Herman Z.I. ,
Recensione: A. WIKENHAUSER - J. SCHMID, Introducción al Nuevo Testamento ,
in
Antonianum, 54/2-3 (1979) p. 535-536
.
All'editrice Herder va il merito di aver curato la versione castellana della prestigiosa Introduzione di Wikenhauser-Schmid. Questa traduzione è basata sulla sesta edizione originale tedesca, completamente rielaborata nel 1973 da J. Schmid, noto esegeta di Monaco. La prima edizione di questa ormai classica opera dell'esegesi cattolica, risale ancora al 1953 ed ha in seguito avuto cinque ristampe più o meno aggiornate, di cui l'ultma del 1963. Dato lo sviluppo sempre più crescente della ricerca neotestamentaria, urgeva dal 70 in poi un'altra edizione. J. Schmid ha accettato la difficile eredità dopo la scomparsa di Wikenhauser. All'amico W. Pesch ha confidato in un'occasione di aver letto più di 7000 tra libri e articoli per poter preparare la nuova Introduzione.
Al lavoro è stata lasciata la fisionomia esteriore, cioè la divisione in tre capitoli: il canone del NT, il testo, la discussione sugli scritti particolari. Quanto al carattere generale di questa rielaborazione dell'opera di Wikenhauser, non si trattava solo di aggiornare la bibliografia e di accennare qua e là i risultati nuovi della scienza neotestamentaria. Da parte sua, J. Schmid ha aggiunto un paragrafo del tutto nuovo sulla lingua del NT (pp. 290-312) e ha preso inoltre alcune posizioni che al Wikenhauser, per molte ragioni, non erano ancora possibili: alle lettere pastorali e alla lettera agli Ebrei è negata decisamente la paternità paolina; Ef, Col e 2 Ts sono anche difficilmente attribuibili all'apostolo delle genti, 1 e 2 Pt non sarebbero di Pietro, la lettera di Giacomo non può essere attribuita al fratello del Signore. D'altra parte, il vangelo dì Giovanni e le tre lettere di Gv sarebbero il lavoro di uno stesso autore, mentre si suppone che l'Apocalisse sia stata composta da un anonimo profeta giudeocristiano, differente dall'autore di Gv e 1-3 Gv. Per quel che concerne poi la lettera agli Ebrei, Schmid ne accetta, a differenza di non pochi esegeti protestanti, la struttura letteraria proposta a suo tempo da A. Vanhoye (cf. pp. 813 ss.). Per poter capire alcune di queste prese di posizione sarà utile la lettura dell'esposizione dello Schmid sul problema dello pseudo-nimato (pp. 805-810).
Scrivere una introduzione al NT che includa tutte le sfumature della ricerca in corso e ne dia una sintesi adeguata, è sicuramente un lavoro audace. L'opera dello Schmid ha conseguito, però, un ottimo risultato. Il rigore critico, la precisione nella discussione, l'argomentazione fondata ascrivono a questa Introduzione un carattere di competenza che si riscontra in pochi tentativi di tal genere. La sua « concorrente » protestante, quella di Kummel, ha in più solo il pregio di essere più aggiornata, perché in pochi anni ha avuto diverse edizioni (l'ultima, la diciottesima è del 1976). Il destino delle introduzoni è infatti di andare pari passo con la ricerca, e di subire molti ritocchi in un periodo di tempo relativamente corto. Questa esigenza si risente già anche per quanto riguarda l'opera dello Schmid (ci meraviglia che la traduzione castellana dopo cinque anni rifletta gli stessi errori di stampa dell'originale tedesco riguardo a nomi stranieri, nonostante le avvertenze di alcuni recensori di prima ora). Per la prossima edizione di questa Introduzione, che sicuramente non mancherà, l'autore dovrà tener conto in modo speciale delle lunghe osservazioni critiche rivoltegli da J. Kosnetter, Die neutestamentliche Einlei-tungswissenschaft nach dem Ronzii Kritische Erwàgungen zu dem Stan-dardwerk von A. Wikenhauser - J. Schmid, in Rei Wiss Kult 24 (1974) 103-168.
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