Herman Z.I. ,
Recensione: M.E. Stone (ed.), Jewish Writings of the Second Tempie Period: Apocrypha, Pseudepigrapha, Qumran Sectarian Writings, Philo, Josephus (CRINT Section 2: The Literature of the Jewish People in the Period of the Second Tempie and the Talmud, Voi. ,
in
Antonianum, 61/1 (1986) p. 183-184
.
Negli ultimi anni sono apparsi in lingua inglese diversi manuali-studi sulla cosiddetta (dal punto di vista cristiano) letteratura « intertestamen-taria », gli scritti cioè « del periodo del secondo tempio », come li definisce in modo un po' ambiguo il titolo del presente volume. Forse sarebbe più appropriato parlare della letteratura giudaica « between the Bible and the Mishnah», secondo la felice intitolazione di uno studio sullo stesso argomento di G.W.E. Nickelsburg (1981), che è d'altronde uno dei principali collaboratori del volume.
La raccolta fa parte della Seconda sezione dei Compendia Rerum Iudaicarum ad Novum Testamentum (= CRINT). La Prima sezione dei Compendia fu pubblicata in due volumi ancora nel 1974-76 col titolo: The Jewish People in the First Century (ed. S. Safrai - M. Stern). L'opera incontrò da alcune autorevoli parti severe critiche per, tra l'altro, la sua unilateralità nel ricostruire e presentare la storia e la vita sociale del popolo giudaico nel primo secolo, per l'uso ambiguo delle fonti rabbiniche nonché per scarsa informazione bibliografica. Siamo certi che soprattutto quest'ultima mancanza non la si potrà riscontrare nel presente volume, che offre più di cinquanta pagine di Accumulative Bibliography sull'argomento (cf. pp. 603-53).
Si tratta di un lavoro d'equipe di studiosi sia cristiani che ebrei, un teamwork che richiede, come annotato nella prefazione, « a great deal of consultation and discussion » (p. V), ciò che può spiegare la tardiva pubblicazione di questo volume rispetto a quelli della Prima sezione. Lo stesso progetto iniziale inoltre lo si è dovuto rivedere perché è sembrato « too narrow for an adequate treatment of the sources » (p. V). Così invece dei due previsti volumi della Seconda sezione, si è arrivati a tre, in modo da poter trattare adeguatamente tutto il fenomeno dell'antica letteratura giudaica extrabiblica. Il primo volume si propone di essere una specie di introduzione generale al problema ermeneutico (= Miqra. Reading. Translation and Interpretation of the Hebrew Bible in Ancient Judaism and Early Christìanity), il secondo — che stiamo presentando — offre i testi in questione, mentre il terzo affronterà il mare magnum della letteratura rabbinica (= The Literature of the Sages. Midrash, Mishnah, Talmud).
Nella prefazione del nostro volume viene doverosamente rilevato che l'intuizione basilare di questo triplice progetto è dovuta a R. Le Déaut, « whose great sensitivity to both Jewish and Christian dimensions of the project substantially influenced the actual scope of the work » (p. V).
I testi in questione non vengono raggruppati dal punto di vista della loro genesi storico-sociale, ma prevalentemente secondo il genere letterario. Lo rilevano gli stessi titoli dei quattordici capitoli.
I. Gafni, «The Historical Background» (pp. 1-31); G.W.E. Nickelsburg, « Stories of Biblical and Eearly Post-Bìblical Times » (pp. 33-87); Id., « The Bible Rewritten and Expanded » (pp. 89-156); H.W. Attridge, « Historiography » (pp. 157-84); Id., « Josephus and His Works » (pp. 185-232); P. Borgen, « Philo of Alexandria» (238-82); M. Gilbert, « Wisdom Literature » (pp. 283-324); JJ. Collins, « Testaments » (pp. 325-55); Id., «The Sibylline Oracles » (pp. 357-81); M.E. Stone, « Apocalyptic Literature» (pp. 383-441); B.A. Pearson, «Jewish Sources in Gnostic Literature » (pp. 443-81); D. Dimant, « Qumran Sectarian Literature » (pp. 485-550); D. Flusser, « Psalms, Hymnes, and Prayers » (pp. 551-77); P.S. Alexander, « Epistolary Literature» (pp. 579-96).
II più grande pregio del volume sembra essere quello di presentare tutte le opere in questione, di cui oggi siamo in possesso, con lo stesso equilibrio, evitando le accentuazioni soggettive di natura storico-dottrinale. La diversità confessionale degli autori poteva essere in questo senso una perdonabile tentazione, come di fatto lo fu per gli autori dei primi due volumi del CRINT (ai quali si rimproverava una posizione troppo «israeliana» nel presentare la storia giudaica del primo secolo). Nessuna traccia del genere in questo volume. Ci si trova di fronte ad una presentazione oggettiva e documentata (basta dare lo sguardo alla bibliografia già menzionata e a più di quaranta pagine di diversi indici). Un'enciclopedia di tutto rispetto. R imane l'augurio che i due rimanenti volumi non mettano troppo ad apparire.
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