Nobile Marco ,
Recensione: Le apocalissi gnostiche. Apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo, Paolo, a cura di Luigi Moraldi ,
in
Antonianum, 63/4 (1988) p. 609-610
.
Luigi Moraldi ci fa dono di un'altra sua fatica, la cura di questi interessanti documenti gnostici, presi dal patrimonio dei ritrovamenti di Nag Hammadi (cf. Antonianum 59 [1984] 664-65).
Eccetto l'« apocalisse di Pietro », che appartiene al codice VII, le altre quattro apocalissi (due sono intitolate a Giacomo) appartengono tutte al codice V.
Ancora una volta bisogna ammirare l'accurata opera condotta dal M.: traduzione dal copto, commento e note. L'informazione scientifica, di cui sono prova la bibliografia generale e quella particolare alla fine del libro, non ha impedito di realizzare quell'intento che il M. si era proposto anche nel suo precedente I Vangeli gnostici (sempre delle Edizioni Adelphi): offrire al lettore il godimento di una letteratura esoterica ed affascinante, senza appesantirlo con note d'erudizione, valide in un'opera per soli addetti ai lavori. Il risultato è una sufficiente quanto dovuta presa di coscienza, di prima mano (i testi parlano per bocca degli autori, non degli avversari), di una concezione della realtà e in particolare della verità cristiana, che ha dato sì del filo da torcere alla Grande Chiesa delle origini, ma che l'ha anche stimolata ad una dialettica di approfondimento, che spesso attingeva alle stesse fonti.
Protagonisti sono gli stessi personaggi cari alla Grande Chiesa: Pietro, Giacomo, Paolo. Le tradizioni, pur sfruttate in senso gnostico, sono quelle che ritroviamo nelle pagine neotestamentarie.
Certamente indiscutibile è il carattere eterodosso e fantasiosamente barocco di questi testi gnostici. E tuttavia, permane il fascino di una ricerca sofferta e ardita, che vuole spiegare il destino umano alla luce dell'esperienza del Cristo. E' quanto in particolare si constata nelle due apocalissi di Giacomo, talora toccanti, ove si discute la realtà della passione di Gesù, accettata e negata nel contempo dallo gnostico. Ma è proprio questa contraddittoria ambiguità che rende commovente la « strada » dello « gnostico » Giacomo, che ha da condividere lo stesso destino del Cristo.
Le altre tre apocalissi hanno un altro tono, anche se non sono meno importanti come documenti del retroterra storico e culturale degli gnostici. Difatti, mentre l'apocalisse di Adamo si rivela interessante per il suo carattere arcaico, che alcuni studiosi interpretano come pregnostico e radicato nel terreno giudeo-cristiano, l'apocalisse di Pietro rivela la sua preziosità nel farci conoscere le relazioni tese tra gli gnostici e la grande Chiesa e le motivazioni di tale tensione.
L'apocalisse di Paolo è invece la presentazione dell'ascesa dell'apostolo verso il cuore della gnosi, la partecipazione all'Ogdoade. Tale ascesa si fa modello di quella di ogni gnostico.
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