Schalùck Hermann ,
Inaugurazione dell'Anno Accademico 1991-1992: Saluto del Gran Cancelliere del PAA,
in
Antonianum, 66/4 (1991) p. 599-600
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Sono molto lieto di essere con Voi, per dare inizio solenne, nella mia qualità di Gran Cancelliere, al nuovo Anno Accademico di questo Pontificio Ateneo «Antonianum» de Urbe.
Saluto con sentimenti di viva fraternità e di sincera gratitudine le Autorità accademiche, i Professori e i diversi Collaboratori che, nei vari servizi, prestano la loro opera generosa ed esemplare per il bene di questo Pontificio Ateneo. Saluto cordialmente tutti gli Studenti venuti a Roma per acquisire ed approfondire la Verità che è Gesù Cristo, attraverso lo studio e la ricerca scientifica e la testimonianza fraterna della vita accademica.
Il solenne inizio del nuovo Anno Accademico segue di qualche mese appena la conclusione del nostro ultimo Capitolo generale. Ricordiamo tutti che il Santo Padre ci ha inviato un suo autorevole Messaggio nel quale ci ha chiamati a portare avanti, con un nuovo slancio, gli studi, sottolineando fortemente la necessità di una formazioen intellettuale seria, nella fedeltà alle tradizioni del nostro Ordine, per poter rispondere alle attese del nostro tempo ed essere annunciatori migliori e più credibili del Vangelo. Riferendosi alla missione del nostro Ordine, il Signor Papa afferma: «Il mandato de poenitentia praedicanda esige una preparazione intellettuale seria dal punto di vista delle scienze umane e sacre...», incoraggiandoci poi a «entrare nella dinamica di una evangelizzazione rigenerata, grazie alla promozione dello studio della teologia, scienza ecclesiale per eccellenza...».
Come è noto, il Capitolo generale ultimo ha accolto pienamente questa esortazione del Santo Padre, ed è ferma volontà del Definitorio generale e mia di porre tutto il nostro impegno per metterla in pratica.
È però un dovere di giustizia riconoscere che questa preoccupazione per l'incremento degli studi nell'Ordine non è nuova. Già il mio predecessore, Fr. John Vaughn, aveva richiamato, in diverse circostanze, l'attenzione dei Frati su questo problema. E noi tutti Gli siamo grati per aver saputo prevedere l'importanza della formazione intellettuale e degli studi per il presente e il futuro del nostro Ordine.
Così, come sono lieto di constatare, e lo faccio con vera soddisfazione e viva gratitudine, che l'attuale situazione del PAA, con il ruolo che gli è riconosciuto nell'ambito dell'Ordine e del mondo della cultura, è il risultato di tutto un cammino che si è andato sviluppando nel corso degli ultimi anni, grazie alla concreta collaborazione di tanti Frati, anche se siamo coscienti che molto ancora resta da fare. Sono però convinto che, con l'appoggio e la fattiva collaborazione di quanti formano oggi questa istituzione accademica, sapremo portare a compimento il processo di sviluppo già iniziato, fino al raggiungimento pieno di quelle mète che l'Ordine si è prefisso in diverse circostanze e sono state pienamente ribadite dall'ultimo Capitolo generale.
L'attuale situazione della Società esige oggi, più che nei tempi passati, delle risposte che siano conformi alle attese della Chiesa e del mondo. Invito perciò tanto i Professori quanto gli Alunni a prendere coscienza della vera finalità di questo sforzo intellettuale, senza però dimenticare l'aspetto evangelico della nostra missione. Se è importante, infatti, sottolineare l'aspetto «scientifico» delle scienze teologiche e delle altre discipline, dobbiamo anche guardare senza alcuna esitazione, all'aspetto della «missione», cioè all'aspetto degli autentici valori che devono presiedere all'edificazione del Regno, sia all'interno della Chiesa e sia, perché no, nelle zone di frontiera, in favore di un mondo più giusto, umano, vivibile, pacifico e fraterno. Dobbiamo far sì che la scienza divenga un dono, un servizio, «perché il mondo abbia vita in abbondanza» (Gv 10,10).
«Dinamicamente fedeli» alla Chiesa e al nostro carisma, come ci ha detto il Signor Papa nell'Udienza accordata al Definitorio generale lo scorso 23 settembre, ci sforzeremo di interpretare il nostro patrimonio alla luce del mondo attuale, e di evangelizzare il mondo di oggi attingendo alla ricchezza del nostro patrimonio «per meglio comprendere la buona novella di un Deus semper minor con occhi nuovi e cuore disponibile, e annunziarla come minores, cioè con uno sguardo prolungato e solidale alla Passione di Cristo nel mondo di oggi ed alle attese dei poveri» (Fr. H. Schalùck, Discorso conclusivo del Capitolo Generale 1991).
Tutto ciò, cari Professori e Studenti, comporta un continuo rinnovamento del nostro cuore e delle nostre strutture. A Voi è stato accordato da Colui che è fonte dell'eterna Sapienza, lo specifico talento dello studio e della capacità della ricerca scientifica. Mentre ringrazio Dio per questo dono che procede da Lui, Vi chiedo la docile disponibilità del servo fedele del Vangelo (cf. Mt 25,1-30). Non risparmiate sforzi, lavorate con letizia, nella certezza che questo vostro lavoro gioverà in primo luogo a Voi, dandoVi un cuore più semplice e più sapiente, e conseguentemente alla missione profetica della Chiesa e al nostro carisma francescano.
Invocando su tutti l'abbondanza dei doni dello Spirito, il conforto della Vergine Santa «Sedes Sapientiae» e la Benedizione del Serafico Padre san Francesco, nonché la protezione di Sant'Antonio di Padova, chiedo a tutti di offrire con generosità la propria collaborazione per continuare insieme il cammino che ci è stato indicato.
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