Nell'Aula Magna del Pontificio Ateneo « Antonianum » è stata celebrata l'apertura dell'VIII centenario della nascita di S. Francesco (1282-1982), programmata dalla Commissione nominata dalla Conferenza delle Famiglie Francescane. Questo primo convegno di studi su « Francesco d'Assisi nella storia: secoli XIII-XV » si è svolto nei giorni 29 settembre-2 ottobre 1981.
Il solenne atto ha avuto luogo nell'Aula Magna « Maria Assunta », alla presenza di numerose autorità civili e religiose, tra gli altri, S. Em.za il Card. Ferdinando Antonelli, il Ministro per i beni culturali, on. Signorello, i Ministri Generali delle Famiglie Francescane, molte Madri Generali degli Istituti Francescani, la Presidente del Consiglio Internazionale OFS.
Il Presidente di turno dei Ministri Generali, il Rev.mo P. Vitale Bonmarco, OFMConv., ha dato il benvenuto ai convegnisti, ricordando l'importanza della ricerca storica francescana e d'attualità del messaggio di S. Francesco d'Assisi, il quale « come sole raggiante rifulge tuttora nel tempio di Dio ».
Il Rettore Magnifico dell'Antonianum, P. Gerardo Cardaropoli, ha illustrato le tematiche del Convegno, soffermandosi sui punti più qualificanti e di maggior rilievo. Il prof. Giovanni Testori ha tenuto la prolusione: « S. Francesco e l'agonia del mondo ».
Il P. Gerardo Cardaropoli esordisce dicendo che « inaugurare questo centenario a Roma significa voler cogliere e presentare in globalità la persona e la missione di Francesco, nel quale il rapporto tra Assisi e Roma è tanto stretto da essere inscindibile. Infatti, se Assisi è la sua patria naturale, Roma è la sua patria ispirazionale, non tanto perché vi riceva l'approvazione della sua vocazione, quanto piuttosto nella prospettiva della sua missione. E' da Roma, infatti, che Francesco e i suoi primi compagni ricevono dal grande Innocenzo III la missione di immettere nel tessuto della Chiesa e del mondo le perenni e vivificanti energie evangeliche ». Il Rettore Magnifico riporta poi la testimonianza di Giacomo da Vitry, il quale si dichiara « consolato » dalla visione di « frati minori e sorelle minori », che godono di grande considerazione presso il Papa e i Cardinali, distinguendosi per una vita evangelica « secondo la forma della Chiesa primitiva, della quale è scritto: "la moltitudine dei credenti era un cuor solo e un'anima sola" » (F.F., 2205, 2206). Introduce quindi il primo convegno internazionale di studi « Francesco d'Assisi nella storia », che si propone di « scoprire i molti lineamenti della persona di Francesco, le immagini che di lui sono state delineate e costruite dai suoi seguaci ed ammiratori non soltanto sulla tela, nel legno o nel marmo, ma nella loro stessa vita e nelle loro persone ». Ogni secolo propone una sua immagine di Francesco e « quasi ogni ambiente che esprime una particolare cultura, ha costruito il suo San Francesco o il suo Francesco », perciò « gli organizzatori del convegno hanno voluto battere la via della descrizione. Hanno tentato, cioè, di presentare, quasi come in una galleria, il volto di Francesco come emerge dai molti tentativi fatti attraverso i secoli ». Data l'ampiezza e vastità del tema non è stato possibile trattare il Francesco della letteratura e dell'arte classica ufficiale, mentre si è potuto indugiare nella ricerca di « un Francesco minore »: cioè il Francesco delle biografie meno conosciute, il « Francesco delle prediche » quello della vita dei frati delle suore e dei terziari e della devozione popolare. « E' stato fatto il tentativo di presentare il Francesco di paesi e culture che non fossero l'Italia o il Centro Europa ». Egli accenna alle difficoltà di « individuare il volto di Francesco attraverso i secoli ». « Durante queste sedute accademiche e scientifiche, studiosi di prestigio, di fama internazionale e provenienti da diverse nazioni, presenteranno tante « tele », raffiguranti un volto sempre diverso di questo misterioso personaggio ». « Anche noi, uomini di questo scorcio di millennio, come frate Masseo da Marignano — ha detto infine il Rettore — andiamo incontro a Francesco e, non più "proverbiando", ma stimolati dal bisogno di penetrare il suo mistero gli andiamo chiedendo: "Perché a te, perché a te, perché a te tutto il mondo viene dietro e ogni persona desidera vederti, udirti e ubbidirti?" ». « Non è facile dare una risposta. Ma non è possibile sottrarsi alla domanda». Il centenario che stiamo inaugurando avrà senso, se riusciremo a « balbettare » una risposta soddisfacente. « Un abbozzo di risposta ci verrà data questa sera dal prof. Giovanni Testori. Altre risposte verranno e tutti noi siamo impegnati a essere portatori di speranza e costruttori di fraternità ».
