Quest'anno, però, c'è uno spostamento di data: anzicché l'8 novembre, facciamo la celebrazione il 24 ottobre. La ragione è ovvia: quest'anno abbiamo l'onore e la gioia di ricevere in visita ufficiale i membri del Consiglio Plenario dell'Ordine, insieme al Rev.mo P. Generale e al Suo Definitorio.
A nome di tutto l'Ateneo — professori, studenti e officiales — li ringraziamo per questo ambitissimo riconoscimento. Li ringrazio anche a nome del Presidente e dei membri della Commissione Scotista, nonché del Presidente e di tutti coloro che a diversi titoli sono membri di questa comunità.
Credo di non sbagliarmi, se affermo che, in loro e attraverso questo loro atto, è tutto l'Ordine che riconosce il servizio che ci sforziamo di rendere per rispondere nel modo migliore alla fiducia che viene riposta in noi. Mi riferisco sia al servizio dell'Antoniano che a quello che svolge la Commissione Scotista, a cui mi piace aggiungere anche quello della Commissione S. Bonaventura di Grottaferrata.
Questa presenza eccezionale — si tratta della prima volta — di tanti membri qualificati dell'Ordine, mi offre l'occasione propizia per fermarmi, sia pur rapidamente sul servizio che l'Antonianum è chiamato a svolgere in questo preciso momento storico. Lo farò, però, non con mie parole, ma limitandomi a richiamare ciò che è stato detto dal Rev.mo P. Generale, con riferimento a quello che stiamo vivendo proprio in questi giorni.
Il primo riferimento è preso dalla lettera « Studi e missione dei Frati Minori oggi », che il Rev.mo P. Generale ha inviato a tutto l'Ordine il 13 giugno u.s., in coincidenza con il 750° anniversario della morte di S. Antonio, e per ricordare il centenario della fondazione di questo Collegio di S. Antonio in Roma. Attraverso un'appro-fondita lettura di questo documento — il più ampio tra quelli pubblicati finora dal Rev.mo P. Generale — si può individuare un orientamento abbastanza chiaro per cogliere la vocazione dell'Ordine in questo momento della vita della Chiesa e della storia umana, con un diretto riferimento al Consiglio Plenario in atto.
Infatti, vi si legge nella premessa che il Consiglio Plenario « si propone di individuare i mezzi indispensabili per tradurre in termini operativi le acquisizioni dottrinali, che consentono allo stesso tempo di restare fedeli al nostro carisma e di rendere un valido servizio alla Chiesa in questo momento. Per approfondire ulteriormente il nostro carisma e per preparare le persone ad attuarlo, una funzione preminente e insostituibile va riconosciuta alla ricerca scientifica e allo studio ».
Poco più avanti, il Rev.mo P. Generale afferma: « L'eredità culturale della "Scuola Francescana" ha trovato, nell'ultimo secolo di storia, la sua massima espressione nel Pontificio Ateneo "Antonia-num" che ha sede nel Collegio Internazionale S. Antonio in Roma. Attualmente il Pontificio Ateneo "Antonianum" costituisce l'unico Studio Generale dell'Ordine e anche il suo centro di più riconosciuto prestigio; quello cioè che ci qualifica di fronte agli altri Ordini, alla Chiesa e anche di fronte alle Università laiche ».
Per questa ragione, esso è « a servizio di tutte le Province ed è affidato alla cura di tutto l'Ordine, come si prescrive all'art. 170, par. 3 delle attuali CC.GG.
Il secondo documento al quale mi riferisco è l'illuminante prolusione che lo stesso Rev.mo Padre Generale ha tenuta in apertura del Consiglio Plenario. In essa, si precisa ancora meglio, il compito che attende l'Antonianum nel prossimo futuro. Il P. Generale parte dall'affermazione che per noi Frati Minori, « essere evangelizzati ed essere evangelizzatori è parte della nostra identità. L'evangelizzazione è al cuore della vocazione francescana, è il nucleo di ciò a cui siamo chiamati, il centro della nostra identità ».
