L'enciclica « Humanae vitae » (= HV), pubblicata da Paolo VI nel 1968, è stata sempre un segno di contraddizione: oggetto di aspre contestazioni, ma anche di appassionate difese.
In discussione non c'è solo il problema specifico del giusto modo di regolare la fertilità umana, ma anche alcuni princìpi fondamentali per una corretta impostazione della morale umana e cristiana: il senso e il valore della legge naturale, il ruolo e i diritti della coscienza personale, il compito e la competenza del magistero ecclesiale, ecc.
Le reazioni polemiche al pronunciamento di Paolo VI, se hanno provocato disorientamento in molti fedeli, hanno pure offerto l'occasione a molti studiosi di approfondire questi ed altri consimili problemi connessi, alla luce congiunta della fede e delle scienze umane. E i risultati non sono mancati davvero.
Un esempio altamente qualificato ce lo offre questo volume, che raccoglie integralmente gli Atti del 2° Congresso Internazionale di Teologia Morale svoltosi a Roma nei giorni 9-12 novembre 1988 presso la Pont. Università Lateranense. I numerosi contributi sono suddivisi in tre parti. La prima parte raccoglie le 12 relazioni riguardanti il tema « Humanae vitae ed etica teologica », suddivisa in quattro sezioni: la fondazione delI'HV, HV e magistero, HV e coscienza morale, l'HV di fronte alla svolta antropologica.
La seconda parte racoglie le 6 relazioni riguardanti il tema « dal-l'Humanae vitae alla Donum vitae », in cui vengono presi in esame i molteplici problemi bioetici che vi sono coinvolti.
La terza parte racoglie le 42 comunicazioni lasciate per iscritto dai partecipanti e che toccano aspetti vari dei problemi in questione.
Completano il volume il discorso rivolto dal papa ai congressisti e gli I interventi dei cardinali U. Poletti e W. Baum e dei vescovi P. Rossano e A, Del Portillo.
Non è possibile qui entrare nei particolari; ma un dato emerge con chiarezza: da tutto l'assieme dei contributi trova amraa conferma l'affermazione che l'HV è un documento profetico. La riflessione teologica e antropologica, unitamente ai risultati della scienza, mette sempre più in evidenza che l'insegnamento di Paolo VI è stato un atto non solo di vero coraggio (nel contesto della confusione e del clamore di allora), ma anche di lungimirante sapienza: una sapienza autentica, che solo si può avere ed esercitare nel rispetto della verità.
Nello stesso tempo, le discussioni relative all'HV hanno contribuito anche a meglio chiarire molteplici problemi di morale fondamentale che vi sono strettamente connessi: in particolare, circa la legge naturale, la coscienza personale e il magistero ecclesiale.
Sarebbe davvero auspicabile che, almeno in campo cattolico, si pervenga finalmente a una maggiore convergenza nel trattare questi delicati e complessi problemi, che tanta incidenza hanno nella comprensione e nella pratica della morale: certo, nel rispetto della legittima libertà di ricerca, ma sempre in armonia con la fede professata. E' un'esigenza di carattere dottrinale, ma anche pastorale: nell'attuale contesto socio-culturale, i fedeli hanno urgente bisogno di essere aiutati non solo a recepire i valori e i princìpi su cui impostare la propria condotta, ma anche a superare le tante difficoltà di vario genere che ogni giorno incontrano nel tradurli in pratica.