Pesce Pier Giuseppe ,
Recensione: RAHNER K., Tolerancia. Lìbertad. Manipulación,
in
Antonianum, 54/1 (1979) p. 140-141
.
Il volume contiene, tradotti dall'originale tedesco, tre scritti dell'illustre teologo: la tolleranza nella chiesa; libertà e manipolazione nella chiesa e nello stato; sguardo retrospettivo al concilio.
Nel primo scritto il Rahner si propone di individuare un criterio metodologico per una soluzione teologicamente corretta dei tanti conflitti dottrinali e disciplinari che attualmente agitano la chiesa e mettono spesso teologi e fedeli in contrasto con i pastori. A tale scopo egli ritiene utile il ricorso al concetto di « tolleranza », anche se non si nasconde che si tratta di un concetto ambiguo (per le vicissitudini storiche cui richiama) e comunque non trasferibile sic et simpliciter dall'ambito della società civile (cui tradizionalmente si riferisce) a quella ecclesiale. Sul presupposto che i conflitti ecclesiali sono almeno in parte inevitabili e che, comunque, vanno vissuti e possibilmente risolti in maniera « cristiana » e in armonia con alcune esigenze umane oggi maggiormente avvertite, il Rahner si dilunga a illustrare il suo assunto centrale, che può essere indicato così: fatti salvi i punti capitali e definitivi della fede, da ambedue le parti in conflitto si deve procedere sulla via del rispetto della libertà altrui e della responsabilità propria.
Il secondo scritto affronta il tema della manipolazione da un punto di vista strettamente teologico, cercando una risposta a questo interrogativo: come valutare questa evenienza di fronte ai diritti e alle esigenze della libertà personale? L'autore premette alcune precisazioni teologiche sul concetto stesso di libertà e di manipolazione: quanto al primo, viene rilevata (tra il resto) l'importanza di una effettiva libertà sul piano sociale sia perché essa è necessaria al pieno sviluppo delle esigenze religiose insite nella persona e sia perché essa pure è una componente del messaggio evangelico di « liberazione » totale dell'uomo; quanto al secondo, viene chiarito che per manipolazione si deve intendere non ogni limitazione della libertà altrui (perché un certo limite è inerente alla stessa « finitezza » della persona collocata nel tempo e nello spazio), ma quella che proviene da un atto libero altrui senza il previo consenso dell'interessato. Anche ammessa in linea di principio una certa « neutralità » dell'intervento manipolatore (che può essere operato nel bene o nel male) e pur riconoscendo che di fatto entro certi limiti esso è inevitabile, rimane pur sempre vero che oggi esiste in misura sempre più ampia (e sotto molteplici forme) una manipolazione moralmente negativa: e ciò non solo nel « mondo », ma anche nella « chiesa ». Di qui, il dovere del cristiano di impegnarsi per portare avanti il processo di « liberazione » opponendosi a ogni indebita forma di manipolazione umana.
Il terzo scritto non intende certo fare un bilancio esauriente di questi oltre dieci anni postconciliari. Scopo principale dell'autore è mettere in evidenza la netta svolta che il Concilio ha impresso alla chiesa ponendo fine alla cosiddetta « era piana », cioè al concetto di chiesa che si era andato progressivamente stabilizzando negli ultimi secoli.
Come suo solito, il Rahner sviluppa il suo discorso seguendo una linea di pensiero molto personale, esponendo rilievi interessanti e aprendo prospettive suggestive, anche se non tutti si sentiranno di condividere fino in fondo gli uni e le altre.
Personalmente, per fare solo un cenno, non riusciamo a liberarci dall'impressione di una certa « unilateralità » di alcuni suoi giudizi, come quando per es. contrappone così nettamente tra loro la chiesa pre e post conciliare, o come quando muove ripetutamente i suoi aspri rimproveri ai responsabili della chiesa (con speciale riferimento a Roma). Ciò sia detto con tutto il rispetto, ma anche con la stessa franchezza con cui l'illustre teologo esprime le proprie convinzioni.
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