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Recensione: G. ZEVINI, Vangelo secondo Giovanni, voi. I

 
 
 
Foto Adinolfi Marco , Recensione: G. ZEVINI, Vangelo secondo Giovanni, voi. I, in Antonianum, 60/1 (1985) p. 193-194 .

« Il nostro tempo ha bisogno di uomini di Chiesa eruditi e spirituali che possano farci conoscere la Bibbia nello Spirito, perché se gli uni ci possono far conoscere tante cose nuove, solo gli altri possono donarci con il loro discernimento dello Spirito, la verità biblica, nella quale sentiamo parlare il Cristo, luce del nostro cammino e gioia per la nostra vita » (G. Zevini [a cura di], Incontro con la Bibbia, Roma 1978, 156).

Il giovane professore di esegesi neotestamentaria alla Pontificia Uni­versità Salesiana, che si esprimeva così sei anni or sono, ha certamente sentito ripercuotersi dentro, come un bumerang, le parole che pronunciava. E ora, con erudizione e Spirito, ci ha dato il commento ai primi dieci capitoli del Vangelo che l'antichità chiamava spirituale.

Il volume, unico contributo italiano, entra nella collana dei venticinque «Commenti spirituali del Nuovo Testamento», editi da eminenti esegeti tedeschi, tra cui Schnackenburg e Gnilka, Mussner e Schelkle, e tradotti in varie lingue.

Anche se di proposito evita di impuntarsi su questioni di carattere filologico o storico-critico, l'A. mostra di non ignorare affatto la più recente problematica giovannea. Ne fanno fede i circa quaranta titoli citati tra commenti e studi, e le oltre duecento note che in genere giustificano la scelta di interpretazioni e di traduzioni. Traduzioni coraggiose, a volte.

Qualche esempio. In 1,13 è preferita la lezione al singolare, che allude alla nascita verginale di Gesù:  « nel nome di colui che non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato ». La versìone di 1,14.17 elimina la congiunzione tra i due sostantivi e rende il secondo specificazione del primo:   « pieno della grazia della verità », « la della verità ». 1,34 ha « l'eletto di Dio » al posto del meglio attestato «il figlio di Dio».

Quanto al commento vero e proprio, esso non delude mai. Il senso letterale non è stravolto né in allegorismi magari filologici, né in applica­zioni moralistiche. E' rigorosamente rispettato e, mediante legittimi appro­fondimenti e sane esplicitazioni, è proposto in chiave spirituale perché il lettore sia in grado di assimilarlo e di viverlo.

In conclusione va riconosciuto con piacere che l'A., ricorrendo anche alla parola di esegeti antichi e moderni — di sant'Agostino per es. sono citati una decina di testi —, ha saputo far suo il compito che gli sembra proprio di Giovanni: orientare il lettore « verso il Cristo, luogo d'incontro di comunione con Dio » (p. 328).