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Recensione: MARTIN HENGEL, II figlio di Dio. L'origine della cristologia e la storia della religione giudeo-ellenistica

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: MARTIN HENGEL, II figlio di Dio. L'origine della cristologia e la storia della religione giudeo-ellenistica , in Antonianum, 59/3-4 (1984) p. 666-667 .

Un agile eppur profondo libretto che rielabora una lezione inaugurale tenuta dall'A. all'università di Tiibingen nel 1973.

Due le finalità dello studio: a) dare un contributo alle ricerche sempre attuali e scottanti circa l'origine e lo sviluppo della protocristologia, tenendo come perno il titolo di figlio di Dio; b) offrire un esempio di approccio metodologico di convergenza tra la ricerca storica e quella speculativo-dogmatica. L'una ha bisogno dell'altra, come dice FA. nella premessa alla prima edizione tedesca (p. 15). Non si può sospingere una fondata speculazione cristologica, se non sulla base di dati storici da ap­profondire continuamente ma irrinunciabili; d'altro canto, per non cadere in un vieto positivismo storico, ì dati storici devono lasciar sviscerare tutte le implicazioni teologiche che comportano.

L'A., che ha già pubblicato un'opera notevole, Judentum und Helle-nismus, Tiibingen 1969, 21973, mette a punto le sue ricerce concentrandole attorno ad un problema: come mai dopo soli due decenni, un giudeo di Galilea, crocifisso come criminale, è stato presentato ed adorato come un essere preesistente e dalla natura divina? Rispondere con l'influenza di uno gnosticismo prematuramente visto come fenomeno ben strutturato, così come è stato fatto con la tesi della storia comparata delle religioni facente capo soprattutto a Bultmann, è fuorviante e scientificamente insostenibile. L'H. a più riprese si scaglia polemicamente contro questa tendenza diffusa nella scuola tedesca.

L'unica risposta sensata per i suoi fondamenti scientifici, che danno peso anche a una seria ricerca di storia delle religioni, viene dal contesto socio-culturale giudeo-ellenistico. E qui FA. fa una rapida quanto magi­strale disamina delle fonti del giudaismo antico, specialmente ellenistico (pp. 67-85), per passare a stilare le linee di una genesi della primitiva cri­stologia (pp. 87-119). Questa ha saputo dare un'interpretazione dell'evento unico di Cristo con concetti quali la Sophìa preesistente, che ha offerto lo strumento di comprensione della trascendenza divina di quel davidide crocifisso, incarnante il servo di Dio di Is 53, in greco -naie, (= servo-figlio)

Il contributo dell'H. va meditato e approfondito, soprattutto secondo il sano criterio della non assolutizzazione dei risultati temporanei della ricerca scientifica.

Manca una lista bibliografica che sarebbe molto funzionale.