2. Prolusione del prof. Giovanni Testori
Il prof. Giovanni Testori ha tenuto la prolusione, sviluppando il tema: « S. Francesco e l'agonia del mondo ». Da profondo conoscitore della cultura mondiale, l'oratore ha presentato l'esperienza di Francesco d'Assisi come un'esperienza di incarnazione del messaggio evangelico, che apre all'umanità una via di speranza. Francesco ha scoperto la forza liberatrice della povertà, che lo configura a Gesù Cristo. L'esperienza di Francesco si compie in quel luogo « amaro», che in lui diviene, come già dopo l'incontro con il lebbroso, « dolcezza ». Un processo di liberazione, che si chiama salvezza in Gesù Cristo, ma anche trasfigurazione poetica nello stile dei Fioretti.
« Gli atti della vita di Francesco, i suoi "fioretti" — ha detto Te-stori —, non sono in nessun modo riducibili a una catena di simboli. Essi contengono in sé proprio nella loro creaturalità, e, se si vuole, vegetalità di "fiori", una carica che li fa essere atti continui, atti perpetui e perpetuabili; dunque veri e propri "exempla". Ora quegli atti, quegli "exempla", più che per essere decifrati, ci vengono davanti come gesti, e, in totale, come vita da seguire, da imitare ».
« Si torna, insomma, alla fecondità della Parola, che, come genera i figli così genera il tempo; il presente; e, nel presente, il presente successivo; cioè, il futuro; in cui il passato, non solo resta tutto coinvolto, ma, il che più conta, conserva tutto il suo valore di movimento da e verso l'eterno ».
« Il significato reale e la reale potenza del "Cantico delle Creature" — ha detto ancora Testori — sta proprio in questa affermazione attraverso la "lauda", dello sviluppo in atto perenne che vige dentro la creazione; sviluppo in cui, con la santa naturalezza di chi sa che santo è l'impeto connesso a tale sviluppo, entra anche la morte: che, di fatto, v'è chiamata "sora nostra corporale". Il punto focale di irradiazione della vita risorta è proprio il Corpo e il Sangue di Cristo, come ricorda l'oratore, citando la lettera di Francesco al Capitolo Generale e a tutti i Frati » (cfr. F.F., 217).
