Il libro raccoglie sei relazioni, leggermente ritoccate per la stampa, tenute dal 16 al 20 agosto del 1988 in occasione del convegno del «gruppo di lavoro dei veterotestamentaristi cattolici di lingua tedesca». Il tema dei lavori era stato il libro della Sapienza o la Sapienza di Salomone, un'opera notevole del giudaismo alessandrino, facente parte del canone riconosciuto dai cattolici.
I protagonisti del convegno sono stati mossi, oltre che dalla qualità dell'opera in questione, anche dalla volontà di riparare all'ingiustizia che viene di solito fatta ai libri sapienziali in genere e alla Sapienza in specie, di considerarli di fatto letteratura minore, rispetto alla «Legge e ai Profeti». L'intento è lodevole e il risultato è la pregevole presente raccolta, che fa il punto su questo libro così affascinante.
Significativa è la scelta della Sapienza, perché, come dicono i curatori nell'introduzione, essa è «la più sistematica» dei libri sapienziali e, quindi, invita allo studio del suo pensiero teologico; inoltre, è «la più ellenistica» delle opere sapienziali, fin quasi al sospetto che si spinga troppo oltre nell'accettare il pensare ellenistico. Ma la sua caratterizzazione grecizzante si coniuga perfettamente con l'amore alla tradizione giudaica dei Padri, per cui, è degna di studio attento una creazione teologico-letteraria che si presenta come testimonianza di quel che è avvenuto in quell'epoca e di quel che si pensava nel giudaismo di lingua greca. L'interesse da parte dei cristiani, poi, aumenta se si pensa che concezioni sulla sapienza personificata, come quella del libro in questione, hanno costituito terreno di coltura per le radici della primitiva cristologia, in particolare quella giovannea.
I temi sviluppati dagli autori sono svariati e si completano nel dare della Sapienza una visione d'insieme e di dettaglio, che ne mostri l'origine, il pensiero e lo sfondo storico-culturale, identificabile soprattutto nel tardo ellenismo egiziano.
È il primo contributo, quello di Manfred Gòrg, che si preoccupa di mostrare il «milieu» suddetto, a partire da Sap 13, ls. L'autore della Sapienza, nella sua severa critica derivante dal suo stretto monoteismo, mostra di conoscere molto bene la teologia tardo-egizia. Alcuni studiosi, tuttavia, non accentuerebbero più di tanto tale aspetto, in quanto affermano nel nostro una generica buona cultura, non eccessivamente profonda.
II secondo contributo, di Wolfgang Werner, prendendo come spunto le affermazioni di Sap 1, 11-15 e 2, 21-24, circa il problema del male e della vita ultraterrena, mostra invece quale contributo l'autore della Sapienza abbia dato alla «nuova» teologia, sviluppando in modo originale, non senza l'apporto ellenistico,la tradizionale affermazione della similarità d'immagine tra l'uomo e Dio e trasformandola in una connotazione d'immortalità.
Alla discussione sul tema appena accennato si connette il breve intervento di Helmut Engel sull'interpretazione da dare a 1, lld: accogliendo il suggerimento originale e solitario di N. Lohfink, egli interpreta la figura della morte provocata dalla bocca menzognera, come morte di un altro, di un terzo, e non come autoperdizione, secondo una tradizionale esegesi.
È ancora di H. Engel il seguente ottimo saggio sulla perìcope 7, 22-8, 1, che fa comprendere in modo particolare il titolo della raccolta, dedicato alla «maestra di giustizia» (cf. 1,1 e l'inclusione 6,lss). Il lavoro è ampio e ben articolato e offre una lettura d'insieme del libro sapienziale. Peculiarità dello studio sono l'inclusione di 10, 1-11, 1 nella seconda parte dell'opera (in genere, il e. 10 è visto come l'inizio della terza parte) e il profondo radicamento culturale nella teologia egizia tardo-ellenistica che ha come destinataria di adorazione la dea Iside. In realtà, la conoscenza di tale sostrato teologico, è occasione per un'accesa diatriba e per un duro confronto che vuole togliere ad Iside quello che invece va attribuito alla Sapienza che «sta con Dio». Utile all'assunto è la seconda delle due appendici allegate al saggio: «gl'inni e le aretalogie di Iside».
Ernst Haag, confrontandosi con D. Georgi, offre a sua volta un contributo alla discussione circa l'unitarietà o la complessità-eterogeneità del libro della Sapienza. Egli vede l'opera come il risultato di un processo vivo di teologizzazione, che mostra le varie sfaccettature della relazione tra la sapienza e la storia della salvezza. I testi studiati sono i ce. 11-12.
Infine, Johannes Marbòck, prendendo le mosse dagli ultimi due capitoli del libro. 18-19, mostra come esso sia il poderoso tentativo di conciliare la tradizionale teologia sulla creazione con i nuovi impulsi provenienti dalla filosofia naturale del tempo e dalle nuove acquisizioni teologiche da parte dello stesso giudaismo (l'apocalittica, ad es.), per ottenere una visione adeguata alla realtà contemporanea e, nel contempo, illuminata dalla Torà.
Come si può notare, vari sono i temi toccati dai saggi della raccolta, come varie e sfumate sono le risposte date alle questioni connesse. Non è sempre necessario consentire con ciascuna di esse, ma su di una cosa si può essere pienamente d'accordo. Il libro è di modeste dimensioni, ma è capace di offrire «a mo' di assaggio» una visione completa del libro della Sapienza e dei problemi che vi si connettono, invitando in modo sapienziale la curiosità scientifica a prendere sul serio una creazione letteraria e teologica così importante, eppur così bistrattata.