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Recensione: Angelo Vivian (a cura di ), Rotolo del Tempio

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Angelo Vivian (a cura di ), Rotolo del Tempio , in Antonianum, 65/4 (1990) p. 663-664 .

Il semitista Paolo Sacchi ha avuto dalla Paideia l'incarico di dirigere una nuova, utile collana, suddivisa in sezioni che raccolgono svariati testi delle aree geografiche e culturali costituenti l'antico Vicino Oriente. Una iniziativa meritoria che, come dice lo studioso nella prefazione al presente libro, pur a livello divulgativo, vuole mettere un vasto pubblico colto a conoscenza di una parte fondamentale delle proprie radici spirituali, radici nascoste da una no­ta tradizione umanistica occidentale che ha fatto spesso dimenticare gli ap­porti che la stessa cultura greco-romana ha ricevuto dall'Oriente e il fatto che Io stesso giudeo-cristianesimo era di provenienza orientale. | Il presente libro, che inaugura la sezione dedicata alla letteratura giudai-m, è curato egregiamente dal professore di giudaistica al Martin Buber Insti­li dell'università di Colonia, Angelo Vivian. Esso mette a conoscenza di un pubblico più ampio di quello finora ristretto degli esperti, uno dei documenti più interessanti, certo il più lungo manoscritto, della letteratura giudaica di Bumran. Il documento, la cui scoperta fu annunciata nel 1967, fu edito la prima volta dal famoso studioso ebreo, di recente scomparso, Yigael Yadin, nel 1977. Quella fu l'edizione ebraica. Nel 1983, lo stesso Yadin pubblicò l'edizione inglese, con la quale, dovendo presentare anche una sua versione e dovendo, quindi, prendere delle posizioni, andò inevitabilmente incontro alle critiche di altri studiosi quali J. Maier e J. Milgrom. Intanto, il manoscritto, già prima dell'edizione critica inglese, aveva avuto varie traduzioni in diverse lingue e gli studi su di esso si erano moltiplicati e non hanno mai cessato di farlo.

Il documento, intitolato rotolo del tempio tratta appunto, in modo più o meno sistematico di quello che sarebbe dovuto essere il futuro tempio giudaico e di tutto quanto attiene ad esso, in dettagli architettonici e in norme rituali. L'argomento del tempio non è l'unico. Sviluppato è il tema dei sacrifici rituali e quello delle festività del ciclo liturgico; ve ne sono anche altri attinenti alla religione giudaica.

Il manoscritto, pur essendo stato trovato a Qumran, deve però, a detta de­gli studiosi, essere antico e provenire dall'esterno. Esso è prezioso, perché ci mette di fronte ad una importante testimonianza di com'è stato visto e vissuto il giudaismo in un certo periodo della storia d'Israele. I limiti temporali che sono stati proposti vanno dal VI sec. a.C. al 50 a.C, un tempo considerevole, nel quale, a partire dall'esilio babilonese, la religiosità ebraica andava trasfor­mandosi, affinandosi e impreziosendosi verso quelle forme che avrebbero dato vita al giudaismo propriamente detto. Il Rotolo mostra come le norme della Torà, cioè del Pentateuco, non venissero accettate integralmente, anche se buo­na parte di esse (le « tessere » bibliche di cui parlano gli studiosi) sono state in­serite nel quadro costruito dall'autore anonimo del documento. Infatti, vi sono delle varianti o delle aggiunte che confermano le scoperte attuali di un giudai­smo che non doveva essere in quel tempo monolitico o «canonico» come poi sarebbe diventato per l'opera dei rabbini.

Il Vivian offre una traduzione accurata del manoscritto e la correda, oltre che dell'introduzione e delle note critiche di un commento essenziale, di una ricca bibliografia, di un indice ragionato degli argomenti affrontati dal Rotolo, e di due appendici riguardanti, rispettivamente, l'anno liturgico e le festività del Rotolo e le sue prescrizioni sacrificali.

Una operazione scientifica ed editoriale riuscita che si spera si arricchisca presto di nuovi volumi.