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Recensione: Jan Grootaers, Primauté et Collégialité. Le dossier de Gerard Philips sur la Nota Explicativa Praevia

 
 
 
Foto Betti Umberto , Recensione: Jan Grootaers, Primauté et Collégialité. Le dossier de Gerard Philips sur la Nota Explicativa Praevia , in Antonianum, 62/2-3 (1987) p. 357-360 .

Il presente volume viene ad aggiungersi ai non pochi scritti dedicati alla Nota esplicativa previa relativa al cap. Ili della Costituzione dom-màtica Lumen gentium del Concilio Vaticano IL Le interpretazioni di essa più accreditate, sia partendo dalla sua ripartizione alquanto arti­ficiosa in 39 affermazioni e dal raffronto di ciascuna con le corrispon­denti espressioni della Lumen gentium, sia rifacendosi alla sua travagliata vicenda, convergono in una medesima conclusione: che, cioè, la Nota esplicativa non modifica in niente il testo conciliare, ma solo ne esplicita il senso in qualche punto (cf. E. Olivares, Anàlisis e interpretaciones de la «Nota praevia explicativa», in Estudios Eclesiasticos 42  [1967]   183-205).

Fu questa anche — in uno scritto del 1969 riprodotto nell'appendice del volume — la conclusione di Mons. Philips che, per il ruolo da lui avuto in materia, merita ogni considerazione: « Nous ne croyons nullement exagérer en soutenant la thèse que la nota praevia, pour impressionnante qu'elle soit, n'apporte aucun élément nouveau au texte vote par le concile » (p. 213). Lo stesso Mons. Philips era peraltro consapevole che « la note explicative... fera l'objet d'interprétations plus ou moins diver-gentes » (p. 199). La sua presa di posizione aveva dunque anche lo scopo di contribuire a far sì che le varie e variate interpretazioni non si allon­tanassero molto dal vero.

Questo medesimo scopo è da riconoscere, almeno oggettivamente, al volume pubblicato da J. Grootaers, che per una ventina d'anni, prima, durante e dopo il Concilio, fu in stretto contatto con Mons. Philips. Questi, anzi, tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 1972, lo designò, in certo senso, suo erede fiduciario per quanto riguarda vari documenti relativi alla Nota esplicativa previa che, unitamente alle annotazioni che egli stesso ne aveva raccolte, formano il così detto « dossier Philips » (cf. p. 23s), al quale s'aggiungono altri documenti in qualche modo con­nessi. Il volume si presenta dunque anche come indovinato omaggio a Mons. Philips, al quale sono pure riservate due notizie biografiche (pp. 10 e 27 n. 11), che forse sarebbe stato meglio unire in una sola, completan­dola magari di elementi utili assenti nell'una e nell'altra.

I documenti ivi pubblicati come assicura G. Thils nella prefazione — formano insieme « une documentation dont aucun chercheur ne pourra faire l'economie »  (p.  11).  Riservando  agli  specialisti,  ai  ricercatori  appunto, di soppesare la documentazione raccolta in ogni suo risvolto, sembra utile segnalare intanto qualche impressione di superficie, con riferimento alle 4 sezioni in cui la raccolta è articolata: il ricordato «dossier Philips» (pp. 63-124); documenti relativi ai suggerimenti di Paolo VI per la revisione del cap. Ili dello Schema sulla Chiesa (pp. 125-145); documenti relativi alle obiezioni circa la dottrina della collegialità episcopale (pp. 147-159); estratti vari della cronaca del P. S. Tromp, S.I., segretario della Commissione dottrinale (pp. 161-178).

Rimane fondamentalmente vero che la rilevante serie di documenti ora ricordata « constitue un ensemble inédit d'une valeur historique certame » (p. 24). Non è tuttavia superfluo avvertire che la parte inedita è meno consistente di quanto potrebbe a prima vista sembrare.

Riguardo ai documenti della prima sezione, l'A., come di sfuggita e senza indicazione di pagine (p. 24 n. 4), informa che 4 di essi erano già stati pubblicati nel mio libro La dottrina sull'episcopato del Concilio Vaticano II (Spicilegium Pontificii Athenaei Antoniani, 25), Roma 1984. Si tratta delle Annotations du Card. M. Browne (pp. 85-87 = o.c, pp. 496-498), degli Addenda ad relationem generalem de G. Philips (p. 98s = o.c, p. 528s), della Lettre du Card. A.G. Cicognani au Card. A. Ottaviani (pp. 109-113 = o.c, pp. 522-527), del Rapport de G. Philips (p. 114s = o.c, p. 537s). E' anche da aggiungere che le Annotations du Card. M. Browne dovreb­bero essere completate con le Considerationes cardinalis Browne circa collegialitatem episcoporum, pubblicate in o.c, p. 498s, sia perché esse riassumono e sviluppano il pensiero delle Annotations ed occuparono l'at­tenzione della Commissione dottrinale la prima settimana di giugno 1964, sia perché, in risposta ad esse, fu redatto, su autorevolissima richiesta, uno scritto intitolato Osservazioni sulla collegialità episcopale, pubblicato in o.c, pp. 500-506). Se, come tutto fa presumere, le ricordate Conside­rationes non compaiono nel « dossier Philips » e quindi non potevano essere pubblicate nella rispettiva sezione, avrebbero tuttavia potuto trovare giusta collocazione altrove. E' infine da annotare che nel docu­mento Lettre du Card. A.G. Cicognani sono state omesse poche righe (fine di p. 113), che pure appartengono all'integrità materiale del testo, inclusa la datazione (cf. o.c, p. 527).

Dei 4 pezzi della sezione seconda, il primo, Suggerimenti per la revi­sione del capitolo III dello Schema De Ecclesia (pp. 125-127) è pubblicato in o.c, pp. 493-495.

