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Recensione: I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Veritā, Filippo, a cura di LUIGI MORALDI

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Veritā, Filippo, a cura di LUIGI MORALDI , in Antonianum, 59/3-4 (1984) p. 664-665 .

Nel 1945, nei pressi dell'antica Khenoboskion, nella zona dell'attuale Nag Hammadi (Alto Egitto), fu fatta una scoperta che avrebbe rivoluzio­nato gli studi sullo gnosticismo.

In una giara erano conservati tredici codici del 3° e 4° sec. d.C, riportanti 53 testi gnostici in lingua copta, una traduzione dall'originale greco.

Fino ad allora le uniche fonti per lo studio dello gnosticismo erano opere dei suoi avversari (Ireneo, Ippolito, Clemente Alessandrino, Epi­fanio, ecc.) che, per lo stile polemico e per preoccupazioni di ortodossia cristiana, certamente non offrivano un quadro equanime ed esauriente di questo grande movimento.

Dopo varie pubblicazioni e traduzioni parziali e imperfette di alcuni dei sopraddetti scritti, finalmente si è giunti alla editio princeps di tutte le opere, in dieci volumi: The Facsimile Edition of the Nag Hammadi Codices, Published under the Auspices of the Department of Antiquities of the Arab Republic of Egypt in Conjunction with the United Nations Educational, Scìentific and Cultural Organization,  1972-1977.

La presente edizione di quattro dei vangeli gnostici, è stata curata egregiamente dal noto semitista L. Moraldi (cf. anche il suo Testi gnostici Torino 1982), il quale offre un'elegante traduzione dei testi copti. Il suo lavoro è significativo, perché, oltre ad una chiara e semplice prefazione generale che introduce alla letteratura gnostica, dedica tre quarti del libro (fatica della traduzione a parte) a un corredo di note utile e contempo­raneamente discreto nella chiarificazione: l'A. non ha voluto fare opera di erudizione e di esaustività, anche per lasciare « alla riflessione personale del lettore la gioia della scoperta » (p. XIII). L'apparato di note è preceduto ogni volta da una presentazione critica comparata di ciascuno dei quattro vangeli, nell'ambito della più vasta letteratura gnostica.

Gli originali degli scritti in questione risalgono al 2° sec. d.C.

Il più interessante dei quattro, per gli studi neotestamentari, è il vangelo di Tomaso, il quale, pur appartenendo alla biblioteca gnostica, non presenta quasi alcuna traccia di gnosticismo. Anzi, secondo uno studio di H. Koster (« Gnomai Diaphoroi: Ursprung und Wesen der Mannigfal-tigkeit in der Geschichte des friihen Christentums » in Entwicklungslinien durch die Welt des friihen Christentums, Tùbingen 1971, 107-146) con tale vangelo, che riporta un elenco dei loghia di Gesù, si è di fronte allo sviluppo siro-orientale di quella Vorlage comune di loghia, di cui il ramo occidentale sarebbe la tradizione sinottica (cf. p. 125). Si può immaginare, quindi, quanto fascino misterioso emani dal vangelo di Tomaso. Tuttavia, anche gli altri tre scritti, decisamente gnostici, presentano un rilevante interesse, perché introducono in quell'universo di pensiero e di vita, nel quale si sono mossi quegl'« intellettuali cristiani », come il M. chiama i maestri gnostici, che all'inizio del cristianesimo hanno dato una loro interpretazione originale, seppur eterodossa, della nuova fede.