Del Zotto Cornelio ,
Recensione: Platzeck, Erhard-Wolfram, OFM, Das Sonnenlied des heiligen Franziskus voti Assisi,
in
Antonianum, 60/4 (1985) p. 704-705
.
Conoscevo bene la prima edizione del libro, apparsa a Miinchen presso l'Editore Max-Huber nel 1956, nella quale ho apprezzato il minuzioso lavoro di analisi filologica e quel senso del ritmo che permetteva di trasferire nella traduzione tedesca l'afflato dell'ispirazione originale. La seconda edizione appare riveduta e migliorata sia nel testo che nella bibliografìa.
Prendendo l'avvio dalla descrizione del Codice 338 di Assisi, FA. analizza dapprima il testo italiano del Cantico, proponendone una fedele traduzione ritmica. Egli riesce a riprodurre anche il suono delle parole, secondo il ritmo originale. Qui il filosofo lascia trasparire il suo animo poetico e bisogna riconoscere che è ben riuscito nel suo intento (L).
Ambienta quindi il Cantico e ne chiarisce il senso di « nova laus Domini de suis creaturis » (p. 22), composta a S. Damiano « probabilmente nell'inverno 1224-1225, dopo che Francesco aveva ricevuto le stimmate (17 settembre 1224) ». Nascono così le Lodi delle Creature o Cantico dì Frate Sole (p. 25). La strofa della pace venne aggiunta nel 1225 per riconciliare Vescovo e Podestà( mentre la strofa della morte venne composta probabilmente nell'imminenza della morte, nel 1226.
L'aspetto più importante dello studio riguarda l'analisi del Cantico dal punto di vista letterario e del contenuto. L'A. nota che il Cantico è composto di 254 parole e ne scandisce pure la frequenza, in un crescendo che trapunta di luci il « misignore », in un clima di riconciliazione cosmica, di riconquistata innocenza e di commovente bontà, di modo che, pur nella povertà del vocabolario, sovrabbonda lo stupore e la gioia di una incontenibile erompente pienezza di senso e di vitalità (pp. 26-30).
Rifacendosi a una riflessione di S. Mathilde di Magdeburg: « Se poi io indegna creatura non sono degno con le mie forze di lodare il Signore, allora invio alla corte celeste tutte le creature e le invito a magnificare per me il Signore... », FA. dà una significazione originale al verso « E nullu homo ene dignu te mentovare ». Per cui il senso unitario del Cantico starebbe nel « Laudato sie misignore cun tucte le tue creature » (pp. 31-37). L'A. propende, anche nella traduzione tedesca, a riprodurre il « per » con « durch » ossia « mediante » le creature e, quindi, insieme ad esse (p. 40).
Il P. Platzeck difende l'unità sia spirituale che formale del Cantico (pp. 41-49) e ne indica l'originalità e l'adattabilità al canto, anche liturgico (pp. 50-54). Infine cerca di determinare la «forma espressiva» (Gestalt) del Cantico di Frate Sole, per giustificare la traduzione tedesca, che propone in una nuova disposizione ritmica (pp. 55-68). Conclude l'opera un ritratto di S. Francesco desunto dal Cantico, nel quale l'A. afferma che si rivela tutto S. Francesco (p. 70).
Il volume si presenta in accurata edizione, anche se permangono alcuni errori grafici, specialmente nelle parole italiane.
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