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Libri nostri: Eliodoro Mariani, La sapienza di frate Egidio compagno di San Francesco, con i Detti nella trascrizione del Codice della Bertoliana di Vicenza a cura di Bortolo Brogliato

 
 
 
Foto , Libri nostri: Eliodoro Mariani, La sapienza di frate Egidio compagno di San Francesco, con i Detti nella trascrizione del Codice della Bertoliana di Vicenza a cura di Bortolo Brogliato, in Antonianum, 60/2-3 (1985) p. 545-546 .

Il lavoro è dedicato prima di tutto alla vita del beato Egidio nelle sue due parti principali: la sua vita « errabonda » e attiva, prima; quella contemplativa poi (cap. I-IV). I successivi capitoli (V-VII) sono dedicati a ricavare una dottrina della contemplazione e della vita religiosa dai Detti arguti e sapienti del contemplativo di Monteripido. In particolare — e questo è l'aspetto più nuovo rispetto ad altre biografie egidiane — l'A. ha stabilito alcune corrispondenze significative tra le Laudi di San Francesco e le Laudi o beatitudini egidiane (pp. 154-165), al punto che potrebbe essere interessante uno studio ulteriore sull'argomento che, in ogni caso, confermerebbe la corrispondenza a volte verbale tra ammo­nizioni, laudi, detti di Francesco e quelli di Egidio. Esempio ne è quel noto detto comune a Francesco ed Egidio: Tantum scit homo quantum operatur che è nei Dieta b. Aegidiì XVI e che la Leggenda Perusina riporta come di San Francesco (e. 74).

Seguono i Detti trascritti da una versione quattrocentesca italo-veneta documento dell'ampia diffusione degli « aurei detti » di Egidio. In appen­dice l'Autore riproduce un suo studio sull'origine del Trattato sui sette gradi della contemplazione (221-243) attribuito dal Thery a Tommaso Gallo, l'amico vercellese di S. Antonio da Padova. Poiché i sette gradi corrispondono a quelli detti da Egidio su domanda di frate Leone e insieme sono riportati da San Bonaventura (t. VII, p. 231, 11) nasce il quesito se essa sia stata frutto di colloqui tra S. Antonio e il celebre abbate vercellese (avvenuti nel 1224) e se S. Antonio possa averli avuti dalla « semplice sapienza » di frate Egidio, così chiaramente esaltata poi da Bonaventura in confronto con Riccardo di San Vittore.