> > Herman

:
Recensione: RUDOLF PESCH, Das Markusevangelium. I. Teil: Einleitung und Kommentar zu Kap. 1,1-8,26. Dritte, erneut durchgesehene Auflage. Mit einem Nachtrag; II. Teil: Kommentar zu Kap. 8,27-16,20. Zweite durchgesehene Auflage

 
 
 
Foto Herman Z.I. , Recensione: RUDOLF PESCH, Das Markusevangelium. I. Teil: Einleitung und Kommentar zu Kap. 1,1-8,26. Dritte, erneut durchgesehene Auflage. Mit einem Nachtrag; II. Teil: Kommentar zu Kap. 8,27-16,20. Zweite durchgesehene Auflage , in Antonianum, 58/1 (1983) p. 151-154 .

Il voluminoso commentario al vangelo di Marco di R. Pesch, nell'arco di quattro anni è arivato rispettivamente alla sua terza (voi. I) e alla seconda (voi. II) edizione riveduta e aggiornata. Dopo la prematura scomparsa di J. Blinzler nel 1970, a cui l'editrice Herder aveva affidato all'inizio il compito di redigere per la sua prestigiosa collana HTKNT il commentario al primo vangelo, R. Pesch ha accettato la difficile eredità, riuscendo entro sei anni a terminare l'opera. Appena pubblicata nel 1976-77, fu accolta da più parti come il primo commentario scientifico di Me della esegesi cattolica di questo secolo. Encomio pienamente meritato e per diversi motivi giustificato.

Non intendiamo entrare nei dettagli del lavoro del Pesch, cosa già fatta con meticolosità fiamminga da F. Neirynck in ETL 53 (1977) 153-81 e 55 (1979) 1-41 (i due studi sono stati riuniti dopo in L'évangile de Marc. A propos du Commentaire de R. Pesch, ALBO V/42, 1979). Si vuole rilevare solo alcune peculiarità di fondo che distinguono questa impo­nente fatica esegetica.

Andando contro l'opinione comune dell'odierna esegesi, per la quale l'evangelista Marco non è un semplice raccoglitore del materiale tradi­zionale ma un vero scrittore con precisa preoccupazione teologica, il Pesch imposta la sua esegesi innanzitutto sulla concezione di Marco in quanto « konservativer Redaktor », la cui « literarische Leistung » an­drebbe valutata « gerade im Horizont eines unliterarisch-konservativen Verfahrens » (1,25). Così tutta la seconda parte del vangelo (8,27-16-8) non sarebbe  altro   che   una   « vormarkinische   Passionsgeschichte »   (cf. II, lss), ritoccata da Marco solo in alcuni punti parenetici (cf. II, 15ss). Questo radicamento  « tradizionale »  del primo vangelo  avrebbe un lato positivo   nel   senso   di   permettere   un   più   facile   accesso   al   cosiddetto « Gesù storico », una preoccupazione che come si sa, all'esegeta Pesch sta molto a cuore  (cf. soprattutto Id., Das Abendmahl  und Jesu Todesver-stdndnis, 1978). Sotto quest'ottica, il primo vangelo sarebbe solo « indirekt Predigt,   direkt   Geschichtserzàhlung-nicht   umgekehrt»   (1,59):    un'affer­mazione che incontrerà non pochi avversari, perché sembra mettere in questione una delle « verità » più pacifiche del metodo storico-critico, cioè la prevalente dimensione « kerygmatica » del vangelo, che solo in secondo luogo   sarebbe  interessato   alla   « storicità »   (nel   senso   odierno  del ter­mine) degli eventi narrati. Di conseguenza, il Pesch mette un forte accento sulla Traditionsgeschichte, sottovalutando e decisamente ridimensionando l'importanza del genio letterario dell'evangelista, ossia la Redaktionsge-schichte.   Questa   tendenza   del   Pesch   di   voler,   attraverso   il   materiale tradizionale  (a parte  che bisognerebbe  con  certezza  dimostrare che di un tale materiale veramente  si tratti;  le  « prove » di solito rimangono ipotetiche),   arrivare   direttamente   al   « Gesù   storico »,   rileva,   a  nostro parere, nonostante innegabili lati positivi (soprattutto nei confronti dello scetticismo  della  scuola  bultmanniana)  un'ambiguità  di  fondo:   sembra dimenticare che anche la cosiddetta Traditionsgeschichte ha a che fare non  con   dei   resoconti   « storico-cronologici »   allo   stato   puro,   ma  con delle formulazioni già condizionate e rielaborate dall'interesse kerygmatico, aventi già dietro di sé una — benché anonima — Redaktiongeschichte. Sarebbe strano, se non improbabile, che Marco si fosse accontentato, nella maggior  parte   dei  casi,  di  accettare  in  blocco  tale  e   quale  il lavoro « redazionale »   dei   suoi   anonimi   predecessori,   autori   delle  primissime tradizioni, sia scritte che orali. Quello che si suppone per la tradizione preevangelica (cioè appunto la Redaktionsgeschichte), lo si dovrebbe fare a  fortiori  per   lo   stesso   evangelista.   Anche   Pesch   afferma   (contraddi­cendo pure in questo caso l'opinione comune)   che lo  stesso  « Messias-Geheimnis » non sarebbe un accorgimento letterario di Me, ma si trove­rebbe  già nel materiale  tradizionale,  che  acquisterebbe  così una forte accentuazione   cristologica.   In   questo   modo   sembra   essere   negata al redattore finale del primo vangelo una pur minima personale concezione teologico-interpretativa del mistero di Gesù.

Il primo volume, ora alla terza edizione, è provvisto di abbondante Nachtrag (pp. 422-66), comprendente l'aggiornamento bibliografico (a p. 427 W. Adinolfi, va corretto in M. Ad.), nonché le supplementari precisazioni esegetiche. Da notare a pp. 453-62 la lunga aggiunta all'Excursus « Zur Frage der Briider und Schwestern Jesu » (pp. 322-24), che dopo la prima ed. ha suscitato non poche perplessità tra gli esegeti cattolici, visto che l'A. si pronunciava a favore dell'esistenza di fratelli « carnali » di Gesù. La presente aggiunta, dove Pesch segue fedelmente le con­clusioni del libro di L. Oberlinner, nonostante un'esaustiva informazione, risulta insoddisfacente, perché non si vede bene la posizione personale del Pesch stesso. Si ha l'impressione che conservi, benché con diverse attenuazioni, grosso  modo la  precedente  opinione.

Nelle prossime edizioni sarà indispensabile o integrare le attuali ag­giunte nel testo o almeno indicarle con un asterisco in margine.

Per il secondo volume (2. ed.), invece, è difficile vedere in che cosa consista questa « durchgesehene Auflage », visto che manca il rispettivo Vorwort. Viene indicato solamente che la terza ed. avrà pure un Nachtrag (cf. voi. I, VI; nel voi. II, XV dopo la sigla Bog Sm deve seguire Bogoslovska S., non Brgoslowska S.).

Il Markiisevangelium di Pesch, nonostante la (o forse a causa della) sua impostazione « conservatrice » (nel senso esegetico del termine, il che, come si vede dal discutibile Excursus sui « fratelli » di Gesù, non deve per forza coincidere con quella « dommatico-teologica »), susciterà ancora a lungo le più disparate, spesso anche viscerali, reazioni da parte dell'esegesi dominante. Ma questo è forse il destino inevitabile di ogni opera, il cui autore cerca di « fare esegesi » addentrandosi nei sentieri poco battutti, rinunciando al facile percorso su strade provviste di ogni tipo di segnaletica  « ufficiale ».

Infine, un'osservazione che riguarda l'Editore. Per ogni casa editrice è sicuramente motivo di gioia poter, nell'arco di pochi anni (spesso anche mesi), pubblicare edizioni aggiornate e rivedute di una sua opera. Non per i lettori e soprattutto per gli abbonati ad una collana, come quella di HTKNT, che si vedono costretti, ogni due-tre anni (e anche prima), ad acquistare delle nuove edizioni, spesso completamente rie­laborate. Se un volume abbisogna nel poco spazio di tempo di una nuova edizione rifatta, vuol dire che la prima (a parte di essere già esaurita) è stata pubblicata troppo in fretta. Basti ricordare che in quattro anni il Galaterbrief di Mufiner (cf. Antonianum 55, 1980, 491ss) è già alla terza « erweiterte Afulage ». Lo stesso più o meno vale anche per il Johannesevangelium di Schnackenburg, e ora anche il Markusevan-gelium di Pesch, il cui 2. voi., per giunta, non riesce a tener il passo di aggiornamento del  primo.  Se  si  tiene  conto  inoltre  che  le   traduzioni in altre lingue difficilmente possono essere fatte in base all'ultimissima ed. originale, ci si trova in pieno circolo vizioso. Non sarebbe dunque fuori posto che la prima ed. orig. — anche se con un po' di ritardo sul tempo previsto — esca ben fatta e in grande tiratura, di modo che in un ragionevole arco di tempo non abbia bisogno, come si addice ad ogni opera di valore, di aggiunte, ritocchi e frettolosi aggiornamenti. E siamo convinti che il Herder Verlag è in grado di farlo per i rima­nenti volumi del HTKNT,  senza temere eventuali difficoltà economiche.