Mercatali Andrea ,
Recensione: NGUYEN VAN SI, Conception de l'éducation chez Karl Marx et Antonio Gramsci. Essai de confrontation et de critique,
in
Antonianum, 55/4 (1980) p. 746-749
.
L'A., sacerdote francescano di nazionalitá vietnamita, ha compiuto i suoi studi universitari presso il Pontificio Ateneo Antonianum, dove, nel 3979, ha conseguito la laurea in filosofia con specializzazione psicopedagogica. Il presente volume, con lievi modifiche, contiene la sua tesi dottorale. Si tratta di una ricerca sulla condizione dell'uomo, dell'educazione e delle istituzioni educative in Karl Marx e Antonio Gramsci, seguita da un saggio di confronto e di critica della dottrina esposta. Adduce come ragioni che l'hanno condotto a questo studio sopra tutto le seguenti: un certo oscurantismo da parte dell'Occidente nei confronti del sistema educativo dei paesi comunisti in generale e dei paesi dell'Est in particolare, dovuta, fra l'altro, a un dogmatismo ideologico che impedisce di riconoscere che esistono dei valori nel modo di pensare e di comportarsi dell'uomo socialista e comunista; l'estensione di questo regime a più di un terzo del mondo, e negli altri paesi vi sono uomini che aderiscono al marxismo e lottano per il suo regno; di conseguenza, il rifiuto a priori di un confronto di idee con il marxismo non è un atteggiamento accettabile, se si vuole restare dentro la storia. Penso però che il motivo più profondo e personale della sua ricerca sia dovuto al fatto che gli anni di studio universitario hanno coinciso con il dramma del paese dell'A., il Sud Vietnam, passato appunto sotto il regime comunista (il libro porta la dedica « A mes parents » i quali hanno conosciuto il comunismo dalla fondazione del partito comunista vietnamita fino ad oggi).
L'A. intende offrire un aiuto per una conoscenza più oggettiva e realistica della concezione marxista dell'uomo e dell'educazione praticata, più o meno fedelmente, in mezzo mondo; per uscire da un certo dogmatismo ideologico e da un certo pragmatismo del sistema educativo occidentale ed offrire alcuni criteri per una critica più spassionata dello tesso. Il lavoro è diviso in tre parti: le prime due, di carattere nettamente alitico ed esplicativo, hanno la stessa struttura: sono dedicate rispettivamente alla concezione educativa di Marx e di Gramsci.
L'A. per quanto riguarda la concezione dell'uomo mette in evidenza 'influsso che sia Marx che Gramsci hanno ricevuto dalle correnti filosofe e politiche del loro tempo e i contributi ad esse offerti dagli stessi; ecisa e chiarisce il pensiero dei due sull'uomo storico e concreto e l'uomo come dovrebbe essere attraverso un apposito processo di forzione.
La terza parte, più personale e interessante, ha un carattere prevatemente sintetico e critico: vengono sottolineate la continuità e l'evoluzione del pensiero di Gramsci nei confronti di quello di Marx. Mi sembra che gli aspetti di convergenza fra i due maggiormente evidenziati dall'A. siano i seguenti: il comune punto di partenza: l'uomo storico e la sua formazione; e il comune punto di arrivo: l'uomo completo; la fede nell'uomo e le sue capacità di trasformarsi e trasformare la società; questa trasformazione si attua con una rivoluzione cosciente e progressiva che s'inizia con la presa di coscienza di classe e delle attuali condizioni; l'educazione non può essere umana senza essere integrale e in essa il lavoro ha un posto speciale.
Questi, invece, i principali punti di divergenza: partono da due contesti socio-culturali diversi: Gramsci ha centrato il problema dell'uomo nel contesto della società italiana; ha cercato di risolvere il problema della soprastruttura, lasciato senza risposta da Marx-Engels; ha spiegato il processo di formazione della società e dell'uomo in termini di organicità e non più in termini di contrasti ed è per questo che nel pensiero di Gramsci l'immagine dell'intellettuale-dirigente s'impone più che in quello di Marx; il pensiero pedagogico di Gramsci risulta più esteso e preciso: per es. la formazione dell'intellettuale, l'organizzazione scolastica, la necessità dell'impegno e dello sforzo, ecc.
Il valore e l'importanza della concezione dell'educazione in Marx e Gramsci sono indicati dall'A. nella concezione unitaria dell'uomo: « blocco organico » di elementi soggettivi e oggettivi, di passività e di attività, di necessità e di libertà; un tutto dialettico, dinamico, aperto al mondo, vero essere sociale nel quale l'azione forma la sua personalità e trasforma il mondo. Le caratteristiche della pedagogia marxista sono riassunte in questi punti: il relativismo nell'azione; l'armonia organica dei contrasti; l'impegno e l'orientamento; una pedagogia del lavoro; una pedagogia concepita in termini di rapporti; l'importanza della metodologia (pp. 183-187). L'attenzione scrupolosa dell'A. e, vorrei dire, la simpatia con la quale s'accosta al tema trattato, non gli impediscono di individuarne i limiti: la soluzione del problema della soprastruttura e quindi anche della dimensione religiosa dell'uomo, non è soddisfacente. Sì domanda fra l'altro se un'educazione che ha come fine l'uomo integrale ma trascura o combatte la dimensione religiosa possa chiamarsi un'educazione veramente integrale; inoltre viene rilevata una certa esagerazione nel ruolo « profetico » del proletariato; infine poiché il « politico » è posto continuamente in primo piano, la vita umana, e quindi la formazione stessa dell'uomo, sembrano dominate dalla politica; di conseguenza, c'è il rischio di una politicizzazione totale dell'educazione, che non ne sarebbe che la serva.
Per quanto concerne la bibliografia, la serietà e il rigore scientifico sono indicati dal fatto che I'A. ricorre direttamente alle fonti. Non penso che egli abbia avuto il tempo e la pazienza di leggere tutti i 42 volumi fino ad ora stampati di Marx, né tutti gli articoli scritti da Gramsci; ma è certo che egli conosce ed ha presenti le opere e gli scritti più significativi e importanti. Per quanto concerne Gramsci l'A. non ha potuto utilizzare l'edizione critica, appena uscita e non terminata, ma l'edizione classica (ma arbitraria) di Einaudi, utilizzata fino ad oggi da quasi tutti gli autori.
Sono convinto che lo studio di Nguyen Van Si dia un valido contributo alla ricerca pedagogica, oggi più preoccupata e divisa di fronte ai rapidi e profondi cambiamenti che investono l'umanità intera, e venga incontro, di fatto, alla soluzione di quei problemi segnalati come motivazioni della presente ricerca; sono d'accordo nell'auspicare una pedagogia fondata su uno spirito di tolleranza, aperto e onesto, e condivido l'idea che l'educazione debba tendere costantemente e con ogni sforzo al miglioramento. Quanto alla conclusione dell'A. che « in questa prospettiva pluralista e positiva, se la pedagogia marxista nonostante le sue lacune ci porti per il nostro compito educativo alcune soluzioni alle esigenze dell'uomo della nostra società, meriti già per questo la nostra considerazione », mi domando fino a che punto possa spingersi questa « considerazione », poiché dall'insieme della ricerca non appare sufficientemente definito.
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