Schauluck Hermann ,
Inaugurazione dell'Anno Accademico 1992-1993 del Pontificio Ateneo: I -Saluto del Gran Cancelliere del PAA,
in
Antonianum, 67/4 (1992) p. 551-552
.
L'inaugurazione di un nuovo Anno Accademico in questo Pontificio Ateneo «Antonianum» è per me una occasione privilegiata per salutare e ringraziare, nella mia qualità di Gran Cancelliere, gli illustri ospiti e voi tutti che qui prestate il vostro qualificato servizio per il bene della cultura. Sono pertanto lieto di incontrare le Autorità Accademiche, i Professori, i Collaboratori e, in modo particolare, i cari Studenti che sono impegnati ad approfondire la loro fede per poter prestare un migliore servizio alla Chiesa e alla società. A ciascuno di voi il mio cordiale saluto con il mio ringraziamento per quello che avete fatto e che, ne sono sicuro, continuerete a fare per l'incremento e lo sviluppo di questo nostro Centro di studi.
Il Pontificio Ateneo Antonianun, che è il massimo Centro culturale del nostro Ordine, oltre al suo compito accademico, quale è la formazione intellettuale degli studenti, ha un ruolo più ampio, quello di essere cioè una presenza nel campo culturale della Chiesa e della società con un proprio pensiero fondato sul patrimonio del pensiero francescano medievale e sulla «missione» che l'Ordine oggi è chiamato a svolgere a nome della Chiesa. Si tratta, perciò, di incarnare, per mezzo della cultura, quella sensibilità che tutti i frati dell'Ordine cercano di testimoniare attraverso il genere di vita, ispirato a S. Francesco.
Oggi, ancora una volta, sento il dovere di ricordare in questa Sede l'invito che il Santo Padre ci ha rivolto durante il nostro recente Capitolo generale in ordine a un impegno più serio e radicale nel campo della formazione intellettuale come esigenza imprescindibile dell'evangelizzazione. La nostra risposta a questo autorevole invito ci obbliga pertanto ad essere fedeli alla nostra missione di annunziare il Vangelo con la nostra vita e con la parola. Per far ciò occorre una formazione seria e una cultura di tale livello che ci consenta di dare risposte concrete alle serie sfide che ci lancia il mondo di oggi con tutta la sua complessità ed urgenza. Penso, per esempio, alle questioni scottanti della bio-etica, della giustizia, di un nuovo ordine economico mondiale, della pace e della non-violenza.
Abbiamo, quindi, bisogno di conoscere in profondità il pensiero francescano pur restando sempre aperti alle culture emergenti. Ciò esige che ognuno di noi sia attento alla vita e a creare nuovi abiti mentali e spirituali per saper leggere i «segni dei tempi», in modo da poter offrire delle risposte adeguate secondo lo spirito francescano. La nostra vita religiosa non può essere infatti una realtà a sé stante, ma deve porsi a servizio della Chiesa e del mondo, affinché il progetto del Dio-Amore possa realizzarsi pienamente nella storia dell'uomo. La cultura — mi pare — sostiene la vita religiosa in questo doppio senso. È un servizio alla «intelligenza della fede» e insieme alla radicalità e alla consistenza della nostra sequela di Cristo.
Inoltre, la cultura sostiene, nutre e purifica sempre la «missione» di ciascun religioso e della nostra intera Famiglia. In una parola, la cultura e una formazione seria aprono gli occhi e purificano il cuore per una più intelligente lettura dei segni dei tempi e per una migliore comprensione dei mandati del Signore.
Il nostro Ordine, come voi ben sapete, intende promuovere con coraggio gli studi «ad alto livello scientifico», senza però dimenticare che, seguendo l'insegnamento di S. Antonio di Padova, i testimoni della fede sono più importanti dei maestri, i profeti sono più importanti degli avvocati del passato, e i visionari più importanti degli amministratori dello «status quo». Infatti, dalla «memoria» del passato deve crescere sempre una nuova «profezia». E noi dobbiamo avere il coraggio di essere almeno dei piccoli profeti, ossia «prophetae minores». Questo significa che il nostro Ateneo deve porsi le questioni attuali, nuove, sulla vita dell'uomo e del cosmo; considerare l'uomo più importante del sabato; non solo conoscere e studiare, ma «fare» la verità; non considerare ultime le realtà che sono solo penultime; unificare nella vita il servizio di Dio e il servizio dei poveri; rendere possibile una molteplicità di voci nel concerto della teologia e della spiritualità; poiché una vivace molteplicità è la migliore garanzia per una unità duratura.
È questa una grande sfida per il Pontificio Ateneo «Antonianum», sia per voi, cari Professori, sia per ciascuno di voi, cari Studenti. Vi invito pertanto a continuare il vostro cammino avendo come sicuri modelli i grandi Maestri del pensiero francescano, particolarmente il Beato Giovanni Duns Scoto, di cui oggi facciamo memoria, e il Dottore della Chiesa nonché titolare del nostro Ateneo, S. Antonio.
Con questi auspici, e mentre invoco su tutti voi la materna protezione della Vergine Immacolata e la benedizione del nostro Padre San Francesco, dichiaro con gioia aperto il nuovo Anno Accademico 1992-1993, augurando ad ognuno dei componenti di questa singolare Comunità la luce e il conforto dello Spirito di Dio.
Roma, 9 novembre 1992.
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