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Recensione: Ernst Dammann, L'Africa

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Ernst Dammann, L'Africa , in Antonianum, 61/4 (1986) p. 780-781 .

Un altro prezioso documento di storia delle religioni appare con questo volume della ormai nota collana della Jaca Book.

Già precedentemente si è avuto modo, in codesta rivista, di recensire altri volumi: F. Heiler, Le religioni dell'umanità; S. Morenz, Gli Egizi; W. Burkert, / Greci).

L'orientamento della collana, una traduzione dalla raccolta tedesca in 36 volumi della Kohlhammer-Stuttgart, è fondamentalmente fenomeno­logico, com'è dichiarato espressamente dal libro dell'Heller che la apre.

Né, tuttavia, l'uso della metodologia fenomenologica, peraltro ancora valida in alcuni suoi intenti di fondo e nella ricchezza dei risultati, né il fatto che l'opera sia datata (1963), costituiscono un ostacolo alla rigorosità scientifica della ricerca dal punto di vista storico-comparativo.

Un ulteriore esempio di ciò è proprio il presente volume del D., il quale c'introduce in modo magistrale e affascinante nel complesso pianeta della religiosità africana. La felicità delle intuizioni, unita ad una grande padronanza delle fonti e della vasta bibliografia sul tema, fa di quest'opera pionieristica un classico tuttora valido, come spiega nella sua prefazione G. Guariglia, dell'Università Catt. di Milano.

Il continente Africa, per la sua storia e per l'originalità delle sue culture, di difficile accesso esaustivo per la mancanza di una tradizione scritta e per il progressivo dileguarsi o perlomeno trasformarsi contem­poraneo dei tratti arcaici di tali civiltà di fronte alla sfida delle grandi religioni venute dall'esterno, tale continente, si diceva, si offre ancora a tutt'oggi come un vasto campo da esplorare.

Certamente, progressi conoscitivi ve ne sono stati, anche per la cre­scente  autocoscienza   di   intellettuali   autoctoni   che   cercano   di   portare allo stato riflesso e comunicabile all'esterno il loro antico e più genuino patrimonio di civiltà. Ma vi è ancora molto e molto di più da fare.

Da qui il valore di opere come quella del D., che cerca di ricostruire la mentalità religiosa africana su un duplice piano, quello delle religioni naturistiche o native (ce. 1-6) e quello delle religioni importate, il giudai­smo, l'islamismo e il cristianesimo, con conseguenti influssi reciproci al riguardo delle attuali forme di religiosità africana (ce. 7-9).

Mentre nella seconda parte il discorso si muove su un terreno suf-fenomenologia religiosa africana come frutto di un'africanizzazione delle fenomenologia erligiosa africana come frutto di un'africanizzazione delle religioni monoteistiche e viceversa, la prima parte, invece, introduce in un mondo complesso e non facilmente accessibile, come un fitto bosco che addirittura affascina.

Istruttiva è, ad es., nel 1° cap. la descrizione della vasta gamma più o meno gerarchica delle « entità sovrastanti »: l'entità non personi­ficata, quella personificata, l'anima, lo spirito, le divinità e, infine, l'essere supremo. La purezza del concetto di quest'ultimo è permessa proprio dalla proliferazione di attribuzioni delle forze vitali ad altre categorie intermedie.

Un analogo interesse suscita la presentazione del complesso fenomeno del totemismo, cioè di quella credenza che stabilisce dei rapporti stretti di parentela e religiosi tra un clan o un individuo e un dato animale (pp. 43-60).

Il libro è corredato di una bibliografia, che, naturalmente, è datata al tempo della sua pubblicazione originale; inoltre, ha una lista delle più importanti tribù menzionate (con un utile schizzo dell'Africa per il ri­scontro geografico) e un buon indice analitico.