Nobile Marco ,
Recensione: Mario Liverani, Antico Oriente. Storia, Societā, Economia ,
in
Antonianum, 64/4 (1989) p. 604-606
.
Nella letteratura orientalistica mancava un'opera che abbracciasse in modo globale e sufficientemente esauriente tutta la gamma di argomenti e di problemi connessi con l'antico Vicino Oriente. Data l'efflorescenza delle ricerche e la ricca complessità dei risultati attuali attorno a tali argomenti, un'impresa del genere sarebbe sembrata temeraria. Tutt'al più si sarebbe potuto aspettare un'opera collettiva come quella della Cambridge Ancient Ristory, nonostante i limiti di tale operazione, ma il lavoro di un singolo studioso sarebbe apparso difficilmente realizzabile.
E' per questo che bisogna salutare con gratitudine questa fatica del L., il quale, dopo circa 25 anni di ricerche, ha potuto consegnare al consesso scientifico internazionale un lavoro d'indubbia validità, che costituirà a lungo un punto fermo in questo difficile genere di letteratura. Difatti, esso doveva conciliare la globalità dell'informazione sui vari argomenti con la serietà critica esigita dalla complessità dei problemi. Si può affermare che il L. vi è riuscito.
Naturalmente ha voluto anch'egli porsi dei limiti spazio-temporali, dovuti, oltre che alla vastità della materia, anche alle specifiche competenze dell'Autore.
Così, dall'area medio-orientale sulla quale si svolge la disamina, vengono esclusi l'Egeo e l'Egitto con i quali essa è tuttavia entrata storicamente in interazione dinamica.
Esclusione, però, non significa mancanza di consapevolezza delle relazioni; anzi, il quadro di esse è così chiaro, che il L. sa di aver lasciato da parte il più vasto orizzonte geografico abbracciante l'Arabia meridionale, la valle dell'Indo e l'Asia centrale, pur storicamente connesso con l'area in questione.
Riguardo ai limiti temporali, invece, il limite alto è il 3500 a.C, l'epoca, cioè, della cosiddetta « rivoluzione urbana » e della nascita dello Stato palatino, mentre il limite basso è il 500 a.C, periodo della costituzione dell'impero persiano. Oltre quest'ultimo, s'insedierà prepotente l'ellenismo, il quale certamente non è un taglio assoluto con ciò che precede, ma è pur sempre una cesura notevole nel « continuum » storico-culturale dei secoli precedenti. Del resto, con l'ellenismo si entra sul piano della storia e cultura classiche: un piano altro.
Proprio in confronto con la classicità, il L. mette in risalto lo specifico degli studi antico-orientalistici. La prima vive ormai da molto tempo di una lunga tradizione sufficientemente stabile, sia per quanto riguarda le fonti scritte che gli studi su di esse; e proprio tale stabilità ha in passato contribuito, affiancandosi all'Antico Testamento biblico, a quella concezione mitica dell'antico Oriente che l'A. giustamente critica come immagine ideologica in rapporto a una cultura altra. Ma oggi le cose stanno diversamente, grazie alla vertiginosa crescita delle scoperte archeologiche (Ugarit, Mari, Ebla) e degli studi orientalistici, i quali possono contare ormai su un'autonomia e un'originalità di campo.
Altro limite che il L. si è imposto, ma sarebbe più appropriato parlare di criterio di scelta, è quello di trattare la materia alla luce del triangolo ideologia/società/economia, mettendo da parte altri aspetti pur riconosciuti importanti, quali quello artistico e religioso.
Il criterio suddetto si avvale della convergenza, influente in questo genere di studi, dell'analisi marxiana dei rapporti di produzione e dell'antropologia economica, che integra la prima, altrimenti insufficiente (pp. 50-54).
Di tutto ciò l'A. parla nella prima parte dell'opera, quella introduttiva. Nella seconda, egli inizia la trattazione vera e propria, a partire dall'antica età del Bronzo, animata dalla rivoluzione urbana, distinta in due momenti: quello della prima urbanizzazione (Uruk), seguito da una crisi, e quello della seconda urbanizzazione (Ebla, territorio siro-palestinese, Akkad, Ur III).
La terza parte (la media età del Bronzo) riguarda la crisi della seconda urbanizzazione, a cui succede un periodo intermedio (Isin, Larsa), che prelude all'origine dei due grandi stati mesopotamici, quello paleoassiro e quello babilonese (Hammurabi). Sono di questo periodo l'assurgere di Mari e la nascita dello Stato antico-hittita.
La tarda età del Bronzo, argomento della quarta parte, è animata dall'emergenza di alcune specifiche e notevoli polarità: l'impero mitan-nico, quello ittita, il regno medio-assiro e l'egemonia cassita a Babilonia.
La prima età del Ferro (quinta parte) è caratterizzata da una crisi rilevante e da un notevole processo di ristrutturazione socio-economica, politica e culturale. E' di questo periodo il grande avvenimento migratorio dei « popoli del mare », il cui urto si farà sentire soprattutto nella parte occidentale del Medio Oriente, il territorio siro-palestinese. Di aue-sto periodo è pure il movimento migratorio degli Aramei, dal L. ridimensionato nel quadro di un più stabile movimento interattivo tra centro e periferia, cultura « alta » e cultura « bassa ». In questa parte trova spazio una sintesi abbastanza esauriente su Israele e i Fenici.La sesta parte del libro, infine, tratta della lunga e complessa onda storica che vede l'assurgere dell'impero neo-assiro prima, il suo collasso poi, sotto i colpi dell'impero caldeo o neo-babilonese, e l'ascesa del potere persiano che si consolida saldamente nella zona.
A questo punto, FA. lascia la sua trattazione, perché, come spiega più avanti nel bell'Epilogo, si fa strada una nuova situazione politico-culturale, quella che è stata denominata « età assiale » e che si situa attorno al 600-500 a.C. E' un'età che, come si è detto, pur ereditando il passato, pone la parola fine alla relativa stabilità del cerchio esterno contornante il blocco dell'antico Vicino Oriente. Ormai, già con l'impero persiano, comincia a farsi strada una concezione d'impero universale che sfonda i confini politico-culturali, per lasciare il passo a nuove configurazioni storiche.
Corredano quest'opera di alto valore scientifico e culturale una congrua bibliografia ragionata per ogni capitolo, indici dei nomi e dei documenti e, appunto in particolare, tutta una sequenza di documenti inseriti nel corso della trattazione.
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