Nobile Marco ,
Recensione: J. Alberto Soggin, Le Livre des Juges ,
in
Antonianum, 63/2-3 (1988) p. 441-442
.
Il presente commentario è la versione francese condotta su un manoscritto italiano del S., da lui preparato per essere pubblicato in traduzione francese dalle Editions Delachaux & Niestlè di Neuchàtel-Losanna fin dal 1978. Le vicissitudini di quella casa sono state tali che il commentario ha visto la sua prima pubblicazione in inglese nel 1981 per la SCM di Londra.
Ora, grazie alla Labor & Fides di Ginevra, l'opera può vedere la luce, anche se in ritardo, nella collana scientifica « Commentaire de l'AT », in quella che doveva essere la lingua della prima edizione (anche se, lo ripetiamo, l'originale è in italiano). In compenso, l'opera presente è aggiornata nella bibliografia, fino al 1985, e qua e là nel contenuto, così che potrebbe in certo qual modo essere considerata una seconda edizione. Il commentario, rispettando l'impostazione della collana, che raccoglie gli apporti di studiosi protestanti di area latina, si presenta agile e non troppo appesantito da erudizione, anche se il S. conferma in quest'opera la sua serietà scientifica, accompagnata da competenza didattica.
L'introduzione classica è breve: vi è solo l'essenziale. Viene spiegato il significato del titolo, i Giudici, un termine che sta tra il leader militare e il « salvatore » del popolo, con connotazioni sociologiche attinenti a un esercizio istituzionale del diritto. Si passa alla rapida strutturazione del libro e al non meno rapido processo redazionale, per il quale FA. condivide l'impostazione del deuteronomismo trifasico del gruppo di Gottinga (R. Smend Jr., W. Dietrich e T. Veijola). Il S. ritiene, con W. Richter, che tra le fonti del libro dei Giudici vi sia un « libro dei salvatori », al quale apparterrebbero originariamente la sezione di Eud (3,15b-26), Giaele (4,17a.18-21) e passaggi di Gedeone (ce. 7-8, passim). Il suddetto libro sarebbe stato poi arricchito da un autore posteriore con altro materiale. Su tale lavoro si sarebbe inserito il deuteronomismo posteriore. La ricostruzione redazionale del Richter, in verità, pur ammettendo più fasi deuteronimistiche, non combacia con quella, venuta dopo, del succitato gruppo di Gottinga. Tuttavia, il S. la cita lungamente per la sua autorevolezza e, in particolare, per alcune intuizioni, come quella del « Retterbuch » o come la questione della cronologia, argomento che il S. affronta nel paragrafo seguente.
A proposito del problema cronologico, quel che si può dire è che difficilmente i dati offerti dal libro sono ricomponibili in una successione temporale storicamente affidabile, dato l'intento teologico del lavoro deu-teronomistico e date, conseguentemente, le incorniciature storicizzanti imposte al vario materiale a disposizione del redattore.
L'introduzione si chiude con una breve disamina critico-testuale. Segue un'essenziale bibliografia generale.
L'analisi sistematica del testo si articola, per ogni pericope, nel modo seguente.
Apre la sezione una bibliografia, segue una traduzione del testo strutturato; indi, vi è una disamina critico-testuale e filologica, versetto per versetto; infine, vi è l'esegesi o commento vero e proprio.
Com'è proprio dell'opzione metodologica dell'A., egli si dilunga abbondantemente sulle questioni storico-geografiche e archeologiche.
Manca, invece, e in questo il S. non è propriamente fedele all'impostazione della collana, un qualche commento teologico al testo. Ma egli si attiene, del resto, al genere letterario ormai classico del commentario storico-critico e in questo è maestro.
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