondo capitolo svolge questioni più prettamente storiche del periodo persiano (esilio babilonese, ritorno dei deportati, il giudaismo babilonese), mentre i capitoli terzo, quarto e quinto «trattano» (ma è un termine improprio, come si dirà) rispettivamente del pro­blema linguistico (l'uso dell'ebraico, dell'aramaico e del greco), delle fonti (scritti deuterocanonici, apocrifi e altra letteratura extra-biblica, archeologia) e delle te­matiche di esse. In realtà, sono da rilevare subito due elementi che saltano agli occhi. Il primo è che i contenuti dei capitoli suddetti, eccetto il secondo, ha una collocazione discutibile, visto che gli argomenti valgono anche per il periodo sto­rico seguente; il secondo punto è che spesso i paragrafi constano di sole indica­zioni bibliografiche, senza alcuna trattazione specifica.

Dal e. 6 inizia l'esame del periodo ellenistico-romano e a questo viene resa più giustizia con una più ampia trattazione, che si prolunga nelle questioni teolo­giche ed istituzionali (c.7) e nell'interessante discussione circa il fenomeno, fon­damentale per la conoscenza del periodo, dei gruppi e delle tendenze ideologiche (c.8).

Il libro ha un indubbio valore informativo; eccellente l'apporto bibliografico, che permette allo studioso, oltre che l'aggiornamento, anche la continuazione personale della ricerca. Vi è però un limite da segnalare. Come si è già accen­nato, la trattazione dei molti argomenti è sempre rapida, qualche volta povera, ta-laltra inesistente; con la conseguente che il lettore recepisce degli stimoli ai quali però non può dare una fisionomia ben precisa, perché il testo dice e non dice o semplicemente accenna. Qualche volta si ha anche l'impressione di un qualche di­sordine e di una certa imprecisione, ma la sinteticità impedisce la discussione.

Non si pretende che debba venir fuori un'altra opera come quella dello Schùrer (Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo; finora sono stati pub­blicati dalla stessa editrice Paideia due volumi e si attende il terzo ed ultimo), ma se si rivedesse un pò, il presente libro sarebbe un ottimo sussidio didattico da af­fiancare necessariamente alle varie introduzioni alla letteratura biblica.