Una considerazione a parte, sempre sotto l'aspetto della non novità di pubblicazione, va fatta per i 5 documenti della terza sezione. Tutti infatti erano già stati pubblicati. Il n. 1 Note du Card. CI. Micara (p. 147s) e il n. 5 Approbation finale par le Pape Paul VI (p. 159) sono pubblicati rispettivamente in o.c, pp. 507s e 539. Nel n. 2, Note du Card. E. Ruffini (pp. 148-150), soltanto la parte finale (p. 149s) si riferisce al cap. Ili ed ha quindi attinenza con la Nota esplicativa; queste poche righe, peraltro non di grande rilievo, furono pubblicate nella 1" edizione di o.c, p. 260s. Il n. 3 Observations du Card. J. Lefebvre (pp. 150-153) e il n. 4 Mémoiré remis au Pape Paul VI par le Card. L.J. Suenens (pp. 153-158) sono pub­blicati in Acta synodalia III 1, pp. 631-633 e 633-637. La ripetuta pubbli­cazione ha tuttavia il merito di chiarire che essi sono due e di rimediare, quindi, alla confusione degli Acta synodalia dove, — analogamente ad altri casi (cf. Antonianum 56 [1981] 41s) —, ambedue i testi sono riferiti come formanti un tutt'uno con autore unico il Card. Lefebvre.

Quanto infine agli Extraits de la « Chronique » de S. Tromp, che co­stituiscono la sezione quarta (pp. 161-178), la parte più direttamente attinente alla Nota esplicativa previa (pp. 171-176) è pubblicata in o.c, pp. 530-536.

Alla pubblicazione o ripetuta pubblicazione dì documenti l'A. pre­mette un'ampia riflessione personale (pp. 23-61), con due conclusioni mag­giori emergenti dai documenti raccolti, che valgono a rettificare qualche inesattezza superstite anche dopo o nonostante la fatica dell'A. stesso.

E' anzitutto fuori discussione che la redazione della Nota esplicativa previa è opera di Mons. Philips, anche se in un contesto di promozione e ispirazione altrui (pp. 41-43), più prossimamente di Mons. C. Colombo (consacrato vescovo il 25 aprile 1964, non in maggio: cf. p. 41) e del P. W. Bertrams, S.I. Di quest'ultimo non si può quindi dire che sia il « solo autore possibile » della Nota o che « certamente suoi sono gli Addenda » (cf. G. Mucci, La recezione del Vaticano II, in La Civiltà Cat­tolica 138 [1987] 43).

In secondo luogo viene ampiamente confermata l'attendibilità della già riferita interpretazione  di   Mons.  Philips   del   rapporto   di   semplice complementarietà e di piena coerenza tra la Nota esplicativa previa e il dettato conciliare del cap. Ili della Lumen gentium. Appare dunque per­lomeno deviante introdurre in tale interpretazione il  « forte coefficiente soggettivo di mgr. Philips », e dedurne che oggettivamente la Nota sa­rebbe ripiena di « valenze eversive » e costituirebbe « un tentativo di con­trastare il dettato conciliare e di inquinarne l'esegesi »  (cf. G. Alberigo, L'episcopato al Vaticano II, in Cristianesimo nella storia 8  [1987]  156 e 162). Sia consentito  aggiungere  che  la  convinzione  di  ogni   assenza   di conflittualità tra i due testi, quello conciliare e  quello  della  Nota,  era propria della  Commissione   dottrinale.   Se  ne  ebbe  una   riprova   anche nella riunione straordinaria nel pomeriggio  del 30 marzo   1965  sotto  la presidenza del Card. Browne, nella quale, su istanza della Segreteria di Stato, si occupò della posizione in contrario del P. E. Schillebeeckx, O.P. (cf. pp. 48-50), il quale ravvisava nella Nota lo scopo di liberare il testo conciliare da « tacite implicazioni o potenzialità » a favore di una colle­gialità papale, con la conseguenza che il Papa non potrebbe agire altro che in quanto capo  del  collegio  episcopale,  e  quindi  sempre  collegial­mente. Non fu allora presa una decisione al riguardo, « utpote res extra competentiam Commissionis », come si dice nelle annotazioni di cronaca del P. Tromp. Fu  tuttavia  notificato  in  quella  sede,  e  favorevolmente accolto, un  appunto   del   Card.   E.   Florit.   In   esso   le   insinuazioni   del P. Schillebeeckx erano stimate offensive per la Commissione, e si affer­mava energicamente che la « Nota praevia ad hoc tantum inservit: non ad mentem ipsius Commissionis corrigendam, sed ad illam luculentius pate-faciendam. Eiusdem igitur momentum in eo est ut textui conciliari genuinus sensus tribuatur quem eidem Commissio doctrinalis tribuere intendit ».

Su questa stessa linea si muove l'A. quando riferisce espressioni di Mons. Philips al riguardo, come quella in cui si dice che tra i due docu­menti, il testo conciliare e la Nota esplicativa, « on ne remarque vraiment aucune différence » (p. 48). Ma quando adopera espressioni di proprio conio o mutuate acriticamente da altri la lucidità espositiva viene a sof­frirne notevolmente. E' il caso dell'espressione « verres déformantes de la Nota Praevia » (p. 52) o dell'affermazione che la minoranza del Vati­cano II rappresentava « une ecclésiologie hiérarchologique », a differenza della minoranza del Vaticano I che avrebbe rappresentato nientemeno « une ecclésiologie de communion » (p. 58). L'una e l'altra sembrano esulare dalla finalità specifica del volume, che era quella di offrire una documentazione storica, per la quale l'A. ha meritato l'apprezzamento e la gratitudine dei più.