Tra le condizioni che il P. Generale ritiene indispensabili per essere validi evangelizzatori occupa un posto eminente quella che oggi viene chiamata comunemente « mediazione culturale ». Difatti, egli così si esprime: « La nostra vocazione ci manda ad annunciare il Vangelo alle nazioni, al mondo. La nostra predicazione, il nostro insegnamento, il nostro stile di vita devono essere evangelici. La gente si aspetta che noi denunciamo la guerra, la corsa agli armamenti, la fame del mondo, l'ingiustizia. Essi attendono che noi facciamo qualcosa oltre che pregare e predicare. Aspettano che siamo coinvolti nelle gioie, nei dolori e nelle lotte dei nostri fratelli e sorelle; in una parola, aspettano che noi mediamo i valori evangelici con la cultura e la società di oggi. Ciò ha molto a che fare con i nostri programmi di formazione, le nostre case di studio e il rinnovamento dei nostri centri di studio ».
In queste parole, mi sembra di sentire l'eco della preghiera di Giovanni Paolo II a S. Francesco: « Aiutaci ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca. I difficili problemi sociali, economici, politici, i problemi della cultura e della civiltà contemporanea... Aiutaci a tradurre tutto ciò in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo. Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica ».
Credo che ormai non ci sono più dubbi: il futuro della missione della Chiesa dipende dalla capacità di creare per l'oggi una nuova mediazione culturale tra l'unicità e perennità dei valori evangelici e la molteplicità e complessità delle situazioni, dei problemi e delle culture. A questo compito è chiamata tutta la Chiesa. A questo compito, però, sono chiamati in modo particolarissimo i centri di studi universitari, e specialmente gli Atenei Pontifici, che risiedono in Roma, come ci ricordava ancora una volta Giovanni Paolo II nel discorso di ieri sera in S. Pietro.
Fedeltà e novità, perennità e molteplicità nell'attualizzazione dell'unico Vangelo e dell'unica fede in Cristo, sono i poli essenziali della ricerca e dell'impegno dei nostri centri di studi. Non è un lavoro facile. Ad esso siamo chiamati per dare il nostro specifico contributo in quanto Ordine. In riferimento alla vocazione dell'Ordine, a ciò è chiamato anche questo nostro Ateneo. In questa ottica va letta l'affermazione contenuta nell'Instrumentum Laboris preparato per il Consiglio Plenario: « Il Pontificio Ateneo "Antonianum" ha la funzione di favorire l'unità dell'Ordine preparando professori e formatori per i centri regionali e provinciali, e di essere al servizio degli organismi centrali dell'Ordine» (n. 100, a).
Posso affermare con sincerità che qui all'Antonianum, sentiamo tutto il peso di questa responsabilità, tanto che qualcuno può provare l'impressione che siamo esigenti nei riguardi dell'Ordine. Ci si creda: vorremmo essere messi nelle condizioni indispensabili per rendere il servizio che ci viene chiesto. Ci rendiamo conto che occorre rinnovare strutture, metodi e persone. Proprio per questa ragione, siamo grati all'Ordine che nel Capitolo del '79 ha demandato al Definitorio Generale e a questo Consiglio Plenario di rivedere globalmente la situazione dell'Antonianum non soltanto per il suo rinnovamento, ma anche in vista della costituenda Università Francescana, alla quale, nonostante alcune persistenti difficoltà, nessuno ha mai rinunziato, né i governi degli Ordini, né i centri di studi esistenti.
Ma per riuscire in questo arduo ed essenziale lavoro c'è bisogno di fiducia e di unione. Noi dell'Antonianum riconosciamo con lealtà di non poter riuscire da soli. Il servizio che ci viene chiesto va molto al di là dei nostri sforzi e dei nostri limiti. L'incontro di questa sera, almeno a me, dà l'impressione che in questa « aula magna "S. Antonio" », siano presenti i responsabili del governo e delle Province dell'Ordine per non rattoppare qualche falla del Collegio di S. Antonio, ma per rendersi conto di una situazione e per dare una svolta alla sua funzionalità a un secolo dalla sua esistenza.
In questa prospettiva, al di là della fiducia e dell'unità, mi permetto far riferimento al più essenziale dei mezzi di rinnovamento: i giovani. Nel saluto del P. Generale al Consiglio Plenario, nell'accenno agli aspiranti all'Ordine è detto: « Noi stiamo trattando un'area in sviluppo, e non in recessione ». Ecco: siamo nell'attesa che dalle Province vengano giovani da formare e da preparare; siamo pronti a cedere il nostro posto ai giovani che faranno più e meglio di noi. L'avvenire dell'Antonianum resta legato ai giovani che verranno qui da tutte le Province dell'Ordine col medesimo spirito col quale P. Bernardino da Portogruaro fondava l'Ateneo.
