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Inizio dell'Anno Accademico 1988-1989,
in
Antonianum, 63/4 (1988) p. 621-626
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1. Solenne concelebrazione eucaristica
Nel nostro Ateneo il giorno 17 ottobre 1988 si è dato inizio al nuovo anno accademico con una solenne concelebrazione eucaristica nella basilica di S. Antonio, presieduta dal P. Martino Conti, Rettore Magnifico, con la partecipazione dei professori, studenti, officiali, personale ausiliare e religiosi della comunità, tra i quali il P. Guardiano e il Rettore degli studenti. Anche quest'anno è stata preparata per l'occasione una appropriata guida liturgica, e ciò ha favorito uno svolgimento ordinato e raccolto.
All'inizio dell'atto penitenziale il P. Conti, invocando il dono dello Spirito Santo per la formazione di un cuore e una mente nuova, ha rivolto un fraterno e riconoscente pensiero al Rev.mo Padre Generale e Gran Cancelliere del PAA, che avrebbe dovuto presiedere la celebrazione se non fosse stato assente da Roma.
Alla fine della concelebrazione il P. Conti ha dichiarato aperto ufficialmente il nuovo anno accademico con le parole: « E ora, con l'autorità a me conferita dagli Statuti, nel nome della Santissima Trinità e sotto il patrocinio di Maria Immacolata, del Padre San Francesco e di Sant'Antonio, Dottore Evangelico, dichiaro aperto l'Anno Accademico 1988-1989, cinquantacinquesimo dell' "Antonia-num" e cinquantesimo dal suo riconoscimento come "Ateneo Pontificio". A lode di Cristo. Amen ».
2. Omelia del Rettore Magnifico
Dopo la lettura del Vangelo il P. Martino Conti ha tenuto la seguente omelia:
1. - Carissimi Professori, Studenti, Officiali, Personale ausiliario. Siamo riuniti nel nome del Signore per celebrare l'Eucaristia nel giorno di inizio dell'Anno Accademico 1988-1989.
Rendiamo grazie a Dio Padre che in Cristo Gesù, morto-risorto-glorificato, ha fatto dono alla sua Chiesa dello Spirito Santo, il quale la guida alla conoscenza piena della verità (Gv 16,13; Colletta).
2. - Che significa per noi - qui - oggi celebrare nell'Eucaristia Cristo risorto con lo Spirito Santo nel giorno inaugurale dell'Anno Accademico? Significa proclamare che Cristo « via, verità e vita » (Gv 14,6) è la nostra vera ricchezza, e che in Cristo Gesù il Padre ha offerto il segno e la realtà esemplare della nostra salvezza definitiva: « Salvati dall'amore, cantiamo un canto nuovo » (Rit. Sai respon.).
3. - La parola di Dio che è stata proclamata a noi, Chiesa di Dio, Famiglia di Dio, Corpo di Cristo, qui, in questa Basilica di Sant'Antonio de Urbe, centro del Pontificio Ateneo « Antonianum », riuniti come Chiesa locale che prega come la Chiesa, come tutta la Chiesa, oggi, in questi giorni di inizio dell'Anno Accademico per le tre Facoltà: la Facoltà di Teologia nelle sue varie articolazioni: CIT, specializzazione dommatica e specializzazione di spiritualità; la Facoltà di Diritto Canonico, la Facoltà di Filosofia, e per 1TSSR, questa parola dice a noi:
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come può arricchire davanti a Dio chi ha accolto il regno di Dio e ha fatto del regno la propria ragione di essere nella Chiesa e nel mondo (Le 12,21);
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come dobbiamo camminare perché il nostro operare esprima concretamente che siamo stati creati in Cristo Gesù e che siamo salvi mediante la fede (Ef 2,8-9).
4. - Stiamo celebrando il mistero pasquale di morte-risurrezione-
glorificazione di Cristo per l'inaugurazione di un nuovo anno acca
demico. In questo anno, tutti, Professori e Studenti — ciascuno per
la propria parte —, siamo impegnati nella ricerca e nell'approfon
dimento della vera ricchezza, che per noi si identifica con il regno,
con la persona stessa di Cristo.
Quale rapporto esiste nella nostra vita accademica tra studio e ricerca della vera ricchezza, tra studio e vivere in Cristo Gesù?
5. - La parabola evangelica ci ricorda che la vita presente e futura dell'uomo « non dipende dai suoi beni », e che il denaro non produce la felicità, perché con la sua forza assorbente, chiude il cuore dell'uomo all'amore di Dio (autosufficienza) e alle necessità dei fratelli (insensibilità).
Il detto evangelico: « Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni », vale per le ricchezze materiali, ma vale anche per le ricchezze spirituali, come la cultura. La nostra vera ricchezza non consiste tanto nell'accumulare cultura - conoscenza, quanto nell'imparare Cristo, sapienza di Dio, potenza di Dio. Il molto sapere, accumulato con tanto impegno e sacrifìcio, non salva l'uomo e non produce felicità, se non è collegato con la vera ricchezza, che è Cristo. Senza Cristo, sapienza di Dio, il desiderio di sapere porta le persone a chiudersi egoisticamente ed orgogliosamente in se stesse e a dividere gli uomini in dotti da una parte e in semplici e illetterati dall'altra. Questo modo di accumulare ricchezza culturale è sapienza che gonfia ed espressione di autosufficienza. Viene di fatto meno in noi la convinzione che « siamo salvati dall'amore ».
Nell'Ammonizione VII, il Padre San Francesco ricorda a tutti noi che la pratica del bene deve accompagnare la scienza. Così egli commenta il detto paolino: « La lettera uccide, lo spirito vivifica (dà vita) (2 Cor 3,6): Sono morti a causa della lettera coloro che unicamente bramano sapere le sole parole, per essere ritenuti i più sapienti in mezzo agli altri (accumulare ricchezze) e per potere acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici.
