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Recensione: Armando Rigobello, L'immortalità dell'anima

 
 
 
Foto Mariani Eliodoro , Recensione: Armando Rigobello, L'immortalità dell'anima, in Antonianum, 62/1 (1987) p. 135 .

Nella collana diretta da Enzo Giammancheri, dell'editrice La Scuola, dal titolo Itinerari filosofici, sono già stati toccati temi fondamentali quali la libertà, il Bene, il corpo, Dio, l'anima, il linguaggio, la verità, curati da ottimi studiosi. Ora Rigobello tratta d'un tema « antico quanto la riflessione dell'uomo... comune a dottrine filosofiche e a fedi reli­giose», quale appunto l'immortalità dell'anima. Il volume è composto di due parti: un'introduzione (pp. 5-55) che presenta una panoramica che va dalle posizioni della metafisica classica a quelle che oggi ten­tano un approccio diverso all'antico problema come quello ispirato dalla fenomenologia e che viene designato come « estraneità interiore » o « Frem-derfahrung » di cui nella quinta delle Cartesianische Meditationen, nn. 42, 43, 44, già tematizzata dal Lévinas, ma i cui spunti si riconoscono già in Agostino quando parla di un « proprio più proprio a noi che noi stessi », indicando la complessità del nostro io e della sua costituzione così acu­tamente analizzati dalla fenomenologia. Le pagine di Rigobello al riguardo sono veramente acute e suggestive  (pp. 44-51).

La seconda parte è antologica e presenta una scelta essenziale da Platone a Maritain. Non mancano ovviamente Agostino, Tommaso, Duns Scoto, e tra i moderni G. Marcel confrontato con l'amara, eppur ecce­zionalmente sincera, pagina di Sartre. Sorprende un po' l'assenza d'un Rosmini o d'un Blondel come del resto rimane il desiderio di qualche testo significativo espresso dalle altre culture, africana od asiatica che confermano l'universalità del tema.