Frattanto, non ce ne stiamo con le braccia incrociate. Abbiamo voluto con testardaggine che oggi fosse messo nelle vostre mani il quinto volume del « Liber Triennalis ». Ci siamo riusciti grazie al lavoro durissimo del P. Segretario, P. Ciro Stanzione, e del tipografo che si è prestato allo sforzo. Che cosa sia attualmente l'Ateneo An-tonianum nei suoi aspetti positivi e negativi; che cosa abbiamo fatto durante gli ultimi tre anni nella scuola, nella ricerca e nelle pubblicazioni, potrete constatarlo voi stessi. Io ho fiducia che il governo dell'Ordine e i membri del Consiglio Plenario daranno un attento sguardo alle diverse centinaia di pagine, allo scopo di poter discutere dell'Antonianum in base a una conoscenza personale e recente, specialmente ai programmi di insegnamento e alle pubblicazioni dei professori.
A questo punto, non mi resta che presentare per rapidi accenni i dati salienti dell'ultimo anno. Lo farò con estrema brevità. Perciò chiedo scusa in anticipo per le omissioni assicurando che al momento della redazione definitiva della relazione sarà fatta giustizia a tutti.
1. Quest'anno c'è stato il rinnovo delle cariche accademiche. Sono stati confermati il rettore, i decani, i presidi e i moderatori. Due sole sostituzioni: il P. Antonio Sousa Costa sostituisce il R. Roberto Zavalloni nella carica di vice-rettore, il P. Luitfried Hansen sostituisce il P. Jean Pierre Rézette come moderatore della sezione dommatica.
Tra gli officiales, il P. Marco Brogi è il nuovo economo, il P. Bruno Giordani è il Direttore dell'Ufficio Editoriale, mentre il P. Isaac Vàzquez torna direttore della rivista Antonianum.
Un sincero ringraziamento a coloro che hanno collaborato finora; una viva richiesta di leale collaborazione a coloro che sono stati eletti alle nuove cariche e uffici.
2. Devo segnalare un notevole ringiovanimento nel corpo docente:
- Promossi: a professore ordinario, il P. Matanic; a professori straordinari, il P. Iriarte dei PP. Cappuccini, il P. Agrelo, il P. Pesce, il P. Manns e il P. Piccirillo; il P. Kozul ad aggiunto.
- Tra i nuovi professori: P. Niccacci e P. Stamm cooptati; P. Aracic, P. Pang, P. Papa, e P. Bloch, invitati; P. Herman e P. Stanzione assistenti.
- Professori emeriti: P. O'Connel e P. Chiettini.
- Tre professori o officiales ammalati: P. Amore, P. Chmiel, P. Salvador.
5) Qualcuno è tornato in Provincia: P. Glinka in Argentina, P. Alaimo in Sicilia come segretario provinciale. Fra Alfonso Baru-chelli a Trento dopo circa 50 di servizio a S. Antonio.
6) Queste partenze e queste malattie hanno messo in grave difficoltà il servizio della biblioteca. Attualmente, viene svolto soltanto da quattro persone stabili. Nonostante ciò il bibliotecario, P. Diego Guidarini ha trovato il tempo per contare tutti i volumi attualmente in dotazione: sono 148.000 circa.
2. Ecco i dati riguardanti gli studenti: 1) Durante l'anno 1980-81, vi sono stati: dottorati 9, lauree 6, licenze 24, baccalaureati 43, diplomi 95.
Qui sono compresi i diplomi dati negli studi affiliati, nella scuola « Regina Apostolorum » e al corso tenuto all'Istituto delle Suore Pastorelle, della famiglia di D. Alberione.
2) Offro soltanto il quadro degli iscritti per l'anno acc. 1981-1982: ordinari 168, fuori corso 52, straordinari 86, uditori 92, studenti studi affiliati 243, scuole aggregate 91: totale 732.
3. Due cenni per concludere: siamo ancora in attesa dei nuovi Statuti. La S.C. per l'Educazione Cattolica intende creare una certa omogeneità almeno tra gli Atenei Pontifici romani.
Un ringraziamento vivissimo al P. Campion Murray per la sensibilità e la costanza con la quale segue tutte le vicende del nostro Ateneo.
