Nobile Marco ,
Recensione: Bruce Vawter - Leslie J. Hoppe, Ezekiel. A New Heart ,
in
Antonianum, 67/2-3 (1992) p. 432-434
.
La collana International Theological Commentary si presenta con una sua peculiarità di fronte alle molte pubblicazioni bibliche oggi in atto. È vero che anch'essa si affianca all'ormai fitta pubblicistica divulgativa che ha la benemerita intenzione di mettere alla portata di tutti il testo biblico, ma l'ITC se ne distingue, nel contempo, per il suo carattere «super-culturale». Come spiegano i curatori, G.A. Knight e F. Carlson Holmgren, l'ITC vuole uscire dal «parrocchìalismo» occidentale, che appronta correntemente letteratura biblica solo per palati occidentali, e desidera chiamare a far parte dei lavori altri studiosi delle altre aree culturali della terra, in modo da presentare un ventaglio di esposizioni che filtrino anche diverse eredità culturali per corrispondenti diversi destinatari. Gli studiosi invitati alla collaborazione provengono da diciassette paesi distribuiti tra i vari continenti.
Il programma è lodevole e siamo curiosi di vedere il prosieguo dell'iniziativa, dato che i commentari biblici pubblicati finora (venti titoli nel 1991) sono culturalmente ancora abbastanza omogenei, salvo rare eccezioni.
Come che sia, con il libro che recensiamo, dedicato ad Ezechiele, siamo di fronte ad un commentario divulgativo di tutto rispetto, opera del compianto Bruce Vawter, colto dalla morte nel 1986, quando aveva approntato il commento dei soli primi ventiquattro capitoli e l'introduzione, e di L. Hoppe, il quale ha terminato l'opera, continuandola in modo coerente e felice.
Come ci si aspetta da un commento non specialistico, il taglio del libro è soprattutto teologico, così che le spinose questioni tecniche inerenti al testo di Ezechiele sono sorvolate nettamente o al massimo accennate. Ciò non toglie che il discorso sia condotto con una rigorosità scientifica, mascherata solo da uno stile gradevole e chiaro, che denota la capacità magistrale di offrire il difficile in modo semplice e senza asperità inutili.
L'introduzione è sobria ed esauriente. Con tocco agile vengono presentati i problemi principali del libro di Ezechiele, dando loro una soluzione moderata ed intelligente. La grossa questione dell'autenticità testuale trova una risposta saggiamente salomonica. È vero che l'attuale opera profetica è il frutto di una radicale e diuturna operazione redazionale ed editoriale, ma questo non abilita a negare l'esistenza del personaggio Ezechiele, come viene pensato da alcuni: dietro la studiata struttura del libro, è ancora rintracciabile l'afflato profetico del profeta sacerdote del VI sec. a.C, esiliato con il re Ioiachin nel 597. Come pure a lui è riconducibile quella vigorosa visione teologica e teocentrica che caratterizza l'opera.
Ezechiele ha esercitato il suo ministero profetico esclusivamente a Babilonia: quindi, l'affermazione circa il doppio ministero a Gerusalemme e a Babilonia viene scartata per motivi del resto interni al testo.
La trattazione dei vari problemi viene fatta convergere tutta sulla convinzione che Ezechiele è un punto nodale nella storia d'Israele e della sua letteratura. Da un lato egli s'inserisce saldamente nella più autentica tradizione profetica, dall'altro opera un cambiamento che ne fa giustamente il «padre del giudaismo». Naturalmetne, per giudaismo bisogna intendere quel vasto movimento storico-religioso che ha saputo sviluppare in modo ampio motivi e idee presenti nell'universo ezechielìco, e non quella configurazione datagli dall'operazione storica di Esdra e Neemia. Difatti, ben diversa è la comunità teocratica futura, fondata sul sacerdozio e sul culto, immaginata da Ezechiele, da quella realistica scribale costituita da Esdra. Qui, il discorso del curatore si presta ad un dibattito che, però, andrebbe al di là del taglio non specialistico del commentario. Basti tuttavia dire soltanto che si è d'accordo sulla valorizzazione positiva del giudaismo e sul conseguente senso positivo del titolo «padre del giudaismo» per Ezechiele; ma, per far questo, non vi è bisogno di accentuare un'opposizione o una diversità, pur in certo grado da ammettere, tra il giudaismo di Ezechiele e quello di Esdra. L'accentuazione è forse causata dall'identificazione della comunità esdrina con quella posteriore del rabbinismo, ma questo è un anacronismo.
Riguardo alla teologia del libro di Ezechiele, si sottolinea la vigorosa e felice conciliazione di una severità conseguente al peccato d'Israele, con la misericordia di un Dio, il quale al di là della capacità espiatrice del popolo, sa offrire lo stesso la salvezza.
Interessante è la suddivisione del testo ezechielico in sei parti, che trova una certa conferma nel testo stesso:
I) il profeta e il popolo (1,1-7,27);
II) giudizio al presente (8,1-14,23);
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giudizio sul passato (15,1-24,27);
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oracoli contro le nazioni (25,1-32,32);
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la restaurazione di Giuda (33,1-39,29);
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il regno di Dio (40,1-48-35).
Come si è già detto, il commento è piano ed essenziale e si limita ad una spiegazione semplice e chiara del contenuto, non senza delle annotazioni tecniche più specifiche.
Siamo grati al P. Vawter di averci lasciato come ricordo questa sua ultima sentita fatica.
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