Così pure sono morti a causa della lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l'attribuiscono al proprio io (cioè a se stessi), ma la restituiscono, con la parola e con l'esempio, all'altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene » (Adm VII: FF 156). San Francesco non condanna la scienza in se stessa, ma quella scienza che distrae dalla ricerca di Dio e che gonfia d'orgoglio. Perché tutto sia compiuto nell'unità della persona ed evitata ogni forma di conflittualità, nella lettera a Frate Antonio — primo maestro di Teologia della Scuola Francescana —, san Francesco scrive: « Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non spenga lo spirito dell'orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola» (EpAnt: FF 252).
La parola evangelica ci invita ad accumulare tesori per Dio, ad arricchire davanti a Dio. Lo studio della filosofìa, della teologia, del diritto canonico, a qualsiasi livello delle nostre tre Facoltà, deve condurre, mediante lo Spirito del Signore risorto, alla piena conoscenza della verità. Non una conoscenza teorica, ma una conoscenza-esperienza, che si attua nell'incontro personale con Cristo vera ricchezza e vera sapienza.
Il brano evangelico che è stato proclamato ci invita a tenere in equilibrio le componenti della nostra persona: corpo e anima, e i momenti della nostra esistenza: il tempo della vita presente e il tempo futuro dopo la morte, quando cioè ci sarà richiesta la vita (Le 12,20).
Con la parabola dell'uomo ricco, Cristo si preoccupa dell'uomo, vuol liberarlo da se stesso, parlo dinanzi al suo vero destino, metterlo in guardia dalla vanità della beatitudine basata sull'io e sui propri beni: « Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposa, mangia, bevi e datti alla gioia » (Le 12,19). Se la vita dell'uomo non dipende dai suoi beni (Le 12,15), tanto il ricercatore che lo studioso devono vivere in clima escatologico. Il che, per ciascuno di noi, Professori e Studenti, significa accumulare per Dio, arricchire davanti a Dio (Le 12,21).
6. - Alla luce dell'Eucaristia che stiamo celebrando, diventano significative le stesse riflessioni di San Paolo sulla condizione degli uomini salvati da Dio. Questi gli interrogativi di Paolo:
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da che cosa siamo salvati? Dal vivere alla maniera di questo mondo, che non conosce Dio, dal seguire il principe della potenza dell'aria, dal seguire le voglie della carne;
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come siamo salvati? Per grazia, mediante la fede.
Siamo stati creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. Ricerca e studio sono per tutti noi, Professori e Studenti, le opere buone, che Dio ha disposto perché noi le praticassimo.
Ricerca e studio ci devono aiutare a vivere in Cristo Gesù da risorti, a seguire Cristo, sapienza di Dio e potenza di Dio, a vedere in Cristo il segno (rivelazione) e la realtà esemplare della nostra definitiva salvezza.
Divenuti discepoli di Cristo, scopriamo in lui la vera ricchezza. La ricerca e lo studio, che non spengono lo spirito della santa orazione e devozione, consentono a ciascuno di noi di pervenire alla pienezza della verità su Dio, sull'uomo e sul mondo creato. Ovunque scopriremo tracce di Dio, ricco di misericordia, che nel suo grande amore ci ha fatto rivivere in Cristo Gesù e, col dono del suo Spirito, ci conduce alla conoscenza piena della verità.
7. - Fratelli e sorelle, convocati dalla parola di Dio, ci siamo riuniti in assemblea liturgica all'inizio di questo nuovo Anno Accademico per chiedere al Signore che doni a tutti e a ciascuno di n-" il suo Spirito di verità, quello Spirito che è necessario sia per cantare « un canto nuovo », cioè il canto nuovo dell'Agnello, sia per studiare e per comprendere la teologia e la parola di Dio.
Lo Spirito di verità: è Lui, che insieme a Cristo prega in noi e rende grazie a Dio Padre, così come a Lui piace per ogni cosa (RegNB 23,5: FF 66); è Lui che illumina la nostra mente e ci guida alla conoscenza piena della verità del Vangelo (Colletta); è Lui che accresce in noi la fede e rende graditi al Padre celeste i nostri umili doni (Preghiera sulle oblate); è Lui che consente a noi di accumulare tesori per Dio e di arricchire davanti a Dio di ogni sapienza spirituale (vangelo).
Resi ricchi in Cristo Gesù di tutti i doni, in particolare dei doni della parola e della scienza (1 Cor 1,5), per mezzo del suo Spirito ci è dato di compiere il nostro ministero di studio e, nell'esercizio dello stesso, di cantare « un canto nuovo », cioè di rendere culto a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo.
A Colui che nella luce dello Spirito Sanlo ci ha dato di godere della vera sapienza, di giungere alla conoscenza piena della verità che è Cristo, e di confermarci nella sua dottrina e nella pratica della vita cristiana;
A Dio Padre, che solo è sapiente, rendiamo per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo, ogni lode, ogni gloria, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni (LaudHor 11: FF 265) nei secoli dei secoli. Amen! (Rm 16,25-27).
3. Incontro a vari livelli
Dopo la celebrazione eucaristica si è svolto un fraterno trattenimento comunitario nell'Aula Consiliare per una mutua conoscenza in vista del cammino da percorrere insieme durante il nuovo anno.
Poi si è avuto l'incontro dei Decani e Presidi con i rispettivi studenti delle singole Facoltà e Istituti per introdurre soprattutto le nuove matricole nella vita e nelle strutture dell'Ateneo.
Non ci rimane che formulare l'auspicio che il nostro Ateneo possa svolgere, con l'aiuto dello Spirito del Signore, il proprio compito secondo le attese dell'Ordine e della Chiesa.
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