Herman Z.I. ,
Recensione: SEYOON KIM, The Origin of Paul's Gospel ,
in
Antonianum, 59/3-4 (1984) p. 671-672
.
Ci troviamo di fronte ad uno stimolante studio sulla genesi, anzi sull'origine, del pensiero paolino. Troppo spesso si è voluto far credere che la teologia paolina non sia altro che un sistema sincretistico di elementi ellenistico-giudaici, maturato lentamente, come se la conversione di Paolo fosse stata il risultato di un lungo ripensamento, frutto di una crisi religiosa nel seno del farisaismo. Speriamo che codesto libro dell'autore coreano (!) abbia messo l'ultima pietra sulla tomba di simili congetture, che sempre riaffiorano, anche nella letteratura specializzata.
Kim mette giustamente al centro dell'esperienza salvifica di Paolo, come fattore principale, l'evento di Damasco: più che convertitosi, Saulo fu convertito dalla forza fulminea del Risorto. Ed è questo evento per eccellenza, che ha condizionato tutta la sua vita successiva di apostolo-teologo. Nelle sue lettere, tuttavia, Paolo ne parla, stranamente, solo poche volte in modo esplicito (Gal 1,13-17; Fil 3,4-11; 1 Cor 9,1; 15,8-10). Questa scarsità del materiale autobiografico fu per alcuni (soprattutto per G. Bornkamm) la ragione principale per spostare l'evento di Damasco nella periferia della vita e del pensiero dell'Apostolo. Ebbene, Kim ha nel primo capitolo analizzato altri luoghi dell'epistolario paolino, dove si può intravvedere delle allusioni all'« incontro » damasceno. Vale la pena elencarli: Rm 10,2-4; 1 Cor 9,16-17; 2 Cor 2,4-4,6; 5,6-21; Ef 3,1-13 con il parallelo di Col 1,23-29. E i passi dove Paolo parla della propria vocazione apostolica usando il termine charis + la forma passiva aor. di didòmi + moi (Rm 12,3 15,15; 1 Cor 3,10; Gal 2,9; Ef 3,2.7.8), oppure diverse altre variazioni in Rm 1,5; 2 Cor 10,8; 13,10; 1 Cor 1,7; Gal 2,8, 1 Ts 2,4.
Partendo da questa solida base analitica, l'autore cerca in seguito di « ricostruire », in chiave appunto dell'evento di Damasco, prima la vita di Paolo-persecutore (cap. II) nonché lo stesso evento damasceno (cap. Ili), e poi il vangelo paolino in quanto rivelazione (cap. IV), cristologia (capp. V-VI) e soteriologia (cap. VII). Il risultato è scontato: « Paul received his gospel front the Damascus revelation of Jesus Christ. We submit that only when this insistence of Paul is taken seriously can we really under stand Paul and his theology » (p. 335).
L'autore vede in quest'opera solo una solida base esegetica per ulteriori ricerche, perché, secondo lui, ci sarebbero ancora due cose da fare: « One is to draw more systematic theological consequences from the results of our exegetical investiagtion into Paul's theology. The other is to complete the expositions of the correlati on between Paul's gospel and his universal mission, and of his understanding of the Heilsgeschichte, his apostelship and the place of his universal mission in the Heilsgeschichte, which we have been able only to begin in this study. Only when these are done, will the exposition of the Damascus revelation be complete » (p. 335). Auguriamo all'autore di poter realizzare questo progetto.
Kim ha portato avanti lo studio con passione (ne risente un po' lo stile ripetitivo e spesso « omiletico ») e con encomiabile acribia esegetica per un autore asiatico (come ha notato lo stesso M. Hengel nel suo Vorwort in tedesco, pp. V-VI). Si può essere d'accordo o meno con molti dettagli della ricerca, però, alla fine della lettura, si ha l'impressione netta che l'insieme tiene da tutti i punti di vista. Finalmente abbiamo una teologia paolina fatta in base all'esperienza viva dell'Apostolo, ancorata nell'evento sconvolgente di Damasco.
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