> > Nobile

:
Recensione: Ceslas Spicq, Note di lessicografia neotestamentaria, vol. 1

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Ceslas Spicq, Note di lessicografia neotestamentaria, vol. 1 , in Antonianum, 65/2-3 (1990) p. 387-388 .

Alla meritoria traduzione del GLNT del Kittel, la Paideia ha aggiunto una serie di supplementi degni dell'intera collana. Quello che si presenta è il quarto della serie. Dell'originale francese, esso abbraccia il primo e il secondo tomo, più il Supplément, che apparve qualche anno dopo e che nel presente volume è stato inserito e fuso con il resto, secondo l'ordine alfabetico. Il volume abbraccia i lemmi che vanno dall'A alla K; l'opera sarà completata da un secondo volume. L'edizione italiana, pur rifacendosi ovviamente all'originale, ha impiegato degli accorgimenti i quali, nello sforzo di adeguarla al pubblico italiano, le conferiscono una fisionomia peculiare. Difatti, oltre all'inserimento dell'indice dei passi bi­blici citati, di quello dei vocaboli greci discussi e dell'indice delle parole italiane riguardate dagli originali greci, l'edizione italiana ha curato l'uni­formità delle citazioni, ha aggiunto qua e là il testo greco alla citazione tradotta, ha inserito talvolta delle note informative e, infine, ha ovviato agli errori dell'originale, non imputabili all'A. Una ragguardevole edizione, quindi.

Riguardo al merito dell'opera, il titolo che ha voluto usare lo S. non è semplicemente indizio di umiltà scientifica, bensì indicativo anche del programma che egli si è prefissato. Con la sua opera, lo S. non voleva fare un'opera esaustiva del tipo di quelle già egregiamente condotte a ter­mine dal Bauer, dallo stesso Kittel o dal Deissmann. Egli ha voluto piut­tosto raccogliere il frutto del suo lavoro pluriennale, facendo sistemati­camente il punto su una certa selezione di nomi. A questo si aggiunga il proclamato intento primario, che è quello teologico. La chiarezza e circo­scrizione d'intenti non deve, tuttavia, trarre in inganno. E' vero che lo S. rinuncia a questioni di ortografìa, di fonetica e, comunque, ad altre di ordine tecnico; però, nello sviluppo della descrizione semantica, egli pro­fonde la sua conoscenza delle fonti antiche e della letteratura moderna (la quale ultima, tuttavia, andrebbe qua e là aggiornata o sviluppata).

Il metodo seguito dall'A. è più o meno quello del Kittel. Al lemma seguono la sua probabile etimologia e la sua diffusione nel mondo clas­sico; indi, dopo un'incursione, piuttosto compilatoria, nell'Antico Testa­mento, si sviluppano le occorrenze neotestamentarie della voce. Anche quest'ultimo tratto scorre più sul binario dell'elencazione dei passi che su un approfondito confronto semantico. Rimane, però, la ricchezza del ma­teriale, che si offre ai teologi in tutta la sua godibilità e funzionalità, ai fini di una ricerca teologica scientifica. A tale proposito, sono da menzio­nare lemmi quali agape, apòstolos, dphesis, basìleia, dlkaios (con tutte le parole appartenenti allo stesso campo semantico), elpizo, euaggelizomai, kyrios.

Una correzione: si cita normalmente U. Wilcken (ad es. a p. 61), mentre il cognome corretto è Wilckens.