Herman Z.I. ,
Recensione: J. Dupont, Nouvelles Etudes sur les Actes des Apótres ,
in
Antonianum, 61/1 (1986) p. 178-180
.
Si sa che Jacques Dupont sin dagli inizi del suo iter scientifico rivelò un particolare interesse per gli Atti degli Apostoli. Non a caso fu assegnato a lui di tradurre e annotare quest'opera lucana per l'edizione della Bible de Jérusalem (1953). Nel 1960 pubblicava lo status quaestionis della ricerca esegetica sugli Atti (= Les sources du Livre des Actes. Etat de la question). Due anni più tardi usciva Le discuors de Milet, testament pastora! de saint Paul e nel 1967 la raccolta Etudes sur les Actes des Apótres, studi pubblicati nel frattempo su diverse riviste. Anche se in seguito Dom Dupont concentrava l'attenzione su Les Béatitudes, non diminuiva tuttavia l'interesse per gli Atti, il libro prediletto, a cui dedicò non pochi articoli e conferenze. Les Editions du Cerf presentano ora anche questa seconda raccolta di studi che spaziano nel periodo 1967-1982. Néll'Avertissement al volume lo stesso Dupont traccia brevemente la genesi della raccolta. La ragione principale di codesti « sparsa collecta » (come d'altronde anche del volume del 1967) sta nel fatto che molti studi non sono facilmente reperibili; qui inoltre sono raggruppati in modo organico, non cioè secondo la loro genesi cronologica, ma rispettando la logica interna della ricerca e del libro degli Atti.
La raccolta si apre con una rassegna di 25 anni di ricerca (1950-1975), dove il Dupont completa e corregge in non pochi punti il libro sullo stesso argomento di E. Bovon (1978). Segue uno studio sul piano generale degli Atti, mentre gli altri contributi riguardano l'esegesi di alcuni testi particolari degli Atti, tra i quali spiccano quelli su Atti 1-2; 10-14. Il volume si chiude con quattro studi su altrettanti grandi discorsi di Paolo (sull'Areopago, davanti ai responsabili della chiesa di Efeso, di fronte al re Agrippa a Cesarea e quello rivolto ai capi della comunità ebraica di Roma). Crediamo di rendere servizio utile al lettore interessato elencando per intero i rispettivi studi.
1. Lue le théologien. Vingt-cinq ans de recherches (1950-1975). A propos d'un ouvrage de Francois Bovon (pp. 13-23); 2. La question du pian des Actes des Apòtres à la lumière d'un texte de Lucien de Samosate (pp. 24-36): 3. La portée christologique de l'évangélisation des nations (pp. 37-57); 4. Les discours de Pierre (pp. 58-111); 5. L'Apòtre comme intermédiaire du salut dans les Actes des Apòtres (pp. 112-132); 6. Les ministères de l'Eglise naissante d'après les Actes des Apòtres (pp. 133-185); 7. Le douzième Apòtre <Ac 1,15-26). A propos d'une explication recente (pp. 186-192); 8. La nouvelle Pentecóte (Ac 2,1-11) (pp. 193-198); 9. Ascension du Christ et don de l'Esprit d'après Ac 2,33 (pp. 199-209); 10. « Assis à la droite de Dieu ». L'interprétation du Ps 110,1 dans le Nouveau Testament (pp. 210-295); 11. L'union entre les premiers chrétiens dans les Actes des Apòtres (pp. 296-318); 12. Dieu l'a oint d'Esprit Saint (Ac 10,34-38) (pp. 319-328); 13. Pierre délivré de prison (Ac 12,1-11) (pp. 329-342); 14. Je fai établi lumière des nations (Ac 13,14.43-52) pp. (343-349); 15. La première orga-nisation des Eglises (Ac 14,21-27) (pp. 350-357); 16. L'après-mort dans l'oeuvre de Lue (pp. 358-380); 17. Le discours à l'Aréopage (Ac 17,22-31) lieu de rencontre entre christianisme et hellénisme (pp 380-423); 18. La construction du discours de Milet (Ac 20,18-35) (pp. 424-445); 19. La mission de Paul d'après Ac 26,16-23 et la mission des Apòtres d'après Le 24,44-49 et Ac 1,8 (pp. 446456); 20. La conclusion des Actes et son rapport à l'ensemble de l'ouvrage de Lue (pp. 457-511).
Due sostanziosi indici chiudono l'opera. L'Autore dice (cf. p. 10) di non aver avuto il tempo necessario per aggiornare e perfezionare i singoli studi della raccolta: « la faute en est à l'insistance amicale de notre confrère, le Pére Robert Gantoy, jointe à celle des Editions du Cerf ». L'Editore, da parte sua, assicura tuttavia la freschezza e l'attualità dei contributi: « Aucune n'a vielli » (p. 8). Il lettore attento se ne accorgerà facilmente, anche se ogni tanto potrà rimanere sorpreso dalla grande fiducia che J. Dupont nute nella « storicità » del racconto lucano.
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