Van Asseldonk Optatus ,
Recensione: FERNANDO URIBE ESCOBAR, OFM, Strutture e specificitā della vita religiosa secondo la regola di S. Benedetto e gli opuscoli di S. Francesco d'Assisi ,
in
Antonianum, 55/3 (1980) p. 515-517
.
Questa tesi di laurea è stata preparata sotto la guida eminente del compianto P. C. Esser, professore all'Istituto francescano di spiritualità all'Antonianum di Roma. L'autore mostra di essere pienamente entrato nel sicuro metodo critico del suo esperto maestro. In modo che lo studio diventa un omaggio postumo ai meriti straordinari del promotore di tanti studi francescani sugli scritti di Francesco.
L'autore intende offrire un contributo agli studi comparativi tra be-nedettinismo e francescanesimo, esclusivamente dal punto di vista della vita religiosa, così come appare nei progetti iniziali di entrambi i movimenti (p. 16). Intende studiare dunque le corrispondenti strutture, intese come elementi dinamici di carattere esterno e spirituale che sostengono e animano la forma di vita proposta nelle Regole. Contenuto in questi limiti « strutturali » della vita religiosa, lo studio però rivela una complessità di problemi assai vasta. In una prima parte viene esposto il significato della vita religiosa secondo la regola di S. Benedetto, cioè sia presa in se stessa, sia presa nelle sue strutture esterne e spirituali, come i diversi compiti delle persone, l'Abate, etc, gli orari e i lavori dei monaci, le virtù principali, concludendo infine con gli elementi specifici della concezione benedettina sulla vita religiosa. Con buon metodo critico l'autore spiega la Regola di S. Benedetto secondo i migliori studiosi, in specie benedettini, in materia. E benché le prove non sempre sembrano convincenti, l'oggettività dell'autore resta sempre solida.
Nella seconda parte si tratta del significato della vita religiosa secondo gli opuscoli di S. Francesco. In questo campo l'autore mostra la sua competenza speciale, sicura e personale, usando i criteri severi del metodo critico adatto a lavori del genere. Dopo aver parlato del significato della stessa Regola francescana, spiega le strutture esterne e spirituali della vita religiosa francescana, con gli elementi specifici di essa. Tra i temi trattati ricordiamo i superiori-ministri, i capitoli, la predicazione, la vita fraterna in minorità, la penitenza, l'obbedienza.
In un ultimo capitolo (9) si fa il confronto tra entrambi i concetti di vita religiosa. Accanto alla differenza riguardo la vita in povertà (da noi anche in comune) e in apostolato itinerante, colpisce particolarmente l'aspetto più giuridico-gerarchico-verticale della convivenza benedettina, mentre quello della vita francescana si rivela più « spirituale »-fraterno-orizzontale. L'autore l'esprime in modo caratteristico così: « Il concetto benedettino di carità fraterna è più centrato sul concetto dell'unità e dell'ordine interno della comunità, mentre l'impostazione francescana mette più l'accento sulla reciprocità e la spontaneità... Alla peculiare concezione dell'autorità benedettina corrisponde un'obbedienza più verticale e con poche alternative per il suddito; l'obbedienza francescana è più orizzontale e con più possibilità di dialogo » (p. 362).
In questi e in altri punti comparativi si vede in fondo il diverso concetto di Dio e di Cristo che differenzia la spiritualità francescana e quella benedettina, ambedue forme ormai classiche dell'unica spiritualità cristiana. Una tale comparazione in profondità fa meglio vedere la specificità nelle molteplici forme delle vocazioni religiose e aiuta molto per farle vivere in sincerità secondo la propria identità, come esige il Concilio Vaticano II. Infine, sorprende di nuovo da questo studio comparativo la speciale ricchezza delle fonti francescane, di cui disponiamo in abbondanza per « provare » in modo convincente le nostre tesi, mentre quelle benedettine si riducono in grande parte alla sola Regola di S. Benedetto, non senza il pericolo maggiore di far dire a questa Regola forse più che un'analisi severa e critica permetta.
|