Weijenborg Reinhold ,
Recensione: VITTORIO SUBILIA, Tu sei Pietro. L'enigma del fondamento biblico del papato,
in
Antonianum, 55/3 (1980) p. 522-523
.
Il presente opuscolo consta di 12 capitoli. Nel capitolo introduttivo FA., professore della Facoltà Valdese di Teologia a Roma, rigetta certe opinioni sul fondamento biblico del primato papale correnti negli ambienti cattolico, ortodosso, luterano e ecumenico. Nei seguenti quattro capitoli esamina il testo principale comunemente addotto in relazione al primato papale, cioè Ut 16,13-23. Poi nei capitoli 6-11 paragona questo testo con altri del Vecchio e Nuovo Testamento, e con certa letteratura rabbinica, apocrifa e gnostica. Negli « spunti conclusivi » dell'opuscolo l'A. dichiara che il « Tu sei Pietro », confrontato con la « simultanea presenza scopertamente critica e polemica del Tu sei Paolo, del Tu sei Giovanni, del Tu sei Giacomo, del Tu sei Tommaso », viene superato, con questi altri « Tu sei », dal messaggio unitario del N.T. che « soltanto Cristo, non i vari Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo, Tommaso, è la pietra che tutto sostiene» (p. 63). Secondo l'A. «il termine di chiavi, nel senso usato da Mt. 16:19, non ha riscontri nel Nuovo Testamento, per cui nessun altro passo può aiutare alla sua comprensione » (p. 67). Intenderlo come « l'incarico dato a Pietro » di reggere e di insegnare, e di giudicare i fedeli secondo la loro obbedienza o meno alla sua guida e ai suoi insegnamenti, comporterebbe « un ritorno dell'Evangelo della grazia e della libertà alla disciplina farisaica della Legge» (p. 68). Siccome l'A. non può negare che Mt. 16,18-19 è stato scritto con un tale intento, conclude l'opuscolo con l'asserzione che questi versi contengono « un elemento non solo marginale, ma estraneo al messaggio dell'Evangelo e alla fede che lo confessa. Volerne dar a tutti i costi una spiegazione evangelicamente fondata è artificioso » (p. 71).
C'è un equivoco in quest'opuscolo. Di fatto, l'Evangelo che nega ogni autorità gerarchica nella Chiesa, usato dall'A. per decidere sull'accettabilità o meno delle parole divine, non è quello che gli Apostoli hanno predicato fin dalle origini del cristianesimo, ma quel seicentesco di Lutero. In virtù di quest'ultimo vangelo l'A. respinge come estranei alla rivelazione seicentesca la parola di Gesù rivolta a Pietro in Mt. 16,17-19, non solo come parola detta storicamente da Gesù, ma perfino come parola di Dio trasmessaci nella Sacra Scrittura come assolutamente impegnativa.
Inoltre c'è un'« ignorantia elenchi » in questo libello. L'A. suppone sbagliatamente che il primato papale, per essere riconosciuto, debba essere trovato esplicitamente nella S. Scrittura. Non capisce che l'adesione alla rivelazione, autorevolmente proposta dalla Chiesa cattolica romana, oltre ad essere di grazia divina, si fa in base a molteplici considerazioni, delle quali una è che una tale adesione non venga esclusa esplicitamente da Ut. 16,13-23, ma vi s'adatti piuttosto bene.
Poi è penoso che l'A. non si dà la minima pena di esaminare se i cattolici romani, guidati dall'autorità del Papa e dei Vescovi, di fatto non vivano in modo esemplare il Vangelo della grazia e della libertà, benché per amore di Dio e per umiltà accettino volentieri di essere guidati dai Vescovi posti dallo Spirito Santo su loro e credano nell'importanza salutare delle opere buone, preparate da Dio per loro, affinché in queste camminino (cf. Ef. 2,10).
Infine l'A. fa parecchie ipotesi poco storiche, ma troppo romanzesche non solo su un primato di apparizione dato alla Maddalena (p. 45; ipotesi questa che potrebbe spiegare la concessione del contributo finanziario ottenuta dalla Federazione Femminile Valdese per la pubblicazione del presente opuscolo), ma anche su certi contrasti tra Pietro e gli altri apostoli, inventati piuttosto da certi autori tardivi di scritti apocrifi e gnostici che attestati dal NT (p. 39-62).
Con tutto ciò il presente libello, davvero utile per conoscere i sentimenti poco amichevoli di certi circoli valdesi riguardo alla Chiesa cattolica, è quasi inutile per uno scambio proficuo di pensieri fraterni tra Valdesi e Cattolici, e ciò nonostante la predicazione quotidiana del Vangelo di Cristo fatta dal Papa attuale da San Pietro via Piazza Cavour fino ai termini della terra.
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