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Recensione: BARBERO F., Maestri di nessuno. Cristiani di base contro ogni presunzione magisteriale

 
 
 
Foto Pesce Pier Giuseppe , Recensione: BARBERO F., Maestri di nessuno. Cristiani di base contro ogni presunzione magisteriale, in Antonianum, 54/4 (1979) p. 752 .

Libri come questo, se non destano più molta sorpresa (perché ormai costituiscono come un « genere letterario » nell'attuale convulso clima ecclesiale), si leggono sempre con sofferta pena e con crescente preoccu­pazione: infatti, documentano con triste eloquenza la distanza sempre più grande che separa certe sedicenti « comunità di base » dalla cosiddetta chiesa « ufficiale ».

Intendiamoci: non si vuole negare che una parte delle osservazioni espresse o delle critiche avanzate siano accettabili, perché effettivamente si riferiscono a verità oggettive o a realtà di fatto. Ciò che non persuade, anzi appare inaccettabile, è soprattutto l'impostazione ecclesiologica che fa da sfondo un po' a tutto il discorso: una ecclesiologia che risente molto dei princìpi che ispirano la dottrina « evangelica » valdese (sul piano teo­logico) e la « lotta di classe » marxista (sul piano sociale), ma che di « cattolico » conserva ben poco. Per farsene un'idea, basta leggere ad es. i due capitoli che formano la terza parte del libro: pluralismo e unità; comunità e riappropriazione (pp. 85-102).

Di fronte a mentalità del genere, non possiamo esimerci da due amare constatazioni. Una, riguarda l'autore: pur volendo salvare la buona fede (nessuno pretende giudicare le intenzioni altrui), va denunciata senza mezzi termini la leggerezza presuntuosa (che trova un pari solo nell'ironica acrimonia) con cui pretende di liquidare in poche battute verità di fede saldamente fondate nella bibbia e nella tradizione (quale, appunto, è il magistero). Una, riguarda il libro: diffondendo idee o storture del genere non si lavora « per » la chiesa di Cristo, ma « contro » di essa perché non rispettandone la natura e le funzioni non si può realizzarne neppure le finalità.