Prima di dare la parola al P. Luka Modric, ho il dovere di presentare il P. Alfonso Pompei dei Confratelli Conventuali, Preside della Facoltà di Teologia S. Bonaventura in Roma. Ho chiesto a ui di tenere questa prolusione almeno per tre motivi:
- perché la sua presenza esprime la stima reciproca e la volontà di una sempre maggiore intesa tra l'Antonianum e il Seraficum, oltre che tra le nostre persone;
- per celebrare il 750° anno della morte di S. Antonio con una prolusione che mettesse in evidenza il fatto che, essendo stato il primo maestro di teologia dei francescani, egli possa offrire qualche legame tra la scuola agostiniana e quella francescana;
- per la riconosciuta competenza del P. Pompei sia nella teologia in genere che in quella francescana in modo particolare.
Sono convinto, perciò, che la sua relazione sarà di grande utilità per tutti noi. Frattanto, vi ringrazio per l'attenzione, e lascio la parola al P. Luka Modric, Presidente della Commissione Scotista
2. Sintesi della relazione del P. Luka Modric sui lavori della Commissione Scotista
Nella sua relazione sui lavori in corso per l'edizione critica delle Opere di Giovanni Duns Scoto il P. Luka Modric, Presidente della Commissione Scotista, si è limitato a riferire soltanto sui punti più salienti della vasta preparazione del prossimo volume:
Prima di iniziare la nostra relazione sui lavori compiuti dalla Commissione durante questo ultimo anno accademico, vorrei chiarire una questione: in questi ultimi anni i soci della nostra Commissione si sono trovati sotto la continua pressione di questa domanda « quando avremo il prossimo volume? ».
La domanda è non soltanto legittima, ma anche molto interessante perché dimostra da una parte il sempre più crescente interesse per la dottrina del Dottore Sottile e dall'altra parte l'impazienza davanti ad una realtà che noi non siamo in grado di cambiare. Qui si tratta di due fatti molto chiari: primo, la complessa questione di ogni edizione critica moderna che richiede la soluzione di molti problemi in un vasto campo di ricerche; secondo, le difficili caratteristiche di due opere di Scoto, VOrdinatio e la Lectura, che la nostra Commissione attualmente sta esaminando. Difatti Scoto non ha potuto terminare queste opere a causa della morte prematura; non ha potuto quindi imporsi al pubblico con la propria autorità esponendo interamente la sua dottrina.
Inoltre questi due commenti non ci sono pervenuti in un'autografo, ma nelle diverse trascrizioni. La dottrina così trasmessa ha dovuto attraversare un lungo periodo di tempo durante il quale mancava ogni spirito critico. Di conseguenza le opere di Scoto sono state esposte a pericolosi mutamenti. Se a questo si aggiunge un altro fatto, la « sottigliezza » del pensiero di Scoto che esigeva numerose spiegazioni, e nello stesso tempo il costume dei diversi redattori di cambiare le parole ed interi testi per adattare tutto ai propri gusti, allora si può comprendere in quale stato di confusione ci sono pervenuti i manoscritti delle opere di G. Duns Scoto.
Il lavoro dunque è difficile e lungo perché si tratta non solo di rendere chiaro il testo di Scoto con i criteri della critica testuale, ma anche di dimostrare con argomenti appropriati perché il testo è stato restituito proprio in tale modo.
E' alla luce di questa realtà che bisogna giudicare le nostre ricerche e risultati finora ottenuti.
Detto questo passiamo ad indicare a che punto si trova la preparazione del prossimo volume. Noi parliamo delle distinzioni del secondo libro della Lectura, in concreto del volume XVIII. Notiamo che a causa della vastità del materiale che stiamo preparando in questo volume saranno pubblicate soltanto le prime 6 distinzioni, mentre le altre, 7-44, rimangono per il volume XIX.
Per quanto riguarda la stampa del volume XVIII vorrei brevemente ricordare come si è svolta la preparazione del materiale. Prima di tutto è stato perfezionato un vasto materiale studiato negli anni precedenti. Quando noi parliamo del perfezionamento, bisogna ricordare che un materiale prima di essere pubblicato ha bisogno di una solida maturazione. In questo senso bisogna comprendere il seguente fatto: quando viene preparato il materiale per un volume, le soluzioni da noi fatte ci appaiono giuste. Ma più tardi, quando ricontrolliamo il risultato delle nostre ricerche, nel complesso di una intera distinzione, ci si accorge che talvolta diversi punti non soddisfano più. Quindi bisogna compiere un nuovo studio. Questo modo di procedere è stato seguito per tutti i volumi finora pubblicati.
