Battaglia Vincenzo ,
Recensione: Mario Serenthà, Gesù Cristo ieri, oggi e sempre. Saggio di cristologia ,
in
Antonianum, 67/2-3 (1992) p. 440-443
.
Si tratta della quarta edizione, aggiornata nell'apparato bibliografico, di un'opera che è entrata ormai da un decennio, ed a pieno titolo, a far parte di quei saggi cristologici prodotti in Italia nel periodo post-conciliare che hanno contribuito a dare forma ad una cristologia «italiana», la quale, con l'andar del tempo, è stata capace di imporsi anche all'attenzione del mondo teologico internazionale.
In questa sede mi soffermo su due aspetti che, a mio parere, confermano la validità e l'attualità del saggio proposto dal prof. Serenthà: mi riferisco propriamente alla struttura generale del volume, e al principio cristocentrico che fa da perno, da asse portante dell'intera riflessione.
Il volume, impostato secondo il genere dei «manuali» destinati allo studio organico della disciplina cristologica, si compone di tre parti ben congegnate e collegate tra loro: biblica, storica, sistematica, presentando così un impianto coerente con gli orientamenti metodologici assunti dalla cristologia contemporanea, come anche del tutto adeguato ad una riflessione che esige di essere incentrata sulla vicenda concreta di Gesù di Nazaret Crocifisso e Risorto, al fine di poterne mettere a tema tutta la valenza rivelativo-salvifica. Precisamente, come leggiamo nelle battute conclusive, l'autore pone la propria trattazione «a servizio della fede cristiana; e di una cristologia che sia veramente una cristologia di Gesù di Nazaret, e non solo elaborata in occasione o semplicemente a partire da Gesù di Nazaret» (p. 491).
Per accedere al mistero di Gesù Cristo è necessario prendere le mosse dalla testimonianza originaria, fontale e normativa data dai primi cristiani e consegnata negli scritti neotestamentari. La testimonianza scaturisce dall'esperienza che i discepoli hanno fatto a Pasqua: per questo la parte biblica inizia con il presentare prima i testi più antichi riguardanti la risurrezione del Crocifisso, e subito dopo quanto si ritrova nell'Antico Testamento in termini di rivelazione preparatoria ed aperta al compimento. Prosegue poi offrendo una panoramica della cristologia presente nei tre blocchi principali di scritti: i sinottici, il corpo paolino e il corpo giovanneo.
Nella parte storica vengono prese in considerazione le tappe principali che hanno scandito il cammino percorso dalla Chiesa lungo i secoli per quanto attiene al mandato di «annunciare» il mistero di Cristo trasmesso dalla comunità primitiva, allo scopo di attualizzarlo, di renderlo accessibile e credibile agli uomini delle varie epoche, evitando però nel contempo qualsiasi travisamento del dato rivelato. In questa linea l'epoca patristica, con le sue controversie ed i suoi concili che hanno portato alla formazione del dogma cristologico, riveste un'importanza fondamentale: come puntualizza il nostro autore, «non sarà più possibile in futuro in nessun modo riproporre le soluzioni condannate dai concili; ma sarà comunque doveroso rifarsi in maniera sempre più approfondita a quel messaggio biblico che gli stessi concili, nella situazione culturale ed ecclesiale del loro tempo, si impegnano a salvaguardare da interpretazioni riduttive o deviami» (p. 252).
Le panoramiche sulle epoche medioevale, moderna e contemporanea offrono un quadro abbastanza esauriente delle varie tappe toccate dalla storia della cristologia, ed inoltre ritraggono con chiarezza le peculiarità delle varie proposte teologiche, da quella scolastica a quella manualistica, fino alle tante cristologie sorte in tempi recenti, la cui caratteristica è data dal recupero della concreta dimensione storica, e quindi della «singolarità» del mistero cristico.