« Lo stato agonico del mondo e della creazione, quello che Francesco chiamò "amaro" è certamente il dato ineliminabile di partenza; tanto ineliminabile che la "ricostruzione" del mondo attraverso l'esclusivismo e il mitologismo "sociale" ha come proprio fine il superamento; o, non riuscendovi, la proposta della totale dimenticanza. Ma è proprio per dar senso all' "amaro", per dar senso all'agonia, che Francesco addita l'insidia in tali sovracostruzioni e il loro fatale disattendere alle richieste di non-agonia, di non-amarezza, insomma di speranza e di felicità, che formano il sangue dell'uomo, del mondo e della creazione; anche per ciò che concerne le istanze e i problemi della conoscenza. Istanze e problemi che Francesco, con la sua enorme capacità ellittica risolve nell'abbandono al Dio della Verità, al Dio della Sapienza che è, in primissima e ultimissima istanza, il Dio della Carità. La virtù di cui vivrà l'universo, una volta che la storia si sarà tutta estinta, è, per l'appunto, lei, la carità. Verità e sapienza vi risulteranno comprese perché sciolte da ogni bisogno dimostrativo in quella dimostrazione assoluta dell'essere cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito, che è, per l'appunto, la Carità. Francesco non negò nulla di quelle pulsioni, di questi bisogni e di quelle necessità; sarebbe stato contro la sua fondamentale concretezza. Soltanto ci avvisa; e, in proprio, scelse o si fece scegliere dalla soluzione estrema; che proprio perché tale, si portò così vicino a quella dimostrazione assoluta dell'essere, da risolvere, in un'ellisse-abbraccio le agonie relative al bisogno, alle pulsioni e alle necessità del conoscere e del sapere ».
L'oratore applicando l'esperienza di S. Francesco alla realtà agonica del mondo, dove l'uomo è « vittima della mitologia sociale » e « reso oggetto e non più persona », conclude riproponendo la speranza che nasce dal messaggio evangelico ed invita a « rendere più estremo il dovere di ogni uomo d'abbracciarsi alla realtà creata »... « sapendo che solo dentro la realtà abita il segno a noi visibile della Verità ».
3. Continuazione dei lavori del Convegno al Seraphicum
Il convegno di studio ha continuato il suo programma, con la partecipazione di vari esperti di storia francescana, nell'Aula Magna della Pontificia Facoltà S. Bonaventura, al « Seraphicum », fino al 2 ottobre.
I relatori hanno presentato una immagine di S. Francesco, filtrata dalle diverse visioni e concezioni della storia dei secoli XIII-XV, componendo insieme i vari elementi, in una sintesi pluralistica e complementare. La convergenza di visione ha portato a formulare la proposta di unificare tutti gli studi francescani in una ricerca organica e concentrica, secondo i medesimi criteri e per il raggiungimento dei medesimi scopi.
Una, sia pur breve, presentazione dei titoli e dei contenuti delle relazioni svolte dagli specialisti, può dare il senso e la reale dimensione dell'apporto scientifico dato dal convegno.
La prof. Edith Pasztor, dell'Università di Roma, nella sua relazione, « Le fonti biografiche di S. Francesco », ha rilevato che esistono delle fonti orali e delle fonti scritte, alle quali fanno riferimento i diversi autori, che colorano le notizie, inserendole in contesti talvolta diversi. Alla luce di tali considerazioni emerge l'importanza della Vita Seconda di Tommaso da Celano, nella quale confluìscono, armonizzandosi in una visione organica, le diverse fonti sia orali che scritte.
Nelle successive presentazioni di S. Francesco, nota il prof. Theo-phile Desbonnets di Parigi, nella conferenza « Il S. Francesco della comunità, dalle origini al Concilio di Vienna », si nota un'eclissarsi della sua immagine, sia nella vita comune dei frati che nelle norme legislative. Anche nei sermoni la sua immagine viene relegata nel nimbo della luce di Dio, senza che possa efficacemente influire sulla vita e sulle scelte quotidiane dei frati.
Più suggestiva appare la presenza di S. Francesco nella iconografia, specialmente nelle « pale d'altare », come ha illustrato il prof. Henk van Os, dell'Università di Groninga in Olanda, nel suo studio « The earliest altarpieces of St. Francis ». E' il Francesco che i frati amavano e presentavano al popolo, dapprima solitario nel nimbo irraggiungibile della gloria divina e nella luce folgorante delle stimmate. In seguito il quadro si arricchisce di particolari biografici della vita del santo, specialmente dei miracoli compiuti per sua intercessione.