Si tratta soprattutto delle Fonti, cioè delle autorità che Scoto cita. E' successo naturalmente anche nella preparazione di questo volume che nel controllo abbiamo constatato che alcuni testi citati nelle Fonti offrivano piuttosto delle perplessità, e quindi è stato necessario compiere nuove ricerche per dare al testo critico una citazione sicura.
Altrettanto bisogna dire anche dei Testimonia, cioè delle citazioni e spiegazioni che noi abbiamo fatto per chiarire diversi luoghi difficili del testo critico. Per certi testi di Scoto si dovevano dare spiegazioni o citazioni, per facilitare ai lettori la comprensione del testo. Quel che a noi era chiaro durante le nostre ricerche, agli altri può essere sembrato oscuro, e quindi si sono dovuti fare nuovi studi anche in questo settore.
Inoltre si è dovuto perfezionare diversi testi citati dalle antiche edizioni. Queste talvolta sono oscure, quindi bisogna chiarirle attraverso uno studio.
Per tutti questi ritocchi, in apparenza piccoli, ma in realtà importantissimi, sono state necessarie molte energie e tempo.
Quanto alla stampa stessa, bisogna notare che essa è incominciata alla fine del mese di giugno dell'anno scorso. Adesso siamo in grado di comunicare che il testo crìtico di tutte le 6 distinzioni è stampato. Man mano che questo materiale veniva tipograficamente composto si procedeva ai piccoli ritocchi, di carattere tecnico, nelle Fonti e nei Testimonia, quindi si mandava in tipografia anche questo materiale. Inoltre secondo il testo critico stampato abbiamo elaborato anche l'apparato delle varianti delle prime tre distinzioni. Dato che i manoscritti offrono molte lezioni difficili si è dovuto procedere non solo con cautela, ma anche studiare nuovamente diverse parole trasmesse in maniera sospettosa. E siccome dall'altra parte la nostra edizione esige in questo settore molte e rigide regole, è comprensibile che anche questo lavoro abbia richiesto una particolare pazienza e molto tempo. Possiamo comunicare che anche questo materiale è stampato.
Quando tutto il materiale stampato sarà stato rivisto e corretto, sarà dato ordine alla tipografia Poliglotta Vaticana di procedere all'impaginazione. Dipenderà dalla maestria dei tipografi l'appropriata sistemazione dei quattro testi. La nostra richiesta è la seguente: ogni parte dell'apparato critico dovrebbe stare sotto il suo testo corrispondente, e quindi nessuna sua parte dev'essere trasferita alla pagina seguente.
Come si può constatare il volume diciottesimo si avvicina alla sua pubblicazione. Quando questo di fatto avverrà è impossibile prevederlo con esattezza, perché nel lavoro, come nella vita in genere, succedono fatti imprevidibili che sono in grado di capovolgere anche i piani ben calcolati.
3. Sintesi della prolusione del P. Alfonso Pompei, OFM.Conv.
Data la precisione dell'argomento della presente prolusione, l'oratore preferisce evitare un accostamento sistematico dei contenuti dottrinali dei Sermones antoniani alle note tesi dottrinali tradizionalmente dette « francescano-agostiniane » (del resto, diversi studiosi si sono già occupati di tale accostamento).
Partendo dall'opinione abbastanza diffusa, secondo cui l'agostini-smo è primariamente un certo spirito, un certo atteggiamento e modo di fare teologia, la prolusione illustra in primo luogo questo spirito teologico agostinista, quale era presente negli ambienti canonicali, nei quali S. Antonio fu educato e che egli illustra, in qualche modo, nei suoi Sermones: uno spirito che, seguendo la tendenza dei moderni storici a delineare e caratterizzare varie correnti dottrinali, potrebbe anche dirsi spirito « pre-francescano ». A questo proposito, si mettono dunque in risalto gli ideali spirituali della teologia agostinista coltivata nei monasteri, in una certa contrapposizione allo spirito della teologia dei « dialettici » e poi degli « scolastici ».
Nella seconda parte, pertanto, si indaga sullo spirito francescano, che si esprime nella teologia dei francescani, e si nota un non indifferente parallelismo tra lo spirito dell'agostinismo e le note caratteristiche dello spirito di San Francesco, che si manifestano nella teologia della scuola minoritica medievale: la libertà, l'umiltà, il primato dell'amore. Appare così che lo spirito della teologia francescana si esprime in primo luogo in una sintesi dello spirito agostinista e dello spirito comunicato da San Francesco ai suoi figli.