A giudizio dell'autore «la lezione proveniente dalla storia va nel senso di elaborare una riflessione cristologica che si rifaccia all'ampiezza delle prospettive bibliche, integrando gli apporti e gli approfondimenti operati dalla meditazione sul mistero di Cristo avvenuta nei secoli successivi, ma anche superandone le unilateralità: sicuri in questo modo di incontrare anche gli interrogativi più significativi provenienti dall'attuale situazione culturale post-illuministica» (p. 311). E sono queste le istanze di fondo sottese alla parte sistematica, disegnata, come dice l'aggettivo stesso, con l'intenzione di offrire una presentazione organica, unitaria e completa del mistero di Cristo confessato dalla Chiesa. Nel realizzarla il prof. Se-renthà si serve di una rielaborazione accurata del materiale contenuto nelle altre due parti, mentre si impegna a tener conto delle esigenze legate all'annuncio da dare al mondo contemporaneo.
Alla base di tutto si ritrova una precisa opzione cristocentrica, per cui la riflessione risulta svincolata da prese di posizione dal taglio sia antropocentrico, sia amartiocentrico: precisamente, «la concretezza della storia di Gesù di Nazaret e della sua azione di salvezza» (p. 315) — una storia del tutto singolare, che riveste i caratteri della ultimità, definitività ed escatologicità — diventa il punto di riferimento costante ed imprescindibile per la strutturazione della trattazione sistematica. Nello stesso tempo, viene recuperato il nesso, inscindibile, tra essere e storia, tra livello funzionale e livello ontologico, al di là di ogni rigida opposizione tra «cristologia dall'alto» e «cristologia dal basso», con l'intento «di rispettare le obiettive linee di forza del discorso di fede» (p. 319).
Da una rivisitazione accurata del «mistero pasquale» fatta a partire dall'evento della risurrezione, il prof. Serenthà attinge le ragioni per argomentare sulla obiettiva centralità e priorità di Cristo Crocifisso e Risorto nel piano di Dio, in base alle quali «tutta la storia dell'umanità è storia di salvezza: da sempre, in Cristo» (p 319). Ed è su questa verità che si innesta, tra l'altro, l'obiettiva solidarietà di Cristo con noi: una categoria, quest'ultima, valorizzata dalla riflessione teologica contemporanea, e che permette di esprimere in modo più adeguato di quanto non faccia la categoria di vicarietà l'efficacia redentrice della morte del Salvatore (cfr. p. 314).
Ma dal momento che la Pasqua rappresenta il culmine della vicenda storica di Gesù Cristo e vi resta saldamente ancorata, la riflessione si volge subito dopo a considerare i vari «misteri» della sua vita, per metterne in risalto l'intrinseca portata salvifica.
Esaurita tale indagine, il passo successivo concerne la comprensione della identità ultima e più profonda, della ontologia del Cristo: a tal fine l'autore passa in rassegna i vari titoli neotestamentari, considerandoli prima nel loro significato biblico e poi nel loro significato cristologico. Nella conclusione, ribadisce la validità del principio cristocentrico ricordando la funzione mediatrice svolta da Gesù Cristo, e precisamente dal Cristo pasquale in ordine alla rivelazione del mistero di Dio e del mistero dell'uomo.
Ne deriva, come ultimo passo, l'urgenza di argomentare sulle «implicazioni ontologiche della vicenda e dell'azione salvifica di Cristo». Il compito viene svolto trattando prima della identità divino-filiale di Gesù Cristo, successivamente della verità della sua condizione umana, e, da ultimo, del mistero concernente la sua unità personale. In chiusura l'autore sottolinea, a ragione, che «lo sforzo di chiarire in che senso Gesù è "vero uomo e vero Dio in un'unica persona" non è primariamente un discorso di due nature già precedentemente del tutto note che in Lui si ritrovano, ma ha come suo punto di partenza l'affermazione biblica...che questo uomo Gesù... è "Figlio di Dio" (in Lui si rivela il Figlio stesso del Padre): è cioè solo in Gesù di Nazaret, e non prima e altrove, che noi scopriamo "chi è", veramente, Dio (colui che vuole la salvezza dell'uomo) e "chi è" veramente, l'uomo (colui che trova la sua salvezza piena solo in Dio, nell'unione a Lui)» (p.489).
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