Peperoni Salvatore ,
Recensione: F(ederico) R. Amar Gii - La administración de los Bienes temporales de la Iglesia - Legislación universal y particular espanola,
in
Antonianum, 60/2-3 (1985) p. 535-536
.
Si tratta di una ulteriore produzione di un giovane canonista spagnolo, nato nel 1953 e già autore, dal 1981 in poi già di tre libri; con questo il quarto.
Come dice il titolo, si tratta della trattazione organica della amministrazione dei beni ecclesiastici, secondo il nuovo Codice di Diritto canonico. Vi aggiunge anche una sezione speciale, che riguarda le disposizioni del diritto spagnolo vigente. Cosa oggi inevitabile, quando la Chiesa si trova ad operare nel territorio di uno Stato moderno.
Il lavoro è diviso in due sezioni: Diritto patrimoniale generale (p. 27-236), e diritto patrimoniale spagnolo (p. 237-324). Ambedue le partì sono precedute non solo dall'indice bibliografico, ma soprattutto da un accurato indice delle fonti delle leggi relative.
La sezione prima è divisa in tre parti: I, Questioni generali (p. 27-70); II, L'acquisizione dei beni (p. 73-166); III, L'amministrazione dei beni (p. 169-236).
La seconda sezione si sviluppa sulla base delle decisioni della Conferenza Episcopale spagnola, delle norme diocesane spagnole e della legislazione concordataria con il diritto civile spagnolo.
Nella introduzione dà un accenno sobrio delle tante e interessanti questioni sorte sul problema della giustificazione dei beni temporali della Chiesa. E conclude intelligentemente: « Non è nostra intenzione, nel presentare questo trattato-manuale sul diritto patrimoniale della Chiesa, di dirimere e risolvere dette questioni fondamentali per lo sviluppo della vita ecclesiale né entrare in polemiche sterili: semplicemente vogliamo ricordar che la Chiesa ha giustificato e giustifica il possesso dei suoi beni temporali come strumento inevitabile per il compimento della sua missione storico-salvifica ». E ricorda il principio medioevale: « quia spiri-tualia sine temporalibus diu esse non possunt, sicut anima sine cor-pore » (p. 13-14).
Piuttosto in questo punto c'è una piccola menda tipografica. La prima riga di pag. 14 (del testo) va posta dopo l'ultima riga del testo di pag. 15; e la seconda di p. 14 diventa la prima della stessa pagina.
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