Infine, nella terza parte, vengono sottolineati i rapporti di Antonio con la nascita e con l'ulteriore sviluppo della teologia francescana sino ai tempi di G.D. Scoto: l'insegnamento agostinista di Antonio diede allo spirito francescano la possibilità di riconsiderare se stesso e tutta la propria esperienza evangelica in una visione, che ne sintetizzasse i vari momenti e ne coordinasse le dimensioni contemplative e apostoliche.
4. Indirizzo del Ministro Generale
Un secolo fa, esattamente il 4 luglio 1881, il Definitorio Generale dell'Ordine dei Frati Minori decise la costruzione di una nuova casa in Roma, nella quale, dopo la soppressione statale dei precedenti istituti, fosse possibile formare i giovani religiosi francescani. L'Anto-niano fu concepito e realizzato in tempi difficili. Quando le leggi eversive avevano causato in tutti gli istituti religiosi una grave crisi di vocazioni in tutta Europa.
Ad un secolo di distanza l'Ordine sta uscendo da una nuova crisi vocazionale, causata non più da leggi persecutorie, ma dalla evoluzione sociale ed ecclesiale. Perciò l'Ordine ha convocato il Consiglio Plenario per studiare la risposta ai problemi attuali della formazione a livello mondiale. Scopo di questo Consiglio è di esaminare la formazione che l'Ordine offre ai giovani frati e quella che viene continuamente impartita nei programmi di formazione permanente. Questa formazione è fondata sull'immagine che abbiamo di noi stessi e sull'ideale che vogliamo proporre ai giovani, per il futuro della nostra fraternità. Pertanto dobbiamo continuamente cercare una più completa e concreta espressione della nostra vita francescana, approfondendone la comprensione, ma anche condividendo le condizioni di vita della gente, al cui servizio siamo chiamati. Non saremmo fedeli alla nostra vocazione se ci estraniassimo dalle realtà sociali, politiche, economiche, culturali e religiose del nostro tempo. E' perciò necessario capire i segni dei tempi, affrontare le realtà del mondo, per poterlo trasformare secondo i valori evangelici e francescani. In una parola siamo chiamati a mediare il Vangelo e la cultura del nostro tempo.
Da un secolo l'Antoniano ha compiuto questo sforzo di mediazione culturale, così come ha svolto il compito di condividere con le nuove generazioni di frati i valori della specifica visione francescana, espressi nella nostra filosofia e teologia. Le quali sono ispirate dalla profonda riverenza e dall'urgente senso di responsabilità che Francesco sentì verso tutta la creazione, quale opera di Dio ed espressione del suo amore.
Il Consiglio Plenario si trova oggi di fronte al problema di come sia possibile continuare e migliorare questo sforzo di mediazione culturale e questa necessità di formare le nuove leve di francescani nella tradizione dell'Ordine per preparare adeguatamente: missionari, catechisti, predicatori apostolici, formatori, ecc.
L'Ateneo Antoniano è stato uno strumento valido a questo fine, lo dimostra il secolo trascorso, ma esso necessita oggi di un riesame, di un rinnovamento, che, bisogna riconoscere, è già stato lodevolmente iniziato. Ne sono esempi la creazione degli istituti, che rispondono evidentemente ad una sentita esigenza, come dimostra il numero degli iscritti. Altrettanto si può dire dei vari studi affiliati e scuole aggregate, a cui l'Ateneo fornisce « status » giuridico.
Esistono tuttavia altri problemi di cui voi siete ben consapevoli. Proprio per poter esaminare approfonditamente questi problemi il Governo Centrale dell'Ordine ha invitato il Padre Cardaropoli, Rettore dell'Ateneo a partecipare al Consiglio Plenario in qualità di esperto.
Spero vivamente che queste giornate di lavoro e di studio possano indicare anche la via di soluzioni valide, attuali e positive per l'evoluzione ed il rinnovamento dell'Ateneo.
Da parte del Definitorio Generale e mia personale desidero assicurarvi del profondo interesse, che nutriamo per i problemi dell'Ateneo.
Desidero cogliere questa occasione per esprimere la mia riconoscenza e gratitudine al Padre Rettore, a tutti i professori ed ufficiali, che generosamente si prodigano a servizio di questo Ateneo.
A tutti gli studenti i miei più cordiali auguri di buon lavoro.