Il prof. Lorenzo Di Fonzo, della Facoltà Teologica S. Bonaventura, afferma, parlando della « Immagine di S. Francesco negli scritti degli Spirituali », che l'attenzione è rivolta agli aspetti ascetici della sua vita e al criterio della « conformazione a Cristo ». Tale conformità viene giustificata con citazioni bibliche, talvolta accomodate, e con la teologia dei Padri, specialmente Cappadoci, nella mediazione del Clareno; e infine dalle visioni apocalittiche di Gioacchino da Fiore. Si vede così un Francesco « Angelo del Sesto Sigillo » e un « Francesco risorto glorioso », che appare per rinnovare la Chiesa.
Al « S. Francesco della Comunità » richiama il prof. Giovanni Edoardi, della Facoltà Teologica S. Bonaventura, esaminando alcune presentazioni ufficiali come i « Catalogi Sanctorum », i « Catalogi Mi-nistrorum Generalium », le Cronache e il Commento a Dante di Giovanni Bertoldo da Serravalle. Francesco è presentato come il «Santo », come il « Ministro Generale » o — nel « De cognatione S. Fran-cisci » di Arnoldo di Serrani — come l'immagine « conforme » a Gesù Cristo.
Il prof. Nimmo Duncan, dell'Università di York in Inghilterra, ha trattato « St. Francis within the Observance », riscontrando una doppia corrente, quella italiana, facente capo a S. Bernardino da Siena, nella quale predomina il Francesco stimmatizzato, quella di Oltr'Alpe più rigida e legata per lo più all'osservanza del Testamento di S. Francesco, che sfocerà nella Osservanza Cappuccina.
Tommaso da Eccleston con la sua Cronaca viene presentato dal prof. Maurice Sheehan della « St. Bonaventure University » N.Y., « St. Francis in the Chronicle of Eccleston ». L'immagine di Francesco risulta vigorosa e rigida, secondo l'austerità dell'Osservanza inglese.
L'analisi della presenza di Francesco tra i Maestri dell'Università di Parigi è stata fatta dal prof. Jacques-Guy Bougerol dell'Anto-nianum, che ha trattato « S. Francesco nei primi predicatori universitari ». Il relatore ha rilevato l'immediato interesse suscitato da Francesco negli ambienti intellettuali parigini, specialmente nella categoria più interessata all'attività economica, che lo riconosce subito come suo patrono. I Maestri domenicani lo venerano come « secondo Padre ». Gli intellettuali francescani, particolarmente Giovanni de la Rochelle, S. Bonaventura, Matteo a"Acquasparta, vedono S. Francesco come « altro Cristo ». Per tutti Francesco appare il vero « Apostolo dei tempi nuovi ».
Il P. Mariano da Alatri, Preside dell'Istituto Storico dei Padri Cappuccini a Roma, ha illustrato « l'immagine di S. Francesco nel "Liber conformitatum" di Bartolomeo da Pisa. S. Francesco viene presentato come perfetto imitatore di Cristo e degli Apostoli, esemplare di tutti i frati, specialmente per il suo amore alla Chiesa.
Il P. Engelbert Grau, la cui conferenza è stata letta dal prof. Lu-chesius Spatling dell'Antonianum, ha parlato sul tema « Das Bild des heiligen Franziskus im Orden der heiligen Klara », rilevando che la presenza del Fondatore, dapprima vivacissima, si affievolisce fin quasi ad eclissarsi, per venire riscoperta dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il P. Pierre Peano, del Collegio dei Padri Editori di Quaracchi (di Grottaferrata), commenta l'apparizione di S. Francesco al Capitolo provinciale di Arles: « Saint Francois au Chapitre d'Arles », verso la fine del 1226. S. Francesco, che appare benedicente, è un incoraggiamento per i frati e una conferma della predicazione di S. Antonio.
