Giordani Bruno ,
Recensione: E. Fizzotti - A. Gismondi, // suicidio. Vuoto esistenziale e ricerca di senso ,
in
Antonianum, 67/1 (1992) p. 166-167
.
L'analisi sul suicidio segue qui una traiettoria originale: non si parla di morte, ma - paradossalmente - di vita. La rassegna dei vari tipi di suicidio; le statistiche recenti condotte in campo europeo e, in forma più analitica, in Italia; il confronto istituito sulla frequenza del fenomeno secondo diversi parametri (sesso, età, stato civile, livello culturale, occupazione) costituiscono il quadro-base sul quale gli Autori conducono le loro analisi (Parte I).
Nella Parte II vengono passate in rassegna diverse teorie che tentano di spiegare i motivi che portano la persona a togliersi la vita.
La Parte III presenta il concetto di persona, maturato nell'ambito della psicologia umanistico-esistenziale e completato da V. Frankl: l'uomo è un composto tridimensionale (soma - psiche - spirito), è libero e responsabile, per realizzarsi ha bisogno di dare un significato alla vita; ha una disposizione naturale a tendere ai valori trascendenti.
L'ultima Parte del lavoro dimostra come sia preferibile prevenire il suicidio, anziché limitarsi a curarlo. Per attuare una prevenzione efficace, gli Autori propongono norme pratiche e operative (pp. 173-185). Vengono esposti alcuni tipi di intervento, rilevandone i limiti. Si nota che essi peccano di unilateralità, in quanto ognuno tiene presente un solo aspetto del fenomeno: o quello fisico, o quello psicologico, o quello socio-economico (pp. 194-197).
Gli Autori del lavoro qui presentato ritengono di dover integrare questi approcci unilaterali e limitativi, aggiungendovi l'aspetto «esistenziale» per dare alla prevenzione un volto più umano. Tale proposta è ispirata alla concezione fran-kliana della persona e viene tradotta nei principi operativi della logoterapia.
Se dopo aver letto il lavoro si torna a dare un'occhiata alla Premessa, non si può che riconoscere come e vere e efficacemente dimostrate le affermazioni e gli intenti ivi contenti. Il lettore attento rimane convinto che: nel lavoro viene condotto un discorso di «vita»; risultano dimostrate «le possibilità di vivere una vita piena»; si possono aiutare concretamente le persone in difficoltà «a scegliere volontariamente la vita». La piena e convinta adesione all'esposizione condotta dagli Autori va, infine, anche alla definizione originale che viene data del fenomeno analizzato: «Il suicidio non esprime la libertà di morire, ma la soppressione della libertà di vivere».
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