Mariani Eliodoro ,
Recensione: SCAPIN P., Dio c'č? Chi č?, ,
in
Antonianum, 54/1 (1979) p. 148-149
.
L'A., professore di Etica sociale nel Pontificio Ateneo « Antonianum » e nella Facoltà Teologica « Seraphicum » di Roma intende offrire in questo suo ultimo volume « elementi di riflessione » e tracciare un itinerario affinché colui che si pone il problema di Dio possa affrontarlo nella maniera più corretta, coglierne il senso vero e trovarne una soluzione ragionevolmente motivata » (p. 15). Il compito è ugualmente impegnativo anche entro questi limiti, voluti ma continuamente superati perché FA. non è riuscito a trattenersi entro i limiti della semplice divulgazione (basti pensare al cap. 5, Come pensano Dio i filosofi, ventiquattro pagine per ventidue filosofi così... diversi) né d'altronde ha ritenuto di doversi lanciare nella problematica corrente suggerita dall'analitica del linguaggio religioso che avrebbe comportato qualcosa di più che le due citazioni di Carnap e Wittgenstein (p. 124). Il metodo seguito nel porre le basi della ricerca e nello sviluppo del tema è solo apparentemente antropologico, come farebbe credere il capitolo III Esperienza umana. In realtà la descrizione dell'esperienza è gnoseologica, e corrisponde ai gradi maritai-niani del sapere: esperienza prescientifica, esperienza scientifica, esperienza filosofica. E quindi si ha una giustificazione del discorso metafisico, che l'A. ripercorre per mezzo delle « cinque » vie (sotto il nome abbreviante della mediazione cosmologica, pp. 156-160) e della prova antropologica. La chiarezza dello schema non è l'ultimo pregio del lavoro di p. Scapin; forse la sua utilità maggiore è nella risposta alle difficoltà provenienti dal campo avverso, cioè del rifiuto. E ciò perché la debolezza delle motivazioni del rifiuto è già una prova del valore dell'affermazione.
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