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Recensione: La mariologia nella catechesi dei Padri (etā prenicena), a cura di S. Felici

 
 
 
Foto Aracic Dinko , Recensione: La mariologia nella catechesi dei Padri (etā prenicena), a cura di S. Felici, in Antonianum, 65/4 (1990) p. 670-672 .

Il volume raccoglie le conferenze tenute al Convegno di catechesi patristi­ca, organizzato dalla Facoltà di lettere cristiane e classiche dell'Università Pontificia Salesiana, in occasione dell'Anno mariano (1988). Le quattordici re­lazioni affrontano diversi aspetti del mistero mariano nella patristica dei pri­mi tre secoli: esegetico, teologico, liturgico, letterario ed iconografico e rilevano l'importanza dello studio della tradizione patristica che, legata al dato biblico, ha posto «le fondamenta della dottrina mariana» e ha costituito «la base ine­ludibile» della riflessione teologica posteriore.

Aprono il volume due studi della storia dell'esegesi riguardanti l'annuncio a Maria negli scritti dei Padri, non limitandosi alle controversie cristologiche dei primi secoli (Simonetti), ma estendendo l'analisi ai nostri giorni (De la Potterie). L'interesse propriamente mariano inizia con la polemica antidoceti-sta di Ignazio d'Antiochia che pone in risalto la vera umanità di Cristo ricevuta da Maria vergine (Bergamelli). Giustino si attiene ai dati biblici essenziali con la posizione centrale di Cristo, la cui nascita verginale «supera» quelle presen­tate nei miti pagani (Maritano). Ireneo inserisce la Vergine nella sua teoria della «ricircolazione»: Eva, con la sua disobbedienza, ha introdotto la morte per tutto il genere umano; Maria, con la sua obbedienza verginale, ha aperto la via all'incarnazione redentiva (Orbe). I riferimenti poco mariani di Tertullia­no, rappresentano ancora un « terreno inesplorato » a causa forse dei dubbi cir­ca la verginità perpetua (Dal Covolo). A giudicare dalle parole pronunciate nel vangelo, Maria, per Origene diventa personaggio chiave nella corretta com­prensione del problema cristologico e figura esemplare per i credenti (Cocchi-ni). I vangeli copti di Tommaso e Filippo, scritti apocrifi del II-III s. scoperti nei codici della Biblioteca di Nag Hammadi in Egitto, mentre ingrandiscono il dato biblico, dimostrano la totale incomprensione della figura e del ruolo di Maria (Amata): nel confronto con Maria di Magdala esce vincente quest'ulti­ma, ideale privilegiato dalla letteratura gnostica, simbolo del superamento de­gli opposti (Peretto). Nelle collezioni eresiologiche prenicene Maria «non esce imai sfigurata», cosa che succede invece al suo Figlio (Grossi). Il simbolo di verginità», nel confronto tra il paganesimo e il cristianesimo, offre come ri-ultato un messaggio diversificato, nonostante la storicizzazione dell'utopia Illa concezione verginale (Riggi). Aspetti liturgici e letterari presenti in una He più antiche antifone mariane, «Sub tuum praesidium», testimoniano la 'e dei primi cristiani e il valore soteriologico attribuito alla maternità di ria (Macca, Iacoangeli). Da parte sua anche l'iconografia mariana, nell'in-me dell'archeologia cristiana, documenta la fede dell'epoca patristica nella ternità divina e verginale (Quacquarelli e Bisconti).

Dall'insieme di questi studi condotti sulla tradizione cristiana primitiva, appare chiaro che l'argomento mariano non conosce una trattazione autonoma fa parte delle controversie cristologiche. I testi dei padri al di là del valore teologico e mariologico hanno un intento apologetico e una preoccupazione pastorale. I Padri, artefici della tradizione e maestri qualificati nella spiegazione della Scrittura, non hanno accresciuto il deposito della rivelazio-aggiungendo nuove verità, ma, con fedeltà inventiva, hanno approfondito la Parola di Dio leggendo la Scrittura in chiave ecclesiale; hanno presentato l'intervento di Dio nella storia dell'uomo esemplificandolo con l'inserimento della Madre del Signore nel disegno salvifico.

Quando si studiano gli scritti dei Padri si corre sempre un duplice rischio: da una parte si può minimizzare l'importanza delle testimonianze, spesso bre­vi e apparentemente insignificanti, che però hanno determinato lo sviluppo della teologia mariana; dall'altra parte si può ingrandire il significato di testi che, essendo «provocatori» per noi oggi, rischiano di essere letti attraverso il prisma deformante della teologia contemporanea. Da quest'ultimo pericolo sembra non essere esente la presente raccolta, nonostante la «severità scienti­fica» che si è proposta nel «rivisitare e puntualizzare» l'itinerario storico-teo­logico della Chiesa primitiva nella sua catechesi mariana.