Il prof. Jacques Paul di Brignoles (Francia) ha preso in esame il trattato dei miracoli di Tommaso da Celano: « L'image de saint Francois dans le traité des miracles de Thomas de Celano ». E' il Santo dei devoti, che si estende a tutti i ceti sociali e a tutte le aree geografiche, facendo di S. Francesco un fratello di tutti gli uomini.
Il P. Servus Gieben, dell'Istituto Storico dei Padri Cappuccini a Roma, « S. Francesco nell'arte popolare » rileva che nell'arte popolare medievale non vi sono molte tracce specifiche di pellegrini in Assisi ad eccezione di una matrice trecentesca per coniare medaglioni. Tuttavia sono numerosi i riferimenti in miniature, sigilli o altri oggetti. Nel Quattrocento si hanno pure le prime stampe devozionali. Francesco appare stimmatizzato e per lo più raffigurato come « alter Christus ».
P. Bartomeu Pastor Oliver, presentando « l'immagine di S. Francesco nel movimento terziario », nota che è difficile ricavarne una immagine caratteristica, benché alcune terziarie abbiano posto qualche accento, ad esempio sulla penitenza e la povertà, come la B. Angela da Foligno e S. Margherita da Cortona.
Il direttore di « Archivum Franscanum Historicum », P. Clément Schmitt, « La place de saint Francois dans la prédication allemande des XIII-XV6 siècles » analizza alcune raccolte di panegirici dei principali oratori francescani e non francescani di Germania, Austria e Svizzera. Francesco viene paragonato spesso ai grandi personaggi biblici del Vecchio Testamento, come Enoch, Abramo, Mosé, David, e del Nuovo Testamento, come S. Paolo.
L'influsso di S. Francesco nella penisola Iberica viene illustrato dal P. Isidoro Agudo dell'Istituto Storico dei Padri Cappuccini a Roma, « S. Francesco nella penisola Iberica ». L'immagine di S. Francesco in Spagna è stata diffusa dai suoi primi compagni, a partire dal 1219. In seguito l'immagine venne verificata dagli Scritti e dalle biografie del Santo, con l'accentuazione dei miracoli avvenuti in Spagna, cosicché il popolo dimenticò la provenienza italiana del Santo e lo considerò come un figlio del popolo iberico.
Il prof. Atanasio Matanic dell'Antonianum, « S. Francesco nei paesi slavi del sud », tratta dell'origine del francescanesimo in Jugoslavia e particolarmente in Croazia, facendo risalire ì primi insediamenti dei frati al 1219. Sull'origine della « Provincia Teutoniae » l'Autore propende per il 1227-1232. La presenza dei frati in quei luoghi fu molto benefica, come testimonia la Bolla Pontificia « Sperabamus quod » del 1235.
Il prof. Qelestino Napiórkorwski, dell'Università di Lublino in Polonia, « St. Francois dans les pays slaves, les regions du nord », nota che i primi ad accogliere S. Francesco e ad entrare nell'Ordine furono i ricchi, poi il movimento francescano si diffuse tra il popolo. I francescani dimostrarono grande universalità di vedute e coltivarono fin dai primi tempi le relazioni con gli Ortodossi e gli Ebrei, mentre furono molto avversati dagli Ussiti.
Il prof. Raul Manselli, dell'Università di Roma, conclude la prima parte del convegno, svoltasi a Roma, mettendo in evidenza l'ampiezza dei temi trattati e la competenza scientifica dei relatori. Ponendosi, infine la domanda cruciale: « Chi è S. Francesco? », l'illustre studioso del francescanesimo risponde con un'immagine: « E' una pietra preziosa con tante sfaccettature e innumerevoli luci. Le varie immagini di S. Francesco sono riflessi di quell'unica misteriosa luce che è l'uomo e il Santo, Francesco ».
La seconda fase del convegno di studi su « Francesco d'Assisi nella storia» avrà luogo nei giorni 14-17 settembre 1982 e tratterà di « S. Francesco, visto a partire dall'anno 1517 in poi ».