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Recensione: G. CARDAROPOLI, La pastorale come mediazione salvifica

 
 
 
Foto Pesce Pier Giuseppe , Recensione: G. CARDAROPOLI, La pastorale come mediazione salvifica, in Antonianum, 58/1 (1983) p. 165-167 .

Il volume del p. Cardaropoli, titolare della cattedra di teologia pasto­rale presso l'Istituto Apostolico  dell'Antonianum,  tratta della pastorale fondamentale in una precisa prospettiva  teologica:   la pastorale,  intesa come mediazione salvifica e che si identifica, quindi, « con l'azione che la chiesa va svolgendo lungo i secoli mediante tutti i suoi membri » (p. 5). II testo, « maturato dalla convergenza tra l'esperienza dell'apostolato, la provocazione dei giovani nella scuola e le iniziative del Centro di Orien­tamento Pastorale » (p. 7), ha tutte le carte in regola per imporsi alla attenzione non solo degli studiosi, ma anche degli operatori nel vasto e composito campo della pastorale:  l'autore infatti sviluppa le sue idee sulla base di un rigoroso ripensamento dei dati della rivelazione, di una profonda conoscenza delle più valide  acquisizioni  teologiche  attuali, di un attento vaglio delle indicazioni del magistero (in particolare, del Con­cilio Vaticano II) e di un continuo riferimento alla situazione socio-culturale del mondo contemporaneo.

Il discorso che ne scaturisce porta a un notevole ridimensionamento del­la concezione tradizionale (ma ancora assai corrente) della pastorale in ogni suo aspetto: natura, finalità, metodologia, ecc. In breve, è un libro da cui emana con gradevole frequenza la fragranza saporosa e stimolante di una « riscoperta », tanto necessaria sul piano dei princìpi quanto urgente su quello della prassi.

Il ricco materiale viene articolato in due parti. La prima, di carattere storico-positivo, consta di quattro capitoli: muovendo dal rinnovato in­teresse attuale verso la pastorale e i suoi problemi, l'autore passa all'esame dei fondamenti biblici della mediazione salvifica e presenta sin­teticamente i principali modi di intendere e attuare l'impegno pastorale lungo i secoli in stretta correlazione col variare delle situazioni (politiche, sociali, culturali, ecc.) in cui la chiesa è venuta a trovarsi, per concludere con la presentazione dei nuovi orientamenti della pastorale. La seconda parte, di carattere dottrinale-sistematico, consta di otto capitoli che ruotano tutti attorno al principio fondamentale della mediazione salvifica: il punto di partenza è la mediazione ontologica (e, quindi, unica e insostituibile) di Cristo, partecipata in modo privilegiato (e, quindi, non esclusivo) da quella ministeriale della chiesa; essa compenetra le molte­plici dimensioni che concorrono a formare la complessa realtà della chiesa (sacramentale, spirituale, scientifica, storica, geografica, personale, comunitaria...) e trova nella chiesa locale (in senso teologico, la diocesi; in senso pastorale, la parrocchia e le altre comunità ecclesiali) il soggetto e il « luogo » del suo realizzarsi storico; viene attuata con l'esercizio della triplice funzione (sacerdotale, profetica, regale) e dei ministeri specifici di cui sono investite le varie componenti del popolo di Dio (clero, religiosi, laici); si prefigge di raggiungere tutti i destinatari (cioè, l'intera umanità) e trasmettere loro il dono salvifico (grazia e promozione umana). Con­clude questa parte un capitolo in cui vengono delineate alcune prospettive per il futuro della pastorale in Italia.

Questo scheletrico sommario lascia appena intravvedere le linee por­tanti di un lungo discorso, che si snoda in un susseguirsi di pagine tanto agili nella esposizione quanto dense nel contenuto. D'altra parte, in questa sede non è possibile entrare in molti particolari. Comunque, desideriamo sottolineare almeno alcuni punti, tra i tanti che ci hanno colpito.

Anzitutto, è da rilevare lo sforzo di giungere a una sostanziale iden­tità teologica tra pastorale e azione salvifica globale della chiesa:  sforzo che diventa un segno tangibile del lungo cammino percorso da quando la pastorale era considerata una semplice appendice degli studi teologici, una scienza (o un'arte) riservata al clero in cura d'anime; sforzo che permette di cogliere più in profondità la realtà dinamica di una chiesa tutta mini­steriale, che tale è e deve essere in ogni sua funzione (a partire proprio dalla teologia, che deve essere permeata da spirito e finalità pastorale), in ogni sua azione (non solo cultuale o sacramentale, ma anche sociale e politica), in ogni suo membro (non solo nei « pastori », ma anche nei più semplici fedeli)... Va poi rimarcata la sensibile e assidua attenzione data al  mutato  contesto   socio-culturale  attuale,   così   diverso   da  quello del passato:  piaccia o no, occorre prendere atto che il cosiddetto regime di « christianitas », in cui la chiesa si è trovata a operare per tanti secoli, è ormai irriversibilmente alle spalle sostituito da una società sempre più pluralista e secolarizzata, in cui la chiesa finisce spesso di trovarsi in minoranza; occorre prenderne atto e tirarne le debite conseguenze, mu­tando mentalità e atteggiamenti verso il « mondo » perché solo così sarà possibile impostare un'azione adatta, che offra cioè le giuste « risposte » ai problemi e alle attese dell'uomo contemporaneo. Infine, va notata la importanza attribuita a una maggiore organicità da imprimere all'azione pastorale: oggi non manca certo in molti disponibilità e inventiva; occorre però   che   la   comune   corresponsabilità   trovi   una   sua   più  autentica e fruttuosa espressione negli organismi ecclesiali di comunione e nei piani pastorali a vasto raggio per sottrarre sempre più l'impegno dei singoli e dei gruppi al pericolo della frammentarietà e della dispersione.

Questi pochi cenni lasciano anche intuire, tra il resto, che sarebbe inutile cercare in queste pagine delle formule o ricette di uso immediato: non è questa la preoccupazione dell'autore, convinto com'è che prima di tutto occorre preparare il terreno sul piano dottrinale-teologico. La sua costante preoccupazione è un'altra: elaborare princìpi, agitare problemi, proporre piste di orientamento... E proprio qui sta, a nostro avviso, il valore più grande di questo testo e il suo merito principale: un libro che spinge a pensare più teologicamente e invita a rivedere più criticamente le proprie convinzioni e il proprio comportamento pastorale.

In questo senso, se il volume del p. Cardaropoli non è il primo a trattare temi e problemi inerenti la pastorale fondamentale, è però quello che ne tratta in una